Pesante calo del Bitcoin e delle principali criptovalute negli ultimi giorni. Da valori poco inferiori agli 8mila dollari (circa 7.800), il Bitcoin ha perso mille dollari, arrivando in queste ore a 6.800 circa, dopo aver toccato i minimi a 6.600. Anche le altre criptovalute hanno avuto cali sostanziali nell’ultima settimana, con percentuali quasi sempre sopra la doppia cifra: Ethereum -9,79%, Ripple -9,57%, Litecoin -9,03%, Stellar -12,25%, Cardano -15,12%, IOTA -17,25%. Tra le prime trenta, solo una mostra una percentuale positiva, si tratta di Ethereum Classic, che performa con una percentuale del 4,57%.



Ma cosa sta accadendo? Tutti i commenti sono unanimi: i ribassi sono dovuti alla recente notizia che l’americana CFTC (Commodities Futures Trading Commission, l’autorità che si occupa della sorveglianza sui mercati finanziari) ha richiesto i dati delle recenti transazioni a tutti i maggiori broker del mondo, per indagare su eventuali attività di manipolazione dei prezzi.



La questione, da un lato, fa sorridere; dall’altro, ci permette di capire molte cose. Detta in altri termini, la commissione – che per anni, per decenni non si è accorta della manipolazione dei mercati “regolamentati” (cioè probabilmente manipolati da loro, come hanno dimostrato gli scandali sulla manipolazione del prezzo dell’oro operato da alcune banche, mentre i controllori dormivano sonni tranquilli) – ora vorrebbe controllare il minuscolo mercato delle criptovalute. Come al solito, silenzio con i forti e voce grossa con i piccoli e gli indifesi.

Quando, nel dicembre scorso, il maggiore mercato del trading sulle materie prime degli Usa (il CME) iniziò a quotare il Bitcoin, molti fanatici di quel mondo gioirono, pensando che ormai il Bitcoin fosse entrato per la porta principale dei prodotti finanziari ad alto valore aggiunto. Le cose, però, andarono diversamente da come immaginato: il Bitcoin, dopo aver toccato la vetta di 20mila dollari, ha iniziato un declino che continua ancora oggi. Sarà stato il tocco mortale del mercato finanziario ufficiale, quello che parla male del Bitcoin ogni volta che se ne presenta l’occasione?



Esiste persino un sito internet che raccoglie l’elenco delle notizie nelle quali il Bitcoin è stato dato per morto. Il numero ha recentemente raggiunto i 300: per trecento volte sul Bitcoin sono state date notizie o commenti del tipo “Bitcoin è morto” (magari dopo un calo pesante), “Bitcoin è una truffa” (se è una truffa, dovrebbe esserci un truffatore, ma non si capisce chi sia), “Bitcoin è destinato a valere zero”, “Bitcoin è una bolla” eccetera.

Ora, però, si dà il caso, davvero inspiegabile, che mentre tanti commentatori ed esperti del mondo della finanza si danno tanto da fare per screditare il Bitcoin, le maggiori aziende del mondo stanno facendo a gara per investire somme colossali nella Blockchain, cioè nella tecnologia che sostiene e rende sicure tutte le criptovalute. Basti pensare che, attraverso l’innovativo sistema delle ICO (Initial Coin Offering), nel 2017 sono stati raccolti fondi pari a quasi 6 miliardi di dollari per finanziare nuovi progetti. E in questi primi sei mesi del 2018, la raccolta ha raggiunto i 7 miliardi di dollari. Tanto per citare due progetti di casa nostra, sia la Barilla che la Perugina hanno annunciato di aver iniziato dei progetti per utilizzare la tecnologia Blockchain per migliorare i controlli di qualità delle loro linee produttive.

In altre parole, la tecnologia Blockchain, utilizzata per creare delle pseudo-monete, ha finito per diventare un ibrido monetario, che assomiglia tanto a uno dei mostri monetari della finanza speculativa moderna, assorbendone i peggiori difetti. Invece la tecnologia Blockchain è uno strumento di straordinario valore, che può essere utilizzato efficacemente come valore aggiunto in una linea di produzione o in una linea di comunicazione.

Ma questa situazione non chiuderà tutte le porte all’utilizzo della Blockchain per strutturare un sistema monetario. Il solo fatto, oggi evidente, è che gli esperti sviluppatori di Blockchain sono dei pessimi economisti. Quello di cui si sente, per ora, la mancanza è una criptovaluta pensata per il bene dell’economia reale e non per il fine della speculazione. Magari ci vorrebbe qualche esperto sviluppatore che tenga ben presente i princìpi di solidarietà e sussidiarietà.