«Adesso lo Stato siamo noi». Con queste parole il nuovo ministro per il Lavoro e vice-premier, Luigi Di Maio, ha arringato la folla radunatasi in piazza a Roma sabato sera per quella che doveva essere una manifestazione di protesta in favore dell’impeachment del presidente, Sergio Mattarella, e che invece si è trasformata nella celebrazione per la nascita del governo giallo-verde (o blu, come vorrebbero che fosse chiamato i leghisti, ai quali bisognerebbe far notare che se il verde è andato fuori moda, il blu è sì un evergreen per i blazer, ma anche il colore della bandiera Ue). Non so voi, ma io sono terrorizzato da una frase del genere, oltretutto proferita in un contesto plebiscitario e schiumante rabbia come quella piazza, trasposizione moderna della voglia di sangue e ghigliottina della Rivoluzione francese, stando almeno alle voci che sono emerse dai resoconti giornalistici. Ovviamente, sarà stata colpa della stampa che millanta e travisa. 



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