Il Governo Gentiloni ha approvato il Def, lasciando aperta l’ipotesi di un aumento dell’Iva, che potrebbe portare anche a un aggravio superiore ai 1.300 euro l’anno per ogni famiglia italiana. L’esecutivo, del resto, ha inserito solamente i quadri macroeconomici tendenziali a politiche invariate, segnalando di fatto quelle che sono le previsioni di crescita del Pil, indicata per quest’anno nell’1,5%, e  soprattutto dei parametri di finanza pubblica su cui l’Europa è più attenta, ovvero il rapporto deficit/Pil e quello debito pubblico/Pil. Purtroppo, come effetto degli interventi a sostegno del sistema bancario, il primo aumenterà più del previsto. Il che renderà ancora più difficile farlo rientrare nei parametri concordati con l’Ue e di conseguenza evitare che scattino le clausole di salvaguardia per reperire, con un amento dell’Iva, le risorse necessarie a raggiungere il target di deficit/Pil.



DEF, STANGATA IVA DA EVITARE

C’è da dire che il Governo Gentiloni ha giustamente evitato di includere nel Def la parte relativa alle riforme che si intendono varare e i loro effetti sulla finanza pubblica. L’esecutivo, del resto, è dimissionario e attende solo di essere sostituito, occupandosi dei cosiddetti affari correnti di ordinaria amministrazione. Spetterà quindi al nuovo Governo decidere se e come disinnescare le clausole di salvaguardia per evitare l’aumento dei prezzi che colpirebbe tutti i cittadini. Certo è che dovendo mettere sul piatto più di 12 miliardi di euro, a tanto ammonta il costo per disinnescare le clausole solo per il 2019, sarà difficile avere altre risorse a disposizione per interventi di stimolo all’economia, taglio di tasse o lotta alla povertà.



DEF E LEGGE DI BILANCIO IN SALITA

Un bel rebus quindi quello che attende il nuovo Governo, anche perché l’Unione europea ha sì deciso di non chiedere una manovra correttiva per recuperare i 3,5 miliardi di euro che derivano dall’anno scorso, ma tutto fa pensare che deciderà semplicemente di inserire tale cifra nella Legge di bilancio autunnale. Dunque, saranno quasi 16 i miliardi che il nuovo esecutivo dovrà mettere sul piatto solamente per rispettare gli impegni presi ed evitare un aumento delle imposte. Chiunque si troverà a palazzo Chigi, quindi, dovrà iniziare il suo compito con una sfida importante ed è difficile immaginare che non voglia provare a evitare l’aumento dell’Iva, anche se questo potrebbe tradursi in tagli di spesa pubblica, compresa quella destinata al welfare.

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