Venerdì scorso Donald Trump, come un vero cowboy, ha fatto “fuoco”. Per difendere il suo ideale politico di “America First”, con una decisione unilaterale e per molti paesi illegale, ha imposto tariffe sulle esportazioni europee di acciaio e alluminio. Con un prelievo del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio proveniente dall’estero, che vede coinvolti oltre all’Europa, il Canada e il Messico, ha attuato quella che era la sua promessa elettorale di innalzare un vero e proprio muro protezionistico a favore degli Usa.
Non si è fatta attendere la controffensiva sia del Canada che dell’Europa, anche se al momento l’Europa si limita ad aver imposto una causa da dirimere in sede di Wto. Oggi preparandosi a combattere un estenuante dumping sull’acciaio e sull’alluminio per tutto il suo mercato, e consequenzialmente sul mercato internazionale di riferimento. La Commissione Ue ha attivato una procedura urgente per l’imposizione di tariffe doganali su celebri prodotti americani quali il bourbon, i Jeans Levi’s, le moto Harley Davidson e quindi a seguire i mirtilli, il succo d’arancia, i fagioli, il mais, il burro d’arachidi, il riso, il tabacco, i sigari, le magliette di cotone e in ultimo l’importantissimo mercato delle imbarcazioni da diporto, che vede nella costa est americana cantieri storicamente famosi quali Bertram, Tiara, Hatteras e decine di altri cantieri minori che però hanno sempre prodotto e venduto in Europa imbarcazioni di prestigio e di altissima qualità.
La risposta al momento attuata dall’Ue risulta però essere misurata sia nei modi che nei tempi, e così pure per i valori complessivi. Infatti, se il danno stimato dai dazi americani applicati per i paesi colpiti sarà di circa 6,4 miliardi di euro, la risposta europea iniziale riguarderà 2,8 miliardi di euro. La differenza di 3,6 miliardi, che porterà a un bilanciamento di quanto posto in essere dagli Usa, sarà applicata nei prossimi tre anni e comunque a seguito di un pronunciamento della Wto in merito all’accaduto.
Personalmente ritengo che il vero obiettivo delle politiche protezionistiche di Trump sia il settore automobilistico europeo e per questo motivo mi attendo un differente atteggiamento da parte dei diversi partner europei. Sicuramente la Germania, la più direttamente e profondamente colpita sul mercato delle automobili, ma in parte anche la Francia e l’Italia, preferiranno una risposta il meno aggressiva e possibile con una relativa e maggiore apertura al dialogo. In ultimo pongo l’accento sul fatto che, come conseguenza delle ritorsioni che i paesi colpiti porteranno sui mercati internazionali, vedremo quali prime vittime, di fatto, i paesi emergenti: ciò a causa della loro dipendenza economica e finanziaria, necessaria per la loro crescita e sviluppo, soprattutto dai paesi Ue.