SPREAD BTP/BUND IN SALITA A 255 PUNTI BASE
Lo spread tra Btp e Bund è salito a 255 punti base. Il differenziale tra titoli di stato italiani e tedeschi, dopo una tregua di qualche giorno, è tornato a salire ieri, in concomitanza con il voto di fiducia al Senato per il Governo Conte. Milano Finanza riporta le dichiarazioni di Jakob Christensen, capo analista di Danske Bank, secondo cui “i bond governativi italiani potrebbero essere soggetti a una rinnovata pressione”. Questo per via dei pochi dettagli che il Premier ha voluto fornire nel suo discorso sulle coperture relative ai tanti interventi snocciolati, tra cui il reddito e la pensione di cittadinanza, oltre che la flat tax. Per l’esperto, il rialzo dello spread “non dovrebbe essere violento come quelli della scorsa settimana, dato che il premier ha abbassato i toni su alcune delle preoccupazioni del mercato”. In effetti c’è da dire che Conte ha evitato, per esempio, di parlare di riforma delle pensioni, e questo può essere un buon segno, dato che organismi internazionali e agenzie di rating hanno evidenziato come fare un passo indietro sulla Legge Fornero possa essere rischioso per la tenuta del sistema pensionistico italiano.
L’ATTESA PER IL BOARD DELLA BCE
Dunque non aver inserito il tema in un pur ampio discorso alle Camere può essere letta come una mossa prudente rispetto alle preoccupazioni sulla spesa pubblica. Nessun accenno è stato poi fatto sul futuro di Montepaschi, altro tema su cui i mercati sono sensibili. Resta in ogni caso il fatto che Conte ha ribadito che l’obiettivo del suo Governo è quello di realizzare quanto scritto nel contratto sottoscritto da Lega e Movimento 5 Stelle. E, come ben evidenziato da Carlo Cottarelli con il suo Osservatorio sui Conti pubblici italiani, c’è una differenza abissale tra il costo degli interventi promessi e le coperture che possono essere individuate dai tagli alle spese e agli sprechi. Basta questo a spiegare il rialzo dello spread? In parte, visto che tra una settimana si riunirà il board della Bce e resta sempre il punto interrogativo sul futuro del Quantitative easing, che finora ha funzionato anche da “scudo” per mantenere lo spread a livelli contenuti.