L’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli ha ricevuto l’incarico di formare il Governo. “Andrò in Parlamento con un programma che presenti la Legge di bilancio e porti il Paese alle elezioni all’inizio del 2019 in caso di fiducia o dopo agosto in caso di sfiducia”, ha detto dopo l’incontro avuto con il Capo dello Stato, Sergio Mattarella. «Un governo Cottarelli approvato dal Parlamento non avrebbe che l’imbarazzo della scelta riguardo agli ingredienti con cui predisporre la Legge di bilancio, proprio grazie al precedente lavoro di analisi della spesa pubblica. Potrebbe così rispettare gli impegni sui saldi di bilancio e rassicurare i mercati, riportando lo spread a livelli normali», ci dice Ugo Arrigo, professore di Finanza pubblica all’Università Bicocca di Milano.
Cottarelli potrebbe quindi riprendere in mano il dossier che aveva preparato allora sulla spesa pubblica?
Carlo Cottarelli ha svolto un impegnativo lavoro di analisi e ripensamento della spesa pubblica in un arco di tempo molto ristretto, tra l’autunno 2013 e, sostanzialmente, la primavera 2014. Ne è venuta una “lista della spesa” che il governo avrebbe dovuto rivedere secondo le sue indicazioni alla ricerca di risparmi e di efficientamenti. Tuttavia il nuovo governo a guida Renzi mise nel cassetto il dossier di Cottarelli, sostenendo il “primato della politica”.
In cosa consisterebbe questo “primato della politica”?
In sostanza non è inefficiente ciò che è oggettivamente inefficiente, ma solo ciò che non piace alla politica e pertanto la spesa pubblica che piace alla politica di chi è al governo è per definizione efficiente e intoccabile. La spending review in Italia è una mission impossibile, più improbabile della conversione al veganesimo di un animale carnivoro. Una spesa pubblica contenuta e parsimoniosa è un pasto immangiabile per politici italiani carnivori. Cottarelli alla guida di un governo tecnico potrebbe teoricamente riprendere in mano il dossier e cercare di attuarne i provvedimenti se i politici che siedono in parlamento gli dessero la fiducia. Ma essendo carnivori, affamati di spesa pubblica e, ancora prima, di voti elettorali, non lo faranno.
Quali sono i punti di forza e quali invece i punti deboli di quel piano?
I punti di forza sono l’ampiezza delle voci di spesa trattate e la profondità delle analisi, ognuna finalizzata a proporre precise misure di risparmio e miglioramento dell’efficacia delle spesa. Un buon riassunto, di facile lettura, è il libro di Carlo Cottarelli che si intitola proprio “La lista della spesa” (al quale hanno fatto seguito “Il macigno”, riferito, come si può comprendere al debito pubblico, e “I sette vizi capitali dell’economia italiana”). Il punto debole è uno solo: il fatto che si tratti di una cura destinata a un paziente che non ha nessuna intenzione di seguirla. Ma la colpa in questo caso è evidentemente del paziente e non del medico. Preciso peraltro che, avendo collaborato alla spending rewiew di Cottarelli (per la parte relativa alla spesa per il trasporto ferroviario), non ne posso essere un giudice imparziale.
L’Osservatorio sui conti pubblici diretto da Cottarelli ha fatto i conti in tasca al contratto di Governo di Lega e M5s, facendo emergere la mancanza di copertura per i principali provvedimenti promessi. Vuol dire che scarterà a priori quelle che erano le proposte dei due partiti più rappresentativi del voto del 4 marzo?
Il “contratto” contiene una molteplicità di misure, molte delle quali a mio avviso condivisibili, che hanno tuttavia impatti notevoli sulla spesa pubblica. Le loro coperture non sono tuttavia indicate. Pertanto se venissero tutte attuate in disavanzo, modalità preclusa dai vincoli internazionali e dalla nostra regola costituzionale del pareggio di bilancio, darebbero luogo a un disavanzo enorme. Ma questa modalità non è attuabile. Sarebbe invece positivo provare ad attuare quelle rivolte a chi è in condizioni di maggiori difficoltà, ovviamente ricercando ogni volta preventivamente le relative risorse finanziarie.
Cottarelli dovrà comunque avere la fiducia del Parlamento. Potrebbe trovare il modo di allargare il suo consenso?
In assenza di fiducia si dovranno sciogliere la Camere, che non hanno neppure iniziato a lavorare regolarmente, e si andrà a votare in settembre, senza la possibilità che il governo Cottarelli possa curare la Legge di bilancio per il prossimo anno. Questo comporterà quasi con certezza un aumento automatico delle tasse degli italiani, quello dell’Iva, stabilito come clausola di garanzia ormai diversi anni fa. Se il governo avrà la fiducia potrà invece curare la Legge di bilancio, il suo principale compito, mentre le elezioni saranno all’inizio del prossimo anno. Ovviamente agli italiani conviene la seconda ipotesi, quanto meno alle loro tasche, mentre a partiti irresponsabili che guardano solo ai sondaggi elettorali e non ai parametri economici conviene ovviamente la prima. Gli italiani e i due partiti con più chances elettorali hanno interessi diametralmente opposti, ma non è detto che i primi ne siano consapevoli.
Cottarelli era stato anche indicato come possibile ministro dell’Economia durante la campagna elettorale. Se diventasse Premier chi potrebbe andare in via XX settembre?
Considerando che i temi economici assorbiranno l’80 o 90% del suo impegno gli converrebbe probabilmente curare anche l’interim dell’economia, come fece anche Monti all’inizio del suo mandato.
Anche se Mattarella parla di Governo neutro, per molti versi questo sarebbe un governo tecnico. E l’ultima esperienza di un esecutivo di questo tipo in Italia, proprio sotto la guida di Monti, da lei poc’anzi citato, non si può dire che abbia lasciato un buon ricordo. Con Cottarelli le cose potrebbero andare diversamente?
Senza la fiducia è un governo neutro, con l’unico obiettivo di curare gli affari correnti e di organizzare l’appuntamento elettorale. È invece un governo tecnico se ottiene la fiducia. L’immediato precedente di governo tecnico è stato una grossa delusione: un esecutivo che ha realizzato interventi tecnici di segno sbagliato, deludente in economia e analfabeta in politica. Ma non dimentichiamo che i due precedenti, a guida Ciampi e Dini, negli anni ‘90 salvarono l’Italia dal baratro.
Il Governo Cottarelli dovrebbe anche affrontare appuntamenti internazionali importanti. Quali posizioni potrebbe avere rispetto al tema della riforma della governance dell’Eurozona? Cercherebbe di ottenere dalla Commissione Ue altra flessibilità?
Oggi in Europa siamo impresentabili. Tuttavia Cottarelli è autorevole, molto più di quanto possa esserlo il Paese nel suo complesso. Almeno con lui non faremo la figura del mandare un novello Peter Sellers all’Hollywood Party dell’Unione europea. Ma consiglio di non chiedere flessibilità, salvo il caso in cui vogliamo far ridere i nostri interlocutori.
(Lorenzo Torrisi)