L’America di Trump sembra sempre più determinata a fare leva sulla condizione di importatore netto in cui si trovano gli Usa, usando il vasto mercato interno americano come una potente arma negoziale.
The Donald rilancia, nell’escalation del conflitto sul commercio internazionale, con un ordine nel corso della notte, di imporre nuovi dazi per ulteriori 200 miliardi di dollari – il quadruplo della stretta precedente – su beni provenienti dalla Cina, se questa non dovesse desistere dai suoi propositi di rappresaglia sui precedenti dazi Usa.
Già, se con i dazi però si tenta di salvare le imprese di casa, decotte così come gli altrettanto decotti posti di lavoro, si innesca pure un aumento dei prezzi che riduce il potere d’acquisto tagliando la capacità di spesa.
Toh, una bella inflazione implicita, insomma, per tentare di salvare capra e cavoli!
Ehi, c’è pure quella esplicita. Sì, quel circa +2%, previsto dal mandato della Bce, che ridurrebbe di altrettanto il potere d’acquisto. Bella no?
Il presidente della Bce, Mario Draghi, al Forum delle banche centrali a Sintra, in Portogallo, ligio al mandato dice che, per accompagnare la ripresa dell’inflazione in uno scenario economico caratterizzato da incertezze, “occorre che la politica monetaria nell’Eurozona rimanga paziente, persistente e prudente”. Già, 3P per far fronte alle incertezze. Quali?
Con calma e gesso le enumera: “arrivano da tre fonti principali: la minaccia di un aumento del protezionismo globale stimolato dall’imposizione di dazi su acciaio e alluminio da parte degli Stati Uniti, la crescita dei prezzi del petrolio innescata dai rischi politici in Medio Oriente e la possibilità di una persistenza della accresciuta volatilità del mercato finanziario”.
Dunque, da quanto detto, debbo supporre che esista un’inflazione buona e una cattiva. Vediamo: la prima, quella trumpiana, mira a dare una pennellata di “minio” alla ruggine di molta industria Usa, coprendo pure quelle inefficienze che non fanno scendere i prezzi, più o meno “reflazione”; la seconda, mira a spargere liquido monetario per dar sostegno alla domanda e, pure qui, non far scendere i prezzi. Più o meno altrettanta reflazione. Indi per cui poi, al mercato i prezzi truccati, le imprese sussidiate e la produttività… Che fine farà?
Già, proprio quella alla quale tutti appendono le speranze per veder risorgere il sol dell’avvenire dei redditi da lavoro! Giust’appunto, proprio quelli con i quali i più fanno la spesa per fare i due terzi della crescita economica.