“Reddito di cittadinanza non è a tempo”/ Cosa prevede la misura contro la povertà nel Contratto di Governo M5s-Lega Giulia Grillo, capogruppo del Movimento 5Stelle alla Camera, ha fatto uscire una nota ufficiale per smentire le varie voci che riguardavano la principale misura adottata dal M5s nel Contratto di Governo appena siglato con la Lega di Matteo Salvini. «Basta bufale contro il reddito di cittadinanza. La misura di contrasto alla povertà prevista nel contratto di governo non è a tempo. I 2 anni sono esclusivamente riferiti alla tempistica entro la quale i Centri per l’Impiego posso formulare le tre proposte di lavoro. Basta leggere», scrive stizzita una delle scriventi e partecipanti ai tavoli per il Contratto “giallo-verde” (forse dovremo iniziare a chiamarlo giallo-blu visto che Salvini ha cambiato anche l’estetica grafica del Carroccio, ndr). Rispetto a quanto scritto sul documento, in molti avevano intuito che il provvedimento più discusso dagli anti-M5s (ma preferito dagli elettori che hanno premiato il Movimento) fosse imposto per soli due anni: Di Maio e l’intero board grillino invece smentisce il tutto e indica lo stesso Contratto come fonte originale. «Tale percorso prevede un investimento di 2 miliardi di euro per la riorganizzazione e il potenziamento dei centri per l’impiego che fungeranno da catalizzatore e riconversione lavorativa dei lavoratori che si trovano momentaneamente in stato di disoccupazione», si legge a pagina 34, punto 19 del programma condiviso.
COS’È IL REDDITO DI CITTADINANZA?
Come recita lo stesso Contratto per il Governo del cambiamento, il Reddito di cittadinanza «è una misura attiva rivolta ai cittadini italiani al fine di reinserirli nella vita sociale e lavorativa del Paese. Garantisce la dignità` dell’individuo e funge da volano per esprimere le potenzialità lavorative del nostro Paese, favorendo la crescita occupazionale ed economica». È di fatto uno strumento di sostegno al reddito per tutti i cittadini italiani che non trovano lavoro e vivono condizione di bisogno (dunque potenzialmente per tutti). «l’ammontare dell’erogazione è stabilito in base alla soglia di rischio di povertà calcolata sia per il reddito che per il patrimonio. L’ammontare è fissato in 780,00 Euro mensili per persona singola, parametrato sulla base della scala OCSE per nuclei familiari più numerosi»: l’assegno verrà erogato assieme ad un impegno “attivo” del beneficiario che dovrà aderire alle offerte di lavoro provenienti dai centri dell’impiego, «con massimo tre proposte nell’arco temporale di due anni, con decadenza dal beneficio in caso di rifiuto allo svolgimento dell’attività lavorativa richiesta». Proprio su questo punto si sono sviluppate le varie critiche – oltre a quelle più ampie che individuano questa misura come una sorta di assistenzialismo su larga scala che non inciderebbe sul problema del lavoro in Italia. I due anni sono scambiati per la durata effettiva del Reddito, ma ancora nessuno ha spiegato cosa avverrà qualora i centri dell’impiego non saranno in grado di produrre tre proposte in 2 anni. L’assegno decade? E se rimane intatto, di fatto, quanto potrebbe durare? L’onorevole Grillo ha spiegato che “basta leggere”, ma proprio leggendo non si trovano le risposte – al momento – sui considerevoli dubbi a riguardo.