La crescita economica si fa con la spesa aggregata, non con la produzione, né con il lavoro! Quella fatta dai consumatori risulta pari ai due terzi della spesa complessiva. Bene, se questo devo fare per far crescere l’economia, ho pure l’obbligo di far valere il valore della mia spesa, intercettando tutte le occasioni di guadagno che, se aguzzo la vista, scorgo.



Un momento, c’è di più. Quando faccio la spesa metto in campo risorse scarse: il mio tempo, la mia attenzione, il mio ottimismo che aggiungono valore al valore. Si intravvedono alleanze di mercato, azioni mirate, opportunità per il “fai da te” che fanno guadagnare. Tra le imprese c’è chi fa business, per rispondere ai nuovi equilibri del mercato, con originali filosofie aziendali accettando le nuove regole del gioco, imparando a muoversi in mercati saturi. Imprese che fanno affari se e quando i consumatori, acquistando le loro merci, migliorano il potere d’acquisto.



C’è chi si mette in mezzo e intermedia tra domanda e offerta: le imprese di social shopping associano chi ha eccesso da smaltire e chi vuole risparmiare, migliorando il rendimento della spesa; lì dentro si possono fare affari d’oro. In ogni angolo di strada si vendono le free press: si acquistano a costo zero. Tanto vale la nostra attenzione alla loro pubblicità; non si spende, si risparmia. Questo risparmio si moltiplica per 365, i giorni dell’anno, si guadagna più o meno 547,5 euro e siamo pure informati.

Se si sposa la Ikea philosophy: ci guadagniamo. Vendono mobili da assemblare, li acquistiamo, li montiamo; ci viene retribuito il tempo per farlo. Si spende meno per l’acquisto, guadagnando il prezzo più basso sul mercato dell’arredamento. I gestori degli outlet hanno attrezzato spazi che fanno incontrare chi ha i magazzini pieni di merce invenduta e chi pur volendo acquistare dispone di poco denaro per farlo. Dall’incontro tra uno svantaggio e un vantaggio si ottiene il prezzo più basso. Loro svuotano il magazzino, i consumatori migliorano il potere d’acquisto, il gestore fa affari.



Se si è proprietari di una casa poco usata o di un’auto, troppo spesso in garage, con Airbnb e Uber quei beni durevoli si possono trasformare in beni d’investimento. Ci guadagnano i gestori delle piattaforme internet, quelli che hanno fatto l’investimento e chi, con un prezzo contenuto, utilizza quei beni. Ehi, si può fare: rende!