Quest’anno ricorre il decimo anniversario del crac della Banca d’affari americana Lehman Brothers che diede inizio alla crisi finanziaria coinvolgendo l’economia mondiale in una spirale recessiva con gravi conseguenze sociali in vari Paesi. Gli squilibri creati dalla cultura del capitalismo finanziario ancora continuano e determinano una pericolosa instabilità in tutto il sistema economico-sociale mondiale. Il Fondo monetario internazionale nei giorni scorsi ha quantificato l’enorme massa del debito privato e pubblico nel mondo in 164 mila miliardi con un incremento del 40% rispetto al 2007. 



La spinta irragionevole al debito ha prodotto in primo luogo la crisi delle banche e di conseguenza una crisi economica devastante soprattutto nei paesi particolarmente dipendenti dal credito bancario come l’Italia. Tale crisi dell’infrastruttura finanziaria è stata affrontata attraverso il ricorso all’indebitamento degli Stati e quindi dei contribuenti. Recentemente il Governatore della Banca d’Italia Visco ha stimato che il sostegno finanziario al mondo del credito attraverso l’indebitamento pubblico a fine 2017 era pari più a più del 5% del Pil in Europa e all’1,3% in Italia. 



Il nostro Paese ha infatti dovuto scontare il vincolo dato dal grande debito pubblico italiano pregresso e l’azione di sostegno è ricorsa solo parzialmente a un intervento diretto, privilegiando soprattutto la strada del sostegno indiretto con la controgaranzia diretta alle banche da parte del Medio Credito Centrale e con l’incentivazione ai percorsi di ristrutturazione interna del settore attraverso fusioni e accorpamenti di banche in crisi che stanno cambiando strutturalmente il quadro della infrastruttura finanziaria del nostro Paese. 

Tali processi, pur generando una serie di vantaggi nel breve periodo per gli incentivi e le premialità concesse, destano preoccupazione nel medio-lungo periodo in quanto avvengono in un contesto di generale arretratezza del settore. Se da una parte si osservano le positive innovazioni in corso nella gestione di qualche grande o piccola banca, nella maggioranza del settore sono evidenti una serie di criticità. Nel mondo produttivo più avanzato si osserva come la centralità data al cliente sia il punto base dell’organizzazione aziendale, in queste banche al contrario si vede prevalere la cultura della centralità delle procedure che si accompagna al deterioramento del sistema delle responsabilità nei confronti della clientela e al peggioramento della qualità del capitale umano interno rispetto agli standard medi avuti nei decenni scorsi. A tutto ciò si aggiunge un ritardo importante nelle applicazioni delle nuove tecnologie rispetto agli altri settori economici. 



Per avere un dato sintetico delle inefficienze interne del sistema bancario, i tempi di risposta a richieste della clientela sono in molti casi peggiori rispetto agli standard raggiunti dal settore pubblico, mentre Amazon è in grado di consegnare a domicilio quanto ordinato dal cliente il giorno prima. Gli sviluppi dimensionali dati dai processi di accorpamento in corso stanno amplificando queste criticità che non potranno essere risolte nel breve termine, in quanto gli effetti per esempio di una nuova politica del personale si vedranno negli anni e non a sei mesi. 

In questo contesto quali azioni rimangono a disposizione delle pmi? Innanzitutto occorre necessariamente privilegiare il rapporto con le realtà bancarie, sia esse piccole che grandi, che sono più pronte a seguire il cliente nel processo di costante innovazione che i mercati locali o internazionali stanno chiedendo a tutti i tipi di aziende. Poi occorre rendersi conto che il tempo della centralità della banca nella gestione finanziaria d’impresa è finito e occorre far crescere decisamente una nuova cultura interna per la pianificazione e gestione finanziaria che possa permettere di utilizzare tutti gli strumenti per il business navigator oggi a disposizione. 

Questa specifica sfida riguarda tutti, ma soprattutto le micro/piccole imprese che sono il segmento oggi più penalizzato dal sistema bancario che fa fatica a relazionarsi con tali soggetti per i sistema organizzativi adottati. Le classiche pmi che hanno interessanti potenzialità di sviluppo possono invece oggi anche utilizzare una serie di nuovi strumenti di finanza innovativa che si stanno sviluppando fortemente, come ad esempio i minibond, il crowfunding e il venture capital. Strumenti che possono drenare direttamente alle imprese una liquidità presente nel sistema e che può e deve essere intercettata per queste finalità di sviluppo delle pmi. 

È nato un nuovo mondo e sarà abitato nel futuro solo da quelle aziende, quei soggetti della finanza innovativa e quelle banche che accetteranno questa grande sfida al cambiamento.