Prima che Sergio Mattarella convocasse Giuseppe Conte al Quirinale, da Bruxelles ieri mattina sono arrivate le Raccomandazioni della Commissione europea per l’Italia. Le analisi sul nostro Paese fanno pensare che la regola del debito sia stata rispettata e quindi non verrà aperta alcuna procedura di infrazione nei nostri confronti. Tuttavia viene già richiesto un aggiustamento strutturale dello 0,6% del Pil per l’anno prossimo. «L’impressione è che ci stiano dicendo che non abbiamo del tutto rispettato la regole, ma che si è disposti a chiudere un occhio sul passato. Tuttavia, per il futuro da Bruxelles non ci vengono certo a proporre sconti, anzi, continuano a restare sulle stesse posizioni», ci dice Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano.



Professore, da Bruxelles non arrivano quindi buone notizie per il nuovo Governo che sta per nascere…

Direi proprio di no. Ci viene detto che senza cambiare politiche c’è il rischio di una significativa deviazione dalla traiettoria di riduzione del debito per il 2018 e il 2019. E che occorre prendere delle misure già quest’anno per rispettare il Patto di stabilità e crescita. In buona sostanza ci viene chiesto un aggiustamento dello 0,6% del Pil, pari a più di 10 miliardi di euro. E ci viene segnalato che sarebbe meglio destinare ogni tipo di “entrata extra” (il documento parla di “windfall gains”) alla riduzione del debito. Cosa vuol dire che dobbiamo vendere l’argenteria, il Colosseo? Ma non è tutto.



Cos’altro dice la Commissione europea?

Ci sono indicazioni come quella di diminuire la tassazione sul lavoro mediante la riduzione di detrazioni e deduzioni fiscali, le cosiddette tax expenditure, e aggiornando i valori catastali obsoleti. Di fatto sembra già una manovra. Ma si arriva poi al colmo quando si chiede di ridurre la spesa pensionistica per creare spazio per altre spese sociali. Tutto questo quando ci sono degli anziani che faticano ad arrivare a fine mese con la pensione…

Ci sarà pur qualcosa di buono in queste Raccomandazioni…

Ci sono altri punti condivisibili, come la richiesta di migliorare il sistema giudiziario, riducendo i tempi dei processi, di aumentare la lotta alla corruzione, di continuare a ridurre gli stock di Npl nel sistema bancario. Ma non mancano degli “scivoloni”.



Di che tipo?

Per esempio, si legge che il sistema sanitario italiano fornisce una copertura universale, il che non è vero, altrimenti non ci sarebbero cooperative di medici privati che spuntano come funghi, e che la salute della popolazione è globalmente buona: peccato che la speranza di vita in buona salute sia diminuita. Sembra che a Bruxelles la mano destra non sappia quello che fa la sinistra. Dentro lo stesso palazzo un ufficio dice che la nostra spesa pubblica per sanità ha sforato i limiti al ribasso, ma qui si legge che godiamo di buona salute…

Pierre Moscovici ha intanto però fatto capire che la Commissione non vuole far “ingerenza” nella vita politica del Paese, visto anche che ancora non c’è il nuovo Governo…

Aspetti, guardi che queste Raccomandazioni sono politiche. 

Si spieghi meglio.

Il wording, la scelta delle parole, è importante. E in questo documento è come se ci venisse ribadito: queste sono regole e bisogna rispettarle. Inutile girarci intorno, qui ci vengono dati altri mesi di respiro, fino alla Legge di bilancio. Che difficilmente potrà essere in linea con quanto contenuto nel contratto di Governo. Basti pensare che si chiede un aggiustamento dello 0,6% del Pil e si segnala che disinnescare le clausole di salvaguardia ha un costo dello 0,7% del Pil: in pratica già per questo bisogna mettere sul piatto l’1,3% del Pil, più di 20 miliardi di euro. Non ce le facciamo mica. La cosa davvero singolare è che Bruxelles sembra insistere su una formula quasi ignorasse che non può funzionare.

Di quale formula sta parlando?

Quella per cui per avere la ripresa occorre riformare il mercato del lavoro e tagliare le pensioni, come se così si liberassero le energie del Paese. Sembra quasi ci vogliano portare a competere con quei paesi che crescono grazie al basso costo del lavoro. È però una competizione al ribasso. Ci vogliono invece investimenti. Le stesse Raccomandazioni segnalano il declino degli investimenti durante la crisi e un loro livello nel 2017 ancora inferiore alla media europea, ma non è che nelle conclusioni ci dicono di farli aumentare, dandoci lo spazio per farlo. Come facciamo allora ad aumentare gli investimenti? Dunque ci sono anche delle analisi giuste in questo documento, ma le conclusioni non lo sono.

(Lorenzo Torrisi)