Nell’Unione europea è nata la European Blockchain Partnership, un’iniziativa intergovernativa alla quale hanno aderito 22 paesi europei che punta a favorire la collaborazione tra gli stati membri per lo scambio di esperienze e conoscenze sia in ambito tecnico che su quello della regolamentazione delle criptovalute. Il punto più importante di questa partnership riguarda la progettazione e il lancio di una Blockchain dell’Unione europea da sviluppare in sinergia con i piani del Digital Single Market come base e infrastruttura per il settore pubblico e per le imprese private. Ovviamente tra i ventidue paesi firmatari l’Italia non c’è, visto che non abbiamo un governo e un ministro titolati a prendere iniziative. Quelli che ora ci sono (il governo uscente) possono svolgere solo attività di ordinaria amministrazione.



Per fortuna in questo caso il danno è limitato, perché sarà sempre possibile aderire in un secondo momento, non appena il nuovo governo si sarà formato. Ma il fatto di arrivare in ritardo in un mondo come quello della tecnologia dove tutto si muove a grande velocità la dice lunga sul danno che ne deriva, soprattutto per l’economia italiana. Infatti, continuano a moltiplicarsi le notizie relative a nuovi investimenti e nuovi sviluppi. Intanto anche le istituzioni italiane si stanno attivando: al prossimo Forum PA 2018 che si svolgerà a Roma, vi sarà il 22 maggio un incontro dal titolo “Blockchain per la riprogettazione dei processi e la sicurezza delle transazioni nella Pa”.



A gennaio di quest’anno si è costituita l’Abie, Associazione Blockchain Imprese ed Enti, “nata per supportare l’Integrazione tra Industrie, Amministrazioni, Enti e la Tecnologia Blockchain” come scritto sul suo sito. E da poco ha siglato un accordo con Apsp (Associazione Prestatori di Servizi di Pagamento), che ha come associati aziende come Visa, Mastercard, Sisal, Lottomatica e tutte quelle società bancarie o di servizi di pagamento tramite card o App, per un accordo quadro di collaborazione.

Ma importanti novità vengono anche dall’estero. In Svizzera è ormai operativa da mesi la Crypto Valley Association (Cva), ente che si occuperà di rendere il paese di Zugo e i suoi dintorni un ambiente favorevole allo sviluppo di progetti e di nuove imprese dedicate alla Blockchain. Intanto si sta diffondendo la notizia che anche il colosso dei social Facebook sta studiando la creazione di un proprio token che permetterà ai suoi due miliardi di utenti di fare pagamenti.



Notizia dal Nord America: i creatori di Ripple, la terza valuta più capitalizzata con un valore di circa 29 miliardi di dollari, ha annunciato l’avvio di un nuovo progetto per fornire copertura finanziaria a quelle aziende che svilupperanno prodotti e servizi facendo uso della criptovaluta Ripple.

Notizia dal Sud America: la criptovaluta Petro, istituita dal governo venezuelano per aggirare il bando americano verso il Paese, sta ricevendo il sostegno della banca russa Evrofinance. Il governo russo ha smentito di essere coinvolto nell’iniziativa in funzione anti-americana. Una smentita poco credibile, perché gli ottimi rapporti tra Maduro e Putin sono noti e anche perché i due maggiori azionisti della banca in questione sono altre due banche controllate dallo stato russo; inoltre, recentemente il progetto Petro è stato premiato dall’Associazione Russa Criptovalute.

Torniamo con una notizia italiana: la città di Rovereto (TN) sta diventando in Italia il punto di riferimento per l’applicazione delle criptovalute all’economia reale. Infatti, nel paese sono ben 73 gli esercizi commerciali che accettano Bitcoin, contro la trentina a testa di Roma e Milano. Addirittura è presente un negozio di cambio denominato “Compro Euro”.

A tutte queste notizie possiamo aggiungere il commento del noto miliardario americano Tim Draper, secondo il quale le criptovalute sono il modo più sicuro di conservare la propria liquidità, visti i problemi di sicurezza del sistema bancario attuale, troppo spesso attaccato con successo dagli hacker, anche grazie alla loro struttura centralizzata di server. Ma le cose non sono così semplici e un intermediario bancario sarà sempre necessario. La grande forza delle transazioni su rete Blockchain, cioè la loro irreversibilità, è anche la sua debolezza. 

Proviamo a immaginare un utente che compra un bene via internet tramite una transazione in criptovaluta e immaginiamo che il venditore sia un truffatore e non spedisca nulla o spedisca una scatola vuota e poi sparisce. A causa dell’irreversibilità della transazione la truffa è completata e irreversibile. Quindi la soluzione ideale è quella di un sistema bancario che utilizzi una tecnologia Blockchain opportunamente configurata.

C’è quindi molto lavoro da fare. E sicuramente non sbaglia chi scommette sulla crescita della diffusione della tecnologia Blockchain.