Il buon senso si fa strada, a dispetto del contesto. La proroga di sei mesi decisa ieri dal governo uscente per la scadenza della vendita di Alitalia è per molte ragioni una decisione di buon senso, anche se non è stata davvero dettata da esso, ma dalla forza maggiore. Già: la forza maggiore è stata che un governo superato dal voto non se l’è sentita – giustamente – di prendere una decisione che avrebbe inciso su eventi di molto successivi alla propria scadenza. Il buon senso convince a dire che gli effetti che la buona gestione commissariale sta avendo sull’Alitalia sono già stati tali, e potrebbero esserlo ancora di più, da cambiare la natura stessa della procedura di vendita, trasformandola da una specie di asta giudiziaria, come pareva destinata a essere all’inizio dell’attuale fase, in una gara vera e propria.
Se all’inizio del commissariamento il cartello immaginario che lo Stato italiano avrebbe potuto affiggere sulla procedura di vendita dell’Alitalia era: “Prezzi stracciati, si liquida tutto per cessata attività”, oggi sarebbe: “Compagnia aerea vendesi al miglior offerente, ottima opportunità, buone condizioni”. Tra altri sei mesi potrebbe essere ancora: “Solo per oggi, click-day per l’affare dell’anno!”. Ma, semplificazioni a parte, dietro questa nuova chance che lo Stato ha “dovuto” riconoscere all’Alitalia e che il buon senso elogia, c’è davvero una prospettiva nuova.
Cerchiamo di spiegarci. L’aerotrasporto è un settore complicatissimo e interconnesso. Non accade quasi nulla per caso. Ogni compagnia aerea deve impegnarsi a fondo e rispettare molte compatibilità per ottenere le rotte, che sono una risorsa scarsa: non è che chiunque voglia istituire una rotta da Roma a Singapore possa deciderlo e farlo, pronti via, senza chiedere il permesso. Deve chiederne mille, di permessi. E se non è credibile non li ottiene. Ebbene: una compagnia come l’Alitalia parte svantaggiata in ogni mossa che fa, dentro un contesto simile. Perché è commissariata, cioè è figlia di nessuno, è in cerca di padrone, è una randagia.
Dunque, se in queste condizioni e con simili premesse – aggravate dal fatto che finanziariamente vive grazie a un prestito, ma non ha i capitali propri che sarebbero necessari per lavorare al meglio – Alitalia riesce a funzionare bene, assai meglio che in passato, vuol dire che il nuovo vertice sa lavorare e che la compagnia ha grandi opportunità.
Che senso avrebbe avuto, o avrebbe domani, metterla in vendita come si pensava di fare ancora sei mesi fa, a pezzi, bocconi, a due lire pur di togliersi la grana dalla scrivania? Peggio ancora, che è poi il vero problema: ha ancora senso vendere Alitalia a pezzi? Le rotte a Tizio, gli aerei a Caio, i servizi generali a Sempronio? Entro il 10 aprile, come prescritto i tre attuali pretendenti all’acquisto – cioè il colosso tedesco Lufthansa, la cordata Easy-Jet-Cerberus e la low cost Wizz Air – hanno depositato delle offerte d’acquisto nate vecchie, di cui si sa solo che nessuna prevederebbe di lasciare Alitalia del tutto integra nell’attuale perimetro e di gestirla così com’è. Sarà ancora logico prenderle in considerazioni così come sono oppure – sempre per buon senso – sarà molto meglio farle riformulare riaprendo formalmente i termini della procedura d’acquisto?
Ovviamente è tutto da rifare. Il tempo gioca a favore di Alitalia, se la gestione continuerà a essere valida industrialmente e se non ci sarà bisogno di ulteriori prestiti per l’ordinaria amministrazione. E non meravigliamoci se in giro, nel mondo aeronautico, non si sentono complimenti per quanto fatto finora dai commissari: “chi disprezza vuol comprare”, dice il proverbio. Ancora una volta, buon senso: se lo Stato crede nella possibilità che uno dei Paesi più belli del mondo, forse il più bello, e più globalizzati del mondo, cioè l’Italia, abbia una sua compagnia di bandiera che porti in giro nei cieli il nome e i colori del Paese giocando in squadra con tutti gli altri attori dell’economia e della società, ben vengano questi sei mesi di proroga e ben venga una soluzione di crescita e sviluppo della compagnia Alitalia nella sua interezza.