Imu e Tasi: ecco come fare per pagare in ritardo. Ieri, lunedì 18 giugno 2018, era l’ultimo giorno per pagare la prima rata di Imu e Tasi ma chi non ha rispettato la scadenza può non disperarsi. Come sottolineato da Pmi, fino al 30 giugno 2018 i contribuenti che non hanno versato un versamento insufficiente o chi non ha pagato possono rimediare attraverso ravvedimento operoso breve. Di cosa si tratta? Prevede una maggiorazione limitata allo 0,1 per cento per ogni giorno di ritardo rispetto alla scadenza del 18 giugno. Dal primo luglio dunque terminerà la possibilità di ricorrere al ravvedimento sprint, ma sarà possibile usufruire del ravvedimento breve, pagando entro il 16 luglio 2018 una maggiorazione fissa. Oltre al mese di ritardo la multa salirà all’1,67 per cento e sarà possibile applicarla fino al novantesimo giorno dalla scadenza, dunque entro il 14 settembre 2018. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



IERI ULTIMO GIORNO PER PAGARE

Chi non è riuscito a far fronte all’ultima scadenza per pagare Imu e Tasi, si trova dunque ufficialmente in una condizione di morosità. Ma pagare in ritardo significa comunque avere una possibilità per mettersi in regola abbastanza agevolmente. Infatti chi non ha pagato la prima rata dell’Imu o della Tasi entro il termine fissato, può regolarizzare la propria posizione attraverso l’istituto del Ravvedimento operoso. Si può cioè pagare l’imposta dovuta con un esborso maggiorato che però è di misura inferiore rispetto alla sanzione vera e propria in caso di mancato pagamento. Bisogna però sbrigarsi però perché la finestra temporale per il Ravvedimento è ridotta. In caso di Ravvedimento il tasso d’interesse è maggiorato dello 0,3% annuo. Vuol dire tre euro in più all’anno ogni mille da versare. Attenzione perché negli anni questo tasso è cambiato più volte, l’anno scorso si fermava allo 0,1% annuo. (agg. di Fabio Belli) 



CHI PAGA E QUANTO

Quello di oggi è l’ultimo giorno per pagare la prima rata di Imu e Tesi. La tradizionale scadenza quest’anno è slittata al 18 giugno visto che il 16 cadeva di sabato. Ultime ore per il versamento: si calcola un trasferimento di circa 10 miliardi di euro dai contribuenti alle casse dei comuni. Secondo la Uil, a fine anno l’entrata sarà di 20,4 miliardi. Sono chiamati al pagamento 25 milioni di proprietari di immobili, il 41% dei quali dipendenti e pensionati. L’esborso medio nei capoluoghi di provincia sarà di 1.070 euro totale per una seconda casa – quindi 535 euro per l’acconto – con punte di oltre 2.000 euro nelle grandi città. L’Imu-Tasi sulle prime case di lusso invece costerà mediamente 2.610 euro. Chi deve pagare l’Imu e la Tasi? I proprietari e titolari di diritti reali sugli immobili, con l’esclusione dei proprietari di prima casa che dal 2017 non pagano neppure la Tesi. Nella tassazione rientrano comunque le “prime case” di lusso nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9. La scadenza è prevista anche per gli affittuari solo se l’immobile non è usato come prima casa. Si paga anche sui terreni, ma non su quelli agricoli. Per quanto riguarda l’alloggio del portiere e delle parti comuni la tassa è versata dall’amministratore di condominio e addebitata ai singoli condomini.



IMU E TASI, OGGI ULTIMO GIORNO PER PAGARE

Quanto si paga di Imu e Tasi? La prima rata per quest’anno è in molti casi facile da calcolare. Per chi non ha registrato cambiamenti rispetto all’anno scorso, dovrà versare la metà dell’imposta pagata l’anno precedente. Bisogna però tener conto che le imposte si pagano in base ai mesi reali di possesso, quindi se l’immobile è stato acquistato ad aprile, l’importo dovrà essere commisurato solo a tre mesi, e non a sei. Lo stesso discorso vale per la base di calcolo: se il possesso o una modifica, come da prima a seconda casa ad esempio, sono cambiati nel corso del 2017, allora bisogna ricalcolare l’imposta piena per l’intero anno e poi suddividerla a metà. L’importo per l’anno in corso può essere pagato per intero, ma in questo caso bisogna tener conto delle aliquote e degli sconti adottati dai comuni nel 2018. Sono due le categorie di sconti previste in generale, ma i comuni possono aggiungere altre tipologie. La prima vale per gli affitti a canone concordato che possono abbattere l’imposta del 25%. L’altra è il dimezzamento dell’imposta nel caso in cui l’immobile viene concesso a parenti in linea retta entro il primo grado che lo usano come abitazione principale. In tal caso deve esserci un contratto di comodato d’uso. E a pagare allora sarà il possessore.