L’imposizione di dazi per 50 miliardi di dollari all’import cinese negli Stati Uniti, la risposta simmetrica della Cina e il rischio di guerra commerciale tra America ed Ue sta aumentando l’incertezza percepita nel mercato globale. Il rischio Italia — insolvenza del debito che potrebbe minare l’euro — è più mediatico che reale, ma sta causando una riduzione degli investimenti, anche dirottati dal rafforzamento del dollaro, nell’eurozona. Tale rischio sta calando per le rassicurazioni che il governo ha dato al mercato, ma, appunto, sta aumentando quello di turbolenza globale. 



Gli indicatori anticipativi mostrano un probabile decremento della crescita nel 2018-19 in Germania e Italia. Se Trump imponesse ulteriori dazi all’export europeo e se ciò colpisse l’importazione in America di auto europee, in particolare tedesche come minacciato da Trump, la Germania, il cui Pil dipende per il 52% dall’export, andrebbe vicina alla recessione. Ciò avrebbe un impatto negativo su tutta l’Ue e in particolare sull’Italia — dove, per esempio, è costruito più del 50% delle componenti delle auto tedesche — il cui Pil, già stimato in calo verso l’1,1% nel 2018, potrebbe cadere verso lo 0,4% nel 2019 o peggio. 



L’eventuale compensazione sul lato cinese e centroasiatico di limitazioni sul mercato americano è più fattibile per il complesso industriale tedesco, ma meno per quello italiano. Infatti l’interesse economico italiano è evitare a qualsiasi costo il conflitto commerciale con l’America, riaprire il mercato russo, cosa che richiede un rilassamento delle tensioni tra Russia e America (in agenda nel prossimo bilaterale Trump-Putin e motivo delle aperture fatte dall’Italia) nonché mantenere buone relazioni industriali con Berlino. 

Ma la Francia vuole usare la divergenza con l’America come opportunità per trasformare la Ue in un blocco regionale autonomo — la “sovranità europea” annunciata da Macron — sotto la sua guida. La Germania non vuole questo, ma persegue una Ue come terza forza neutrale per favorire i suoi interessi mercantili globali. In ogni caso c’è una divergenza franco-tedesca con l’America che sarebbe amplificata da uno spostamento europeo verso l’Eurasia influenzata sempre più dalla Cina e sempre meno dalla Russia. 



In tale situazione di grave pericolo per l’export italiano il governo ha la priorità di spingere l’Ue verso una riconvergenza con l’America, cercando di convincere la Germania, al momento indecisa, ma con interessi più simili a quelli italiani che francesi, a prendere questa posizione.

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