Una giornata da record, in negativo, tanto da far impallidire le precedenti e una chiusura a “solo” 200 punti base, dopo il massimo di 216 toccato in giornata e che ha rappresentato il picco più alto registrato da febbraio 2014 a oggi dello spread tra Btp e Bund tedeschi: e anche Piazza Affari ne ha risentito, tanto che, nonostante un recupero leggero nel finale, l’indice ha chiuso a -1,54% al termine di un’altra giornata di fibrillazioni. Insomma, gli investitori internazionali, dopo quella che può essere considerata una sorta di tregua concessa all’Italia ieri, sono tornati a nutrire dubbi sul programma di Governo, proprio nel momento in cui il premier incaricato Giuseppe Conte sta mettendo a punto la squadra di ministri da presentare al Colle. Le parole del professore non hanno affatto tranquillizzato i mercati e lo spread è tornato a volare, mentre un altro dato rende bene l’idea delle tensioni registrare a Piazza Affari: nell’arco di sole nove sedute sono stati bruciati oltre 51 miliardi di capitalizzazioni, ovvero esattamente da quando il nascente esecutivo bicolore M5S-Lega ha cominciato la sua battaglia a botte di dichiarazioni con i vertici di Bruxelles, condizionando di fatto anche l’andamento dei mercati. (agg. di R. G. Flore)



CAPITALI IN FUTA PER 380 MILIONI DI DOLLARI

Altalenante l’andamento dello spread tra Btp e Bund. Il differenziale ha subito un rallentamento sui 195 punti base, poi si è riportato a quota 201. Il rendimento del decennale del Tesoro invece è al 2,44%. Stabile il differenziale di rendimento con la Spagna, a 104 punti base, mentre quello con il Portogallo è sui 53 punti base. All’indomani del primo giro di consultazioni, torna a correre lo spread. In avvio della giornata borsistica il differenziale di rendimento tra Btp decennale benchmark e titolo tedesco di pari durata è arrivato a 202 punti base rispetto ai 191 punti della chiusura di ieri. Nel frattempo è emerso che nell’ultima settimana gli investitori hanno ritirato dai fondi azionari la cifra record di 380 milioni di dollari, la più alta da metà 2014 quando l’Italia tornò per la terza volta in recessione dopo lo scoppio della crisi finanziaria. Per gli analisti della società di ricerca sui fondi Epfr Global, citati dall’agenzia Reuters, c’è una relazione tra il deflusso massiccio con le preoccupazioni del mercato per la nascita di un governo euroscettico in Italia. I timori hanno determinato un deflusso dai titoli europei e dai fondi obbligazionari per un totale di 4,4 miliardi di dollari. (agg. di Silvana Palazzo)



LO SPREAD SFONDA QUOTA 200

Lo spread tra Btp e Bund ha superato la soglia dei 200 punti base, raggiungendo i massimi da giugno dello scorso anno. Il rendimento dei titoli di stato decennali italiani si avvicina così al 2,5%. Non c’è dubbio che la situazione politica stia influendo non poco sull’andamento del differenziale tra i nostri titoli di stato e quelli tedeschi, molto più di quanto stia avvenendo in Borsa. Anche perché il mercato obbligazionario in generale negli ultimi mesi ha visto crescere il rendimento dei titoli, soprattutto Usa, con le prospettive del rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve. In Europa, invece, è ancora attivo il Quantitative easing della Bce, ma le tensioni sull’Italia stanno portando in generale a un rialzo dei rendimenti dei bond statali dei paesi della periferia europea. È chiaro infatti che se si pensa che possano nascere tensioni tra il futuro Governo Conte e l’Ue, le conseguenze non si fermano ai nostri confini.



A PIAZZA AFFARI SOFFRONO LE BANCHE

Il fatto che questo rialzo dello spread avvenga quando ancora è attivo il Quantitative easing della Bce fa pensare che siano aumentate le vendite di nostri titoli di Stato (che sono tuttavia per due terzi in mani italiane) o che siano diminuiti gli acquisti della banca centrale. Ovviamente il fatto che le nostre banche possiedano gran parte dei titoli di Stato italiano influisce negativamente anche sul loro patrimonio. E non a caso la gran parte dei titoli in rosso a Piazza Affari questa mattina sono proprio quelli bancari. È ancora presto per parlare di “emergenza”, visto che il Governo Conte non è ancora nato e dunque non ha nemmeno preso alcun provvedimento. Per il momento l’unico effetto positivo è l’indebolimento dell’euro nei confronti del dollaro, cosa che può aiutare l’export. Anche se ha la controindicazione di rendere più salata la bolletta energetica, visto che i prezzi delle materie prime, leggasi petrolio, sono espressi in dollari.