L’Unione europea risponderà agli Stati Uniti per la vicenda dei dazi commerciali, ma «ci vorrà ancora un po’ di tempo» per il via libera finale alle contromisure. Lo ha fatto sapere il commissario Ue al Commercio, Cecilia Malmstroem. È una questione di settimane, servono gli ultimi adattamenti. In ogni caso «non entriamo in nessun negoziato con gli Usa», ha specificato Malmstroem. E ha aggiunto che Bruxelles «non condurrà alcun negoziato con Washington». L’Ue, in base alle regole del Wto (Organizzazione mondiale del commercio), può avviare azioni di controbilanciamento pari a un valore di 2,8 miliardi di euro. Non si può parlare di guerra commerciale secondo Malmstroem, ma la situazione è molto difficile. «La situazione è molto preoccupante, potrebbe esserci un’escalation» ha aggiunto. La mossa di Donald Trump provoca «un ulteriore indebolimento delle relazioni transatlantiche». (agg. di Silvana Palazzo)



TRUMP PRONTO A COLPIRE LE AUTO, COME IN GUERRA FREDDA

Prosegue la campagna protezionistica in favore degli Stati Uniti, da parte del presidente Donald Trump. Dalla mezzanotte di oggi sono entrati in vigore i famosi dazi su acciaio e alluminio nei confronti di Europa, Canada e Messico. Immediata la replica dell’Unione Europea, che promette contromisure per tassare alcuni dei prodotti più noti dell’America del Nord, importanti nel Vecchio Continente. Ma potremmo essere solamente al primo step di una lunga guerra commerciale, come sottolineato dai colleghi de Il Sole 24 Ore. Trump ha infatti ordinato la scorsa settimana un’indagine sulle importazioni di auto, per capire se costituiscano una minaccia per la sicurezza nazionale, sulla base della legge risalente al 1962, in piena guerra fredda, usata poi per imporre i dazi sulla siderurgia. «Acciaio e alluminio sono fondamentali per l’industria degli armamenti – fu la motivazione dell’epoca – quindi la dipendenza da fornitori esteri metterebbe a rischio la difesa militare del Paese in caso di conflitto». In caso di dazi sulle auto, sarebbe la solita Germania la nazione più penalizzata, già colpita da quelli recenti su alluminio e acciaio. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



ROSS MINIMIZZA: “SI DIMENTICHERANNO PRESO DEI DAZI”

L’Europa è insorta nelle ultime ore contro i dazi imposti dagli Stati Uniti sulle importazioni di acciaio e alluminio, e anche la Camera di Commercio Usa si dice preoccupata da queste misure restrittive. Sembrano però pensarla diversamente, e ovviamente, gli stessi americani, come si evince dalle dichiarazioni rilasciate in queste ore dal ministro al commercio Usa Wilbur Ross: «I dazi su acciaio e alluminio che abbiamo deciso hanno una rilevanza minima rispetto alle economie interessate, e l’aumento dei prezzi sui prodotti colpiti sarà di poco conto – le parole rilasciate dall’esponente del governo a stelle e strisce, come riporta Il Messaggero – gli alleati si dimenticheranno presto di questa decisione». Di parere diverso, dicevamo, l’Unione Europea, a cominciare da Cecilia Malmstroem, commissaria Ue al commercio, che si è unita al coro di dissenso dei massimi esponenti europei, e che ha commentato la decisione con un lapidario: «È un brutto giorno per il commercio mondiale. Ora che abbiamo chiarezza – ha concluso la Malmstroem – la risposta Ue sarà proporzionata e in linea con le regole del Wto». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



CAMERA DI COMMERCIO USA PREOCCUPATA

Sono entrati ufficialmente in vigore dalla mezzanotte di oggi i famosi dazi istituiti dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per colpire le importazioni di acciaio e alluminio da Europa, Canada e Messico verso il paese a stelle e strisce. Condanna da tutto il Vecchio Continente, e anche nello stesso nord America sono molti quelli che storcono il naso. Come riporta IlPost, la Camera di Commercio americana ha stilato un rapporto, rivelato dall’autorevole Wall Street Journal, secondo cui le politiche commerciali del presidente Trump, unite ai famosi dazi, mettono a rischio ben 2.6 milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti. Tom Donohue, Ceo della Camera di Commercio Usa, ha spiegato: «Le crescente lista di tariffe proposte o imposte dal nostro governo così come la persistente incertezza sul futuro del Nafta, rischiano di minare i progressi economici fatti». Gli Usa starebbero programmando di uscire anche dal Nafta, accordo fra Stati Uniti, Messico e Canada risalente al 1994 per creare un mercato libero fra le nazioni interessante. Anche in questo caso, sottolinea la Camera di Commercio, si rischierebbe di perdere 1.8 milioni di posti di lavoro. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

“PRONTE CONTROMISURE”

Tra Stati Uniti ed Europa è guerra commerciale: dalle 6 del mattino di domani, in Italia, scatteranno anche per Ue, Canada e Messico i dazi del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio. Immediata la replica da Bruxelles: «Sono preoccupato per questa decisione. L’Ue ritiene che queste tariffe unilaterali statunitensi sono ingiustificate e contrarie alle regole del Wto. Questo è protezionismo puro e semplice» ha dichiarato il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, che assicura l’adozione di contromisure. Uno spettro che ha agitato anche il Messico che pensa a generi alimentari importati dagli Stati Uniti come uva, mele, carne di maiale e ai laminati di acciaio. «Abbiamo fatto tutto il possibile per evitare questo esito» il commento della commissaria Ue al commercio Cecilia Malmstroem, secondo cui «gli Usa hanno voluto usare la minaccia delle restrizioni commerciali come leva per ottenere concessioni dall’Ue». A tal proposito la replica è dura: «Questo non è il modo in cui noi facciamo affari, e certamente non tra partner, amici e alleati di lunga data». (agg. di Silvana Palazzo)

DAZI USA CONTRO EUROPA, CANADA E MESSICO

Donald Trump ha deciso di estendere i dazi su acciaio e alluminio anche a Canada, Messico e Unione europea, che in un primo momento erano stati esentati dalla decisione del Presidente Usa presa a marzo. Dunque quanto paventato dalla stampa Usa si è avverato. Si pensava che i colloqui con Washington potessero evitare questa decisione, ma, secondo quanto ha spiegato il Segretario al Commercio Wilbur Ross, le trattative si sono rivelate più lunghe del previsto. Ciò non toglie che “continuiamo ad essere interessati a ulteriori negoziati con tutti questi Paesi”, ha aggiunto Ross. Nel frattempo però l’acciaio proveniente da Ue, Canada e Messico costerà sarà sottoposto a una dazio del 25%, mentre per l’alluminio l’aliquota scende al 10%. Resta da capire quale sarà la reazione dei paesi interessati.

QUALE REAZIONE DELL’UE ALLA DECISIONE DI TRUMP?

In questo senso non si può dimenticare che la settimana scorsa, a chiusura dell’Ecofin, Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea, aveva detto di continuare ad aspettarsi “un’esenzione permanente dell’Unione dai dazi americani su acciaio e alluminio. A quel punto potremo lavorare per ottenere reciproci miglioramenti delle condizioni commerciali, dal gas naturale agli autoveicoli”. Ora che l’esenzione è venuta meno, Bruxelles potrebbe anche valutare delle contromisure, ponendo dei dazi su beni di importazione Usa. Tuttavia questa mossa potrebbe a sua volta generare una decisione “punitiva” da parte degli Usa, colpendo quello che è considerato il settore più sensibile per gli interessi europei: quello delle automobili.

PER ORA TRUMP ESCLUDE LA CINA

La decisione di Washington, come si nota, non comprende dazi verso la Cina. Il che lascia ancora aperta la porta alle trattative tra Washington e Pechino. Il Paese asiatico è certamente pronto a prendere contromisure nel caso si trovasse penalizzato, potendo anche contare sulla grande detenzione di titoli del Tesoro Usa. Resta da capire se la mossa odierna di Trump possa essere letta anche come una sorta di “avvertimento” verso Pechino, circa la volontà di arrivare presto a un accordo sul riequilibrio del deficit commerciale tra i due paesi che avvantaggia la Cina. Del resto le elezioni di mid-term si avvicinano e quindi Trump deve anche pensare a non far perdere consensi ai Repubblicani. Non resta quindi che aspettare le prossime mosse di Bruxelles, Washington e Pechino.