Da un lato, c’è un certo tempo prima che l’Italia venga danneggiata sul piano economico da una percezione di ingovernabilità. Dall’altro, nei mercati sta aumentando l’incertezza per motivi tecnici, per esempio la sensazione che il lungo periodo di espansione globale stia per terminare, e geopolitici, in particolare la guerra dei dazi tra America e Cina. I dati degli ultimi anni mostrano che nei momenti di incertezza, dove tipicamente il mercato prende una posizione di avversione al rischio, l’Italia è il sistema economico più penalizzato. Ciò avviene perché il debito pubblico è troppo elevato in relazione alla crescita e ciò crea una valutazione di insostenibilità del primo.



Se la crescita trainata dall’esterno continuasse, allora il mercato investirebbe in Italia anche attratto dal fatto che i prezzi di azioni, imprese, immobili, ecc., sono bassi perché depressi dalla grave e non ancora risolta recessione solo italiana 2011-2014 causata da un eccesso di rigore. Ma se aumentassero i dubbi sulla stabilità globale, allora il mercato alzerebbe il rischio Italia. Se poi vedesse che non c’è un governo o che c’è un governo debole, allora scapperebbe dall’Italia interrompendone la ripresa. Per inciso, nel 2011 è successa una cosa simile: la debolezza del governo è stata una concausa della profezia di insolvenza – tecnicamente ingiustificata – del debito in una situazione dove l’Ue non sosteneva, anzi, e il mercato globale temeva una ricaduta nella crisi. Ora Ue e Bce sosterranno, ma la seconda potrà garantire di meno il debito italiano da settembre in poi e la prima è divisa.



L’export italiano potrebbe venir danneggiato da un’escalation della guerra commerciale tra America e Cina e dalla pressione della prima contro la Russia nonché dalla divergenza tra Ue e America stessa. In questo scenario servirebbe un governo italiano forte con due missioni principali: a) ridurre il debito e aumentare la crescita interna per aumentare la solidità economica reale e percepita della nazione; b) svolgere un ruolo attivo nell’Ue per orientarla verso una ri-convergenza con l’America e una limitazione del conflitto di questa con Cina e Russia, cosa che la conduzione franco-tedesca, frastornata, non sta gestendo bene, creando un rischio enorme per l’Italia.



È difficile capire se i partiti abbiano o meno gli strumenti per analizzare questi scenari, ma certamente il Quirinale li ha. Pertanto sarebbe sorprendente se non imponesse una soluzione rapida e di governo forte per evitare un danno alla nazione.

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