Facciamo finta, ragionando per assurdo, che un programma economico “espansivo” in Italia facesse crescere il Pil e portasse a una riduzione dell’indebitamento dello Stato italiano come rapporto su Pil. Facciamo finta, sempre ragionando per assurdo, che a questo programma fosse data la possibilità di funzionare. Questo “successo” cambierebbe radicalmente i rapporti di forza oggi esistenti all’interno dell’Europa. La ragione è questa: l’austerity è l’unico vero collante europeo o meglio dell’attuale Unione Europea con i suoi equilibri ed è il mezzo con cui l’Europa core, o meglio chi controlla oggi l’Unione Europea, tiene soggiogata la periferia. Se alla periferia fosse permesso di crescere si otterrebbero due effetti: un riequilibrio naturale dei rapporti di forza all’interno dell’Europa che oggi vedono la periferia nella costante condizione di mendicare un “aiuto” all’Europa e in una sostanziale posizione di subalternità, con tutte le conseguenze sul piano delle scelte geopolitiche dei singoli stati, e una rivalutazione dell’euro che obbligherebbe i tedeschi a investire a casa propria e di rimando in Europa facendo venire meno il modello che oggi permette un surplus commerciale fuori scala a costo zero e imponendo alla Germania, per la prima volta, di cambiare il proprio modello per adattarlo alla casa comune europea.



Le accuse di sovranismo o i proclami sulla sovranità condivisa che si sentono in Italia sono quanto di più fuorviante ci possa essere: la ragione è che quello che si chiede agli italiani per i tedeschi non sarebbe neanche contemplabile. In sostanza noi dovremmo limitare la nostra sovranità e condividerla in nome dell’ideale europeo incorrendo negli inevitabili sacrifici, ma questo stesso sacrificio non si pone per i tedeschi o i francesi nella misura in cui, controllando l’Unione, non sono mai posti di fronte all’alternativa tra il proprio esclusivo interesse nazionale e il bene supremo dell’Unione Europea.



Opporsi all’austerity significa nei fatti opporsi all’Unione Europea perché se la periferia tornasse a crescere, guadagnasse peso politico si romperebbe la magia per cui, oggi, a tedeschi e francesi è concesso di rimanere nell’Unione senza mai sacrificare nulla del proprio interesse nazionale e anzi, nel caso, tedesco, facendo cappotto. A quel punto, estremizzando la situazione, la Germania e i tedeschi dovrebbero accettare di farsi limitare la sovranità, di pagare il conto dell’Unione che finora è stato gratis, di cambiare il proprio modello economico e, perfino, di trovarsi a deciderne uno nuovo insieme a italiani e greci. Siamo convinti che questa limitazione della sovranità non verrà mai accettata né dalla Germania, né dalla Francia.



L’unico modo di tenere in vita il sogno europeo, per qualsiasi scopo sia stata pensata l’Unione Europea, è il sacrificio della periferia o la sua riduzione a colonia. Per questo chi difende l’Unione Europea in Italia alla fine si ritrova sempre e comunque a difendere l’austerity; e chi si pone contro l’austerity alla fine si ritrova sempre contro l’Unione Europea. In ultima analisi l’alternativa che si pone in questo schema è sempre tra austerity/Europa e sviluppo/rottura dell’Europa. Per rompere questo schema serve che la Germania e i tedeschi abbraccino l’idea sovranità condivisa che hanno abbracciato gli italiani. Per noi siamo nel campo della fantascienza.

Qualsiasi sia la valutazione che si fa del programma del prossimo governo, quello che conta è che se veramente anti-austerity è inevitabilmente anti-Unione Europea. E questo vale per qualunque governo con qualsiasi grado di credibilità di programma che si ponesse come obiettivo di uscire dallo schema dell’austerity; uscire da quello schema significa uscire dallo schema dell’Unione Europea e, come corollario, trovarsi contro sia l’Unione Europea, sia i mercati che hanno sempre paura di una rottura dello scenario di questa portata.