Primo. Attivare un partenariato tra privati che metta in connessione piccoli imprenditori italiani con aspiranti piccoli imprenditori di paesi in via di sviluppo per trasferire abilità e conoscenze dai primi ai secondi con l’obiettivo di sviluppare iniziative comuni e creare consenso. Secondo. Promuovere l’inserimento di giovani extracomunitari nelle imprese italiane all’interno di un piano d’inclusione che contribuisca a trasformare la pressione migratoria da problema in opportunità nel rispetto di precise linee guida per evitare possibili criticità con lavoratori italiani. Terzo. Orientare medi e grandi investimenti in Africa, magari attraverso l’emissione di green bond, in settori strategici come la trasformazione dei prodotti agricoli, l’uso razionale dell’acqua nei processi industriali, il risparmio nell’erogazione dell’energia elettrica.



Dal primo Forum sull’Economia Sostenibile organizzato da Confindustria e dalla Comunità di San Patrignano, due giorni di confronti e interventi con circa sessanta relatori provenienti da tutto il mondo, sono questi i filoni proposti per un approfondimento tra i tanti possibili. Sostenibilità e responsabilità sono le parole chiave dell’evento internazionale che attraverso il racconto dei tanti protagonisti – industriali, politici, accademici, ricercatori, intellettuali – ha indicato il percorso da seguire per stare nel tracciato dell’Agenda delle Nazioni Unite 2030.



La premessa, condivisa dai promotori Vincenzo Boccia e Letizia Moratti, è che l’aumento della ricchezza dovuto alla globalizzazione non ha premiato tutti allo stesso modo allargando la distanza tra ricchi e poveri e creando uno squilibrio che genera scontento. Il turbo-capitalismo che ha caratterizzato tanti degli ultimi anni e la successiva crisi internazionale che si abbattuta con maggiore o minore violenza su tutti i paesi avanzati hanno fatto perdere il senso di comunità e solidarietà che si è trasformato in abbandono e smarrimento. E invece nessuno dovrà essere lasciato indietro nella società che si prefigura e che da San Patrignano viene proposta come modello che l’Italia dovrebbe adottare anche per diventare un esempio virtuoso da seguire. Cooperare diventa un imperativo metodologico a tutti i livelli.



L’obiettivo è migliorare gli standard di vita per il maggior numero possibile di persone moltiplicando le possibilità di accesso alle opportunità, imparando a usare al meglio tutte le risorse, evitando sprechi e riequilibrando le fortune perché tutti possano aspirare al successo. In apparenza si tratta di una grande utopia e forse lo è per davvero. Ma senza la guida di un ideale largo e condiviso non si può sfuggire alla reazione degli ultimi che non avendo nulla da perdere hanno tutto l’interesse a rovesciare il tavolo mischiando le fiches che si sono accumulate.

Non è quindi per bontà d’animo (o non solo) che il mondo dev’essere guardato e progettato con altri occhi e altre mani, ma per preservare e aumentare il benessere generale senza perdere di vista i tanti casi particolari perché possa tornare quella voglia di futuro che oggi sembra mancare.