Stesso prezzo, meno prodotto: ecco come le aziende ingannano i consumatori con confezioni di prodotti più piccole. Vi abbiamo raccontato in maniera approfondita la nuova ‘moda’: mantenere il prezzo del prodotto uguale ma modificare, in termini di quantità, le dimensioni delle confezioni o l’utilizzo delle materie più care. Un fenomeno che ha preso piede anche in Italia, già tarata nelle rilevazioni come sottolineato dai colleghi de La Stampa: è stato inoltre rilevato che il processo ha origini più antiche del previsto, dal 2012 sono stati circa 1.400 i prodotti che hanno cambiato la propria confezione e di conseguenza perso contenuto. E addirittura in alcuni casi il prezzo è aumentato. Quali sono le possibili contromisure da mettere in atto? Ovviamente fare attenzione ai rincari nascosti, anche se non è sempre facile, e se possibile controllare eventuali avvisi sulle modifiche di quantità di prodotto da consumare. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
STESSO PREZZO, MENO PRODOTTO
Il prezzo resta uguale, ma c’è meno prodotto nella confezione. E così, sottobanco, arriva un rincaro che si fa sentire a lungo andare sulle tasche dei consumatori, che magari non realizzano subito di aver pagato di più. La Stampa, nel descrivere il fenomeno, fa anche degli esempi. Nel pacchetto di fazzoletti di carta ne vengono messi 9 anziché 10, le lattine diventano da 25 cl anziché da 33, il pacco di riso non pesa più 1 kg, ma 850 grammi. E ci sono anche casi in cui vengono modificati gli ingredienti, così da limitare quelli più costosi. Per esempio, nelle merendine può essere ridotto il cacao e aumentato lo zucchero. Le strategie adottate sarebbero varie e passerebbero persino dalla diminuzione degli strappi della carta igienica. Diventa più difficile, ma non impossibile, per i consumatori evitare questi rincari nascosti.
STESSO PREZZO, MENO PRODOTTO: IL RINCARO NASCOSTO
Stesso prezzo, meno prodotto. Così si stanno verificando dei rincari occulti da parte di alcuni produttori. Lo segnala La Stampa, facendo riferimento a quanto avviene in alcune aree di servizio autostradali, dove delle bottigliette di una nota bibita presto cambieranno formato, passando da 50 a 45 cl. È stato messo anche un volantino vicino al frigorifero per avvisare di questo cambiamento. Che non avrà però impatti sul prezzo di vendita. Secondo quanto riporta il quotidiano torinese, il fenomeno ha già un nome: shrinkflation, che mette insieme i concetti di “concentrazione” e “inflazione”. Di fatto, dopo il referendum sulla Brexit, per cercare di non perdere i margini dopo la svalutazione della sterlina, i produttori per non toccare i prezzi hanno diminuito le quantità di prodotto. Nell’esempio della bottiglietta sopra citata, è facile vedere che il rincaro occulto è superiore al 10%. Eppure il consumatore difficilmente lo percepirà come tale.
STESSO PREZZO, MENO PRODOTTO: ATTENZIONE ALLE ETICHETTE
Secondo quanto riporta La Stampa, questo fenomeno è noto anche in Italia, e, secondo quanto dichiarato da Federico Polidoro, responsabile delle statistiche sui prezzi al consumo dell’Istat, “sembra poter avere un impatto trascurabile sulla stima dell’inflazione generale ma rilevante per alcune classi di prodotti. E comunque l’Istat lo intercetta ed evita che influenzi la misura dell’inflazione”. Ma al di là di quelle che possono essere le conseguenze sul calcolo dell’indice dei prezzi, è certamente più importante che i consumatori possano essere consapevoli del prezzo che stanno pagando per la merce che intendono acquistare. Ed è bene quindi fare attenzione alle quantità che vengono sempre riportate sulle etichette. Senza dimenticare che spesso nei supermercati i cartellini indicano il prezzo al kg o al litro di un prodotto, di modo che sia più facile capire se il suo prezzo sia aumentato o meno.