In aprile gli Stati devono presentare all’Ue i progetti preliminari del bilancio 2019 corredati dai piani nazionali di riforma. L’aderenza agli standard di ordine contabile dell’Ue e dell’Eurozona, pur tecnicamente mal disegnati, soprattutto, perché non sono adattabili alle situazioni specifiche delle nazioni, è di fondamentale importanza per l’Italia perché segnala al mercato finanziario globale che il sistema europeo la difenderà contro destabilizzanti speculazioni al ribasso o fughe dei capitali a causa del suo enorme debito pubblico non ancora bilanciato da una crescita sufficiente. Pertanto, la convergenza con le regole europee non è “europeismo”, ma una scelta obbligata per moltiplicare la credibilità nazionale in una situazione dove questa non è al momento ottenibile per forza propria, appunto, a causa del debito eccessivo e dell’inefficienza del sistema economico.
Per esempio, un investitore estero metterà capitale sulla Borsa italiana, così come un’impresa assumerà lavoratori, se vedrà che l’Italia resterà stabile e sostenuta dall’eurosistema. La divergenza dagli standard europei, infatti, provocherebbe l’interruzione della ripresa in atto per crollo degli investimenti. Come potrà l’Italia senza maggioranza di governo, in una situazione dove il trovarla e formare un nuovo governo forse richiederà mesi?
Ci sono segni che i partiti, in particolare Lega e M5S, stanno cercando di formare “maggioranze tematiche”, cioè convergenze selettive su singole misure politiche pur mantenendo la divergenza di fondo: riduzione delle tasse, sostegni alle famiglie impoverite, pensioni che permettano la sopravvivenza, ecc. Ovviamente tali misure sono possibili solo se combinate con una riduzione e riallocazione della spesa pubblica per mantenere l’equilibrio di bilancio statale come definito dall’Articolo 81 della Costituzione, sotto la vigilanza del Quirinale che può rifiutare la firma di leggi che non lo rispettino.
In sintesi, c’è la possibilità di definire un progetto quadro di bilancio 2019 e di riforme nazionali votato dal Parlamento – in modo da impegnare il governo dimissionario – che rispetti le offerte, pur ricalibrate per scopi di compromesso, premiate dall’elettorato e che sia allo stesso tempo aderente ai requisiti europei. Tale soluzione sarebbe un buon rimedio, pur temporaneo, per evitare l’ingovernabilità e la conseguente crisi di fiducia sull’Italia fino a che la politica troverà una maggioranza stabile, sperabilmente entro giugno quando lo scenario europeo richiederà l’azione di un governo forte.