Il 27 aprile il presidente degli Stati Uniti Trump incontrerà Angela Merkel alla Casa Bianca. Tre giorni prima nello stesso luogo ci sarà l’incontro con Macron. Il giro di consultazioni con i “principali alleati degli Stati Uniti”, almeno secondo il Washington Post, avverrà a meno di due settimane dai bombardamenti in Siria e con le polemiche sui dazi ancora perfettamente attuali. Secondo un comunicato della Casa Bianca, i due leader lavoreranno per discutere di “un ampio insieme di sfide economiche e geopolitiche”. È un incontro chiave non solo per la Germania, ma per tutta l’Europa.
Per gli americani l’Europa è una questione di tedeschi e francesi e per inciso si certifica che l’Italia è scivolata in serie B. Non possiamo dimenticarci le dichiarazioni fatte da Trump a fine 2016 per cui dietro l’Europa si nascondeva sempre e solo la Germania. Le questioni economiche e geopolitiche nel caso delle relazione euro-atlantiche e in particolare tra Stati Uniti e Germania sono intrecciate e non si possono trattare separatamente. L’economia europea, via economia tedesca, si basa sulle esportazioni con la Germania che accumula surplus fiscali e commerciali rifiutandosi di investire e di condividere i benefici dell’Unione europea sia con il resto dei Paesi membri, sia con gli alleati americani. I successi commerciali della Germania sono frutto certamente di un’industria competitiva, ma anche, e in modo determinante, di un regime commerciale di favore con il partner americano e di un cambio artificialmente basso ottenuto grazie all’austerity, alla deflazione imposta al resto dell’eurozona e al non rispetto delle regole europee sui limiti ai surplus fiscali e commerciali. Se la Germania non avesse l’Europa oggi avrebbe un marco alle stelle e dovrebbe fare esattamente quello che fa la Svizzera che per tenere basso il suo cambio fa comprare da anni alla banca centrale asset esteri a tutto spiano.
Questo dato di fatto sull’economia euro-tedesca ha una controindicazione. Notava Wolfgang Münchau sul Financial Times appena qualche giorno fa che il modello economico europeo, ma noi diciamo tedesco, condanna il continente alla debolezza politica. Siccome l’Europa dipende dalle esportazioni e in ultima analisi da economie terze è in una posizione ricattabilissima. Sintetizza Münchau “quando hai bisogno del mondo più di quanto il mondo ha bisogno di te, sei debole”. L’Europa dipende dall’estero per la sua economia, con un surplus commerciale, per l’energia e, last but not least, per la difesa dato che la Germania non spende. La Germania è debole e ricattabile perché in caso di guerra commerciale sono dolori per tutti, ma la Germania e con lei sempre di più l’Europa non ha alternative perché è il modello economico scelto che è così. Una guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina non può non arrivare in Germania e la danneggia, “geopoliticamente”, molto più di quanto danneggi gli Stati Uniti.
Gli americani oggi convocano la Germania ed è davvero impossibile che il disappunto americano per la mancata partecipazione alla guerra in Siria non venga manifestato. Dal punto di vista americano il rimprovero suona più o meno così: abbiamo chiuso un occhio e tre quarti sulla vostra competizione scorretta con cambio svalutato e fatta, tra l’altro, mandando mezza Europa al massacro e voi in Siria non vi fate neanche vedere? E nemmeno comprate le nostre armi? L’alleato francese si presenta da Trump con i “conti” in riga e con i tweet che assicurano le prove sull’attacco chimico in Siria. Di fronte all’inasprirsi delle tensioni geopolitiche la debolezza politica europea, frutto anche del suo modello economico, è destinata a diventare sempre più evidente.
La Germania avrebbe potuto creare un’alternativa all’attuale modello investendo il suo surplus in Europa, ma in questo modo avrebbe rinunciato, almeno in parte, alla supremazia sul resto dei Paesi membri, in particolare quelli più deboli e quelli più pericolosi (come l’Italia). Rifiutandosi di comportarsi da leader e scegliendo di fare il padrone, convinta che la pace sarebbe durata all’infinito e che nessuno si sarebbe lamentato, la Germania oggi si condanna. Macron ha modo di riequilibrare i rapporti europei, a favore della Francia e a danno della Germania, presentandosi come alleato leale e fedele. La guerra in Siria e quella commerciale sono un’occasione per la Francia in chiave europea e per trovare una via d’uscita rispetto a un sistema economico molto peggiore di quello che si dice. La Germania per sue colpe si scopre molto più debole di quello che credeva e le conseguenze per l’Europa sono imponderabili. Ci si chiede come reagirà la Germania al tentativo di ingabbiarla in un ruolo geopolitico che non sente suo, data la freddezza verso un inasprimento delle relazioni con la Russia.
Nessuno si faccia ingannare da Macron a cui non interessa l’Europa, ma solo la Francia, come abbiamo imparato dalla crisi libica e dalla gestione dei migranti che arrivano dall’Italia. In Italia di questo non si parla e l’Italia di questo non parla e per questo dovremo prendere atto dell’esito degli incontri di settimana prossima condotti dai nostri principali “competitor” europei. Nessuno ha interesse che l’Italia intervenga con una posizione originale se non l’Italia. Appiattirsi su posizioni europeiste, a cui né Francia né Germania credono e per cui l’Europa si usa e basta, è un suicidio. Non si tratta nemmeno del solito dibattito tra europeisti e sovranisti. Dire sì all’Europa supinamente significa dire sì alla Germania e alla Francia, questo ormai dovrebbe essere chiaro.
In questa fase, oltretutto, si rende chiaro il fallimento del sogno europeo con un continente che per le sue divisioni, e non sarebbe potuto essere altrimenti visto il percorso di costruzione dell’Europa, non può che essere un vassallo. Ma allora perché dobbiamo fare i vassalli dei vassalli? È chiaro che non possiamo ambire al ruolo di signori, ma almeno potremmo aspirare a un ruolo migliore. La condizione necessaria però è riconoscere quello che è successo in Europa e cosa sta succedendo e abbracciare l’idea che alle istituzioni europee non crede nessuno e chi dice di crederci in realtà le vuole usare a proprio uso e consumo.
Il contrasto tra il discorso di Macron al Parlamento europeo e le azioni della Francia in Libia, in Siria e sul confine italiano in questo senso è davvero illuminante.