La borsa di Milano ieri ha mostrato in modo abbastanza netto un andamento peggiore rispetto a quello delle principali piazze europee. Anche sul lato spread e rendimento del decennale si è visto un movimento “anomalo” negli ultimi giorni. Più che le difficoltà a formare un governo si direbbe che è l’ipotesi specifica di governo che sembra non piacere ai mercati. Cosa non piaccia ai mercati è materia di dibattito.
L’Italia oggi è debole economicamente e politicamente. La debolezza economica è frutto di due crisi che hanno scavato cicatrici profonde nel tessuto economico e sociale e da cui l’Italia di certo non può risollevarsi in un contesto, giusto o sbagliato che sia, di perenne impossibilità a investire. L’Italia è la grande sconfitta del processo di unificazione europeo; non è questo il momento di discutere di colpe e meriti. L’Italia in questo momento è completamente ai margini delle maggiori relazioni internazionali. Quando si parla di relazioni atlantiche fa impressione l’assenza totale dell’Italia. L’Italia in sostanza è un animale debole e che sanguina in un mondo, quello dei mercati, di squali e in un continente di pescecani.
In questa fase far partire una certa “narrazione” sull’Italia, giusta o sbagliata che sia, è abbastanza facile e rischia di mettere in atto un circolo vizioso di cui si sa l’inizio ma non la fine. E in questo potenziale circolo vizioso fatto di fatti, pregiudizi, debolezza economica e politica e isolamento internazionale, si possono incrociare gli interessi degli investitori che vogliono solo fare un po’ di soldi speculando, degli stati di cui siamo concorrenti e di chi guarda con moltissimo interesse ai nostri ultimi gioielli statali, uno su tutti Eni, che per la nostra economia e per la nostra politica estera sono cruciali.
Nell’attuale fase le possibili narrazioni su cui i mercati si possono concentrare sono molteplici. L’Italia fino a sei mesi fa non era una candidata particolarmente quotata, ma oggi rischia di diventarlo e non è una questione di “deficit”; nessuno può in buona fede pensare che un decimo di punto di deficit in più o in meno possa cambiare la situazione o spostare gli equilibri. L’unica cosa che si sa per certo del programma del Movimento 5 stelle è il reddito di cittadinanza e una generica, ma contenuta, opposizione all’austerity. Su tutto il resto nessuno sa niente. Non essendoci un contenuto che non sia quello della “onestà”, qualsiasi opinione di qualsiasi soggetto sul mercato è legittima. Della Lega si sa che è un partito sovranista tacciato di “xenofobia” che ha nei confronti di Putin una posizione non allineata. Potremmo dire che, giusto o sbagliato che sia, è un sovranismo molto scomodo da difendere e problematico da perseguire in questa fase; siamo in una fase internazionale in cui sembra che equilibri che duravano da qualche decennio stiano per cambiare. Per esempio, sull’asse dei rapporti tra Stati Uniti e Europa o in Medio Oriente o nel confronto Russia-America. Come questo sovranismo possa convivere con un partito filo atlantico e senza alcun contenuto forte su partecipazioni statali, banche, ecc. è un mistero per noi e presumiamo anche per i mercati.
La percezione dei mercati, insomma, rischia di essere che l’Italia oggi sia un soggetto facile da attaccare ed eventualmente spolpare perché difesa da un sovranismo scomodo, con consensi tutto sommato non particolarmente eclatanti, oltre che senza sponde internazionali e da un populismo senza contenuto e senza progetto che al momento del dunque come il “cugino greco” Syriza rischia addirittura di prestare il fianco all'”Europa”, che per tutti tranne che per noi è il luogo in cui ognuno fa i propri interessi a discapito degli altri, e al mercato; e qua non abbiamo bisogno di dettagli perché il “mercato” al suo meglio produce anche la Lehman Brothers.
L’Italia oggi ha disperato bisogno di sponde, in Europa e fuori, di tenere un profilo molto basso e almeno pubblicamente di fingere un europeismo molto convinto, attentissimo e consapevole, però, quando si tratta in Europa, che l’Unione europea non è mai un soggetto terzo, infine, possibilmente, di ritagliarsi margini di flessibilità quando si tratta con Paesi extraeuropei. Per alimentare una narrazione “negativa” vanno bene sia un sovranismo “impraticabile” e senza sponde, sia un populismo senza contenuto e per questo debole e destinato a essere riempito, inevitabilmente, dai contenuti dei più forti con delle scuse qualsiasi.
In ogni caso il potenziale circolo vizioso, la narrazione da alimentare, in questo momento rischia di avere una sponda politica abbastanza facile se non si sta attentissimi. L’Italia è una potenza sconfitta dalla guerra civile europea che si è combattuta negli ultimi vent’anni e come tale ha bisogno di un’accortezza e lucidità infinite.