Circonvenzione d’incapace: è l’articolo 64 del codice penale e recita così: “Chiunque, per procurare a sé o ad altri un profitto, abusando dei bisogni, delle passioni o della inesperienza di una persona minore, ovvero abusando dello stato d’infermità o deficienza psichica di una persona, anche se non interdetta o inabilitata, la induce a compiere un atto che importi qualsiasi effetto giuridico per lei o per altri dannoso, è punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da duecentosei euro a duemilasessantacinque euro”.
Di fronte alle richieste che da ieri, in mezza Italia, stanno fioccando agli sportelli dei Caf e dei Centri per l’impiego da parte di cittadini convinti che la vittoria dei 5 Stelle alle elezioni renda vigente e automatica la promessa più rilevante del loro programma, l’evocazione dell’articolo del codice che punisce il reato di circonvenzione di incapace è automatica.
Il “profitto” che i 5 Stelle, ma anche Forza Italia e la Lega e, sia pure un filino meno, lo stesso Pd, hanno perseguito al voto del 4 marzo era quello di vincere le elezioni. L’abuso dei bisogni e dell’inesperienza è costituito dall’aver osato — questi partiti — fare promesse economiche inattuabili all’elettorato. L’atto dannoso è stato quello di esprimere un voto inattuabile che conduce appunto alla dannosa impasse politica che si sta delineando.
Che la gente comune consideri fatto il governo dei 5 Stelle e quindi fatto anche il provvedimento promesso da Di Maio, la dice lunghissima. Quella dei cittadini non è malafede, è ignoranza. L’aver proposto misure come quella, che l’Europa non ci approverà mai, ignoranza certo non è.
In realtà, le promesse dei grillini hanno superato la più sfrenata fantasia elettorale. Abbiamo riso e ci siamo anche un po’ scandalizzati tutti di fronte al dialogo tra il governatore della Campania Vincenzo De Luca e il suo supporter Franco Alfieri, sindaco di Agropoli, sulla frittura di pesce da offrire agli elettori in piazza. Altro che frittura, con il reddito di cittadinanza si promettono oltre 1500 euro al mese a milioni di italiani, con un costo minimo per l’erario di 19 miliardi che nessun ha veramente idea di dove andare a prendere. Quando il famoso comandante Achille Lauro, sindaco di Napoli e capo della destra al Sud, offriva ai napoletani una scarpa nuova prima del voto e solo dopo il voto, a vittoria conseguita, gli consegnava anche l’altra, faceva solo una prova generale. Se lui regalava scarpe, i grillini regalano il “total look”. E anche gli 80 euro al mese di Renzi sembrano una mancetta rispetto all’importo ben più alto dell’altra promessa.
Vien da pensare che soprattutto al Sud e nelle zone più povere il voto sia sempre voto di scambio. Uno scambio mediato e indiretto, senza dubbio, ma chiarissimo: vota me che ti conviene, vota me che ti do i soldi dello Stato.
Un discreto schifo.