L’Unione europea ha staccato un altro assegno sanzionatorio verso il vero dominatore del web. Dopo il paio di miliardi di euro abbondanti per il caso “Google Shopping”, il gigante di Mountain View si trova alle prese con altri 4,34 miliardi di euro da pagare per Android e il relativo abuso di posizione dominante. Inutile ripetere e ragioni delle parti, piuttosto è interessante analizzare il complesso rapporto che si è creato tra i cosiddetti “Over the top” (oltre a Google ci sono Facebook, Apple, Microsoft, Amazon) e l’Unione europea.
L’Ue sembra avere distinto chiaramente le relazioni internazionali soprattutto verso gli Stati Uniti. Intrattiene un dialogo con la Casa Bianca e un altro con alcune aziende che, per loro natura, sono evidentemente sovranazionali, pur essendo “made in Usa”. Tutto sommato è difficile dar torto a Bruxelles, perché ci sono nuove superpotenze che stanno emergendo dalla Rete. Se proviamo a fare un ritratto di questo entità scopriamo che forse quello che sta avvenendo tra L’Unione europea e Google e una dialogo tra “pari”. Per definirsi superpotenza il soggetto dovrebbe avere ampio accesso alla Rete e possibilmente un certo grado di controllo sui flussi di dati. A questo dovrebbe combinare competenze tecniche di altissimo livello e un’avanzata capacità di analisi delle informazioni. Decisamente utile sarebbe il controllo diretto su una grande massa di quelle stesse informazioni, per avere i giusti elementi per fare “pressione”. Rappresenterebbe un vantaggio strategico avere punti di accesso diretti agli strumenti e ai sistemi elettronici utilizzati dai propri interlocutori. Molto importante, soprattutto rispetto a eventuali ritorsioni, la delocalizzazione delle risorse e un’elevata resilienza dei propri sistemi.
Per trovare un soggetto con queste caratteristiche è sufficiente fare una ricerca su Internet, anzi limitarsi a raggiungere la pagina che utilizzeremmo per farla. Google probabilmente è la nuova e più autentica espressione del concetto di superpotenza applicabile potenzialmente al mondo cyber. Attraverso il suo motore di ricerca gestisce oltre 100 miliardi di ricerche al mese e viene utilizzato da oltre un miliardo di utenti, avendo di fatto il controllo della maggior parte del traffico web grazie anche all’indicizzazione sui suoi sistemi 60 trilioni di pagine. La qualificazione della sua forza lavoro è tra le più elevate del mondo e i suoi sistemi di analytics tra i più avanzati. Gestisce le caselle di posta elettronica e i relativi contenuti di un miliardo di persone. Attraverso il sistema operativo Android è installato sul 79% degli smartphone, il suo browser Chrome è utilizzato da oltre 750 milioni di utenti, oltre la metà dei possessori di uno smartphone sfrutta Google Maps per i suoi spostamenti. Conta, infine, ben 15 centri elaborazioni dati sparsi in tutto il mondo. Basterebbero queste cifre per comprende come nella realtà del cyberspazio non esista una “potenza di fuoco” comparabile. Se a Mountain View qualcuno decidesse di “spegnere la luce”, in poche ore la società dell’informazione cambierebbe per sempre.
Proviamo a immaginare per un istante che queste sanzioni siano in realtà l’inizio di un dialogo tra due superpotenze economiche. In tutto questo è interessante capire come la Casa Bianca vorrà inserirsi. Farà da maggiordomo a Google, in nome del motto “make America great again”, oppure proverà a mediare? La questione è complicata perché i 500 milioni di consumatori europei sono un piatto “molto ricco”, ma qualche miliardo di sanzione l’anno potrebbero essere un prezzo insostenibile anche per Google. Di certo si tratta di una “conversazione” appena cominciata.