Dopo le consultazioni al Quirinale di lunedì, Sergio Mattarella ha chiarito che sul tavolo ci sono ormai tre opzioni, se i partiti non sono in grado di formare una maggioranza di governo: il voto a luglio, a settembre oppure un governo neutrale che resti in carica fino a dicembre in modo da varare la Legge di bilancio e disinnescare le clausole di salvaguardia che altrimenti farebbero aumentare l’Iva con effetti recessivi. Quale strada, dal punto di vista economico-finanziario, è preferibile? Lo abbiamo chiesto a Francesco Forte, ex ministro delle Finanze. «Prima di rispondere, mi lasci dire che sono convinto che Mattarella abbia sbagliato».
Per quale motivo, Professore?
Negare l’incarico esplorativo a Salvini solo perché non c’è una maggioranza precostituita mi sembra una forzatura. Non si può infatti escludere che in Parlamento possa emergere una maggioranza che i soli partiti non fanno emergere. Ritengo quindi che sarebbe stato un atto democratico doveroso provare questa strada e trovo assurdo che una scelta di questo tipo non sia stata fatta da un Presidente che ha militato nella Democrazia cristiana, che ha lavorato in Parlamento, che ha insegnato Diritto costituzionale e parlamentare. Dunque siamo in questa situazione perché il Presidente della Repubblica ha sbagliato a interpretare il suo mandato costituzionale.
Torniamo alle ipotesi sul tappeto. Ritiene sia meglio andare subito a elezioni come chiedono Salvini e Di Maio?
Se si votasse a luglio non sarebbe una cosa molto democratica. Non si può pensare di chiamare alle urne gli italiani durante le vacanze, quando magari ci sono intere famiglie nei luoghi di villeggiatura. Inoltre, dopo il voto ci vorrebbe altro tempo per eventualmente formare il Governo e si sarebbe troppo sotto la scadenza della Legge di bilancio. Ragione per cui è da escludere anche il voto a settembre. Bisogna fare una finanziaria tampone e non c’è altra soluzione, a questo punto, che il Governo che Mattarella ha definito neutrale.
Secondo lei, chi dovrebbe ricoprire la carica di Presidente del Consiglio?
Ritengo che debba essere qualcuno con competenze di natura economica, perché la vera emergenza da affrontare è di tipo economico. Non credo proprio che ci sia bisogno di cambiare la legge elettorale: il problema ora non è votare, quanto sistemare i conti pubblici in modo dignitoso.
Cioè evitare che scattino le clausole di salvaguardia…
La questione principale non è la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia sull’Iva, ma fare in modo che ci sia un bilancio pubblico serio, che possa garantire che l’Italia riesca a non essere travolta dalle tempeste finanziarie. Senza dimenticare alcune questioni economico-industriali importanti come l’Ilva di Taranto, l’Alitalia o Mps. Bisogna trovare un esperto serio e autorevole, tipo Einaudi, che faccia sia il Presidente del Consiglio che il ministro dell’Economia.
Lei ha qualche nome in mente?
È stata posta la condizione che il Premier non possa essere un politico, altrimenti io avrei visto bene Calenda. Bisogna cercare di evitare persone che non hanno contezza della situazione della burocrazia e delle strutture operative, com’è stato con Monti e Fornero, che hanno commesso errori. Il primo ha sbagliato in modo incredibile i conti sulla tassazione immobiliare, credendo di aumentarla solo la metà di quello che è poi stato, la seconda ha creato il caos degli esodati e non solo. Per quello che vedo, ci sono almeno due figure che potrebbero svolgere adeguatamente l’incarico.
E quali sono i loro nomi?
Il primo è quello di Carlo Cottarelli, che ha un’esperienza di tipo internazionale e ora dirige l’Osservatorio sui conti pubblici italiani, quindi sa bene qual è la nostra situazione di bilancio statale. Il secondo è Salvatore Rossi, Direttore generale della Banca d’Italia, che professionalmente osserva quello che accade nella nostra finanza pubblica e può sicuramente essere una persona credibile.
Sui principali quotidiani circola anche il nome di Lucrezia Reichlin. Cosa ne pensa?
È una brava economista, ma mi sembra che sia esperta di finanza bancaria, aziendale e non pubblica. Il bilancio pubblico è una cosa più complessa.
(Lorenzo Torrisi)