UPB E CONTI PUBBLICI

L’Ufficio parlamentare di bilancio, in occasione dell’audizione del Presidente Giuseppe Pisauro relativa al Def, ha consegnato un documento in cui si legge che “a fronte di un aggiustamento richiesto di 0,3 punti percentuali, le stime del Def 2018 mostrano un miglioramento del saldo strutturale pari a solo 0,1 punti di Pil. Nonostante la flessibilità concessa, si evidenzierebbe quindi un rischio di deviazione di -0,2 punti di Pil che, dovrebbe comportare la necessità di una manovra aggiuntiva di 0,2 punti di Pil a valere sul 2018”. Uno scostamento rispetto al deficit/Pil previsto che è stato evidenziato anche dalla Commissione europea. Tra l’altro Bruxelles aveva già fatto notare che non era stato raggiunto l’obiettivo concordato per il 2017. Tanto che si temeva la richiesta di una manovra aggiuntiva in primavera. Richiesta che però non è arrivata, anche per via delle elezioni che si sono tenute a inizio marzo.



MANOVRINA E LEGGE DI BILANCIO

Il verdetto europeo si saprà solamente verso la fine del mese, ma sembra scontato che la correzione verrà richiesta nell’ambito della Legge di bilancio da varare in autunno. Le stime parlano di una correzione complessiva da 5 miliardi di euro, che devono sommarsi ai 12,5 miliardi necessari a disinnescare le clausole di salvaguardia che altrimenti farebbero scattare un aumento dell’Iva. Il nuovo esecutivo si troverà quindi a dover reperire una somma non indifferente solo per queste voci, senza dimenticare le cosiddette spese indifferibili, che valgono circa 2,5 miliardi euro. Complessivamente, quindi, la manovra finanziaria vale già 20 miliardi di euro, senza considerare l’eventualità di interventi che l’esecutivo volesse varare per stimolare l’economia, come taglio delle tasse o incentivi di varia natura. Difficile immaginare che possano essere di grande entità, a meno di non operare un contemporaneo taglio della spesa pubblica.



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