Non so se avete visto il film Notting Hill, una commedia brillante con Hugh Grant e Julia Roberts. Al suo interno c’è una battuta che ho sempre ritenuto geniale, ancorché molto terra terra. Quando interpellato sull’esito della strategia di dissimulazione messa in atto per guadagnare tempo in una situazione sgradevole, uno dei co-protagonisti risponde così: «Questo è il lato positivo di essere considerato un perfetto idiota: nessuno pensa che tu abbia un doppio fine». Con tutto il rispetto del mondo, penso che questa frase si adatti alla perfezione al modo in cui la gran parte della stampa italiana ha descritto il comportamento del nostro premier, Giuseppe Conte, al Consiglio europeo conclusosi venerdì scorso.
Che il vertice, parlando del tema migranti, sia stato un flop colossale lo hanno capito anche i bambini (e chi non lo capisce non può che essere in malafede o interessato nel giudizio, visto che l’alternativa sarebbe un QI da criceto sotto formalina), ma il nostro primo ministro, un signor nessuno fino al giorno del primo incarico al Quirinale, gioca molto con il suo ruolo e il suo profilo, basti pensare alla battuta sulla stanchezza che avrebbe influenzato le parole di Emmanuel Macron. È furbo, molto più furbo di quanto si pensi. E, questo nessuno me lo toglierà mai dalla testa, molto ben coperto politicamente: non in Italia, of course.
Pensate che non sappia di aver firmato una cambiale in bianco che avvantaggia l’egoismo del Gruppo di Visegrad e della Francia o la tenuta stessa del governo di Angela Merkel dal rischio di una crisi interna con i bavaresi della Csu? Certo che lo sa. E immagino che per far mettere nero su bianco, due volte nelle prime sette righe del comunicato finale, che l’intero impianto di accoglienza e suddivisione delle quote dei migranti sarà “su base volontaria” (ovvero, suicidarsi politicamente), avrà tirato e non poco sul prezzo. In primis, la manovra correttiva d’autunno, un salasso reso ancora più gravoso dal calo delle prospettive del nostro Pil, un conticino da circa 10 miliardi, stando a indiscrezioni, cui vanno aggiunte le clausole di salvaguardia per neutralizzare l’aumento dell’Iva dal 1° gennaio 2019 e il Def 2019 da mettere in cantiere con le sue coperture, stante tre operazioni a costo non proprio zero come la revisione della legge Fornero, il reddito di cittadinanza e la flat tax.
Il problema principale, perché il più immediato e quello che rischia di bloccare il cosiddetto “Decreto dignità” del ministro Di Maio, stante anche l’opposizione del ministro dell’Economia, è quello della manovra correttiva: scommettete che ci sarà grande flessibilità al riguardo, quando ottobre busserà alle porte e le prime foglie ingiallite cominceranno a cadere? E scommettete, altresì, che magicamente il vincolo e la destinazione d’uso dei fondi europei non saranno più così stringenti e, come per magia, potrebbero in parte essere utilizzati per la famosa riforma dei Centri per l’impiego, cortina fumogena per guadagnare mesi preziosi al governo, dando l’impressione che il reddito di cittadinanza si farà davvero?
Attenzione a sottovalutare i due, veri risultati usciti dal vertice, al netto della sparizione dal tavolo di discussione del Budget comunitario: utilizzo dell’Esm per finanziare il Fondo per la risoluzione delle crisi bancarie e la scoperta della proposta indecente avanzata da Donald Trump a Emmanuel Macron durante la sua visita alla Casa Bianca. Ovvero, abbandona l’Ue e Washington ti garantirà, seduta stante, un accordo bilaterale vantaggiosissimo e blindato per Parigi. Il profilo europeista a parole dell’inquilino dell’Eliseo e la sua presenza così attiva al vertice di Bruxelles sembrerebbero dirci che quella proposta sia stata respinta, magari anche con sdegno: ma ne siamo davvero sicuri? Siamo sicuri che, al netto del lavorare per l’interesse del suo Paese, Macron non stia servendo un’altra causa, rispetto a quella europeista? E come leggere, in tal senso, il colpo di fulmine dello stesso Trump verso Giuseppe Conte, il quale sarà esso stesso ospite a Washington a fine luglio per un bilaterale di grande valore? Con quale agenda si presenterà alla Casa Bianca? Di quali priorità parlerà con Donald Trump, camminando amabilmente in una presumibile calda giornata di sole nel Giardino delle rose?
Conviene chiederselo, perché per allora Donald Trump avrà già incontrato – salvo intoppi o crisi dell’ultima ora – Vladimir Putin a Helsinki, meeting destinato a oscurare quello con Kim Jong-un, non fosse altro per i nuovi, potenti venti di guerra che stanno spirando proprio in questi giorni – e nel quasi silenzio mediatico totale – dalla Siria. Formalmente, Donald Trump combatte la Russia. Ma solo formalmente, è il Deep State che intende davvero muovere guerra a Mosca, non la Casa Bianca. La quale, venerdì sera, in pieno caos europeo post-Consiglio, ha lanciato l’ennesimo siluro: dopo aver minacciato l’abbandono del Wto (voce lasciata debitamente avvolta nell’incertezza e in circolazione fino a sabato, quando è giunta la tardiva ma strategica smentita dello stesso presidente Usa), Donald Trump ha detto che potrebbe riconoscere l’annessione della Crimea da parte della Russia! Ovvero, a poche ore dal rinnovo delle sanzioni Ue contro Mosca, che stanno mettendo in ginocchio le Pmi e il loro export verso Est soprattutto in Italia e Germania, Washington decide che potrebbe garantire il proprio riconoscimento all’operazione politico-militare per cui quelle sanzioni, fortemente spinte proprio dall’amministrazione Usa, sono state imposte all’Europa e sono ancora oggi reiterate in maniera suicida da Bruxelles!
Capite da soli che siamo alla follia pura, al classico esempio di bipolarità. O di doppiogiochismo, puro e semplice, come l’intera vicenda dei dazi e della guerra commerciale sta dimostrando ogni giorno di più e come vi dico ormai da settimane. E al riguardo, nel fine settimana ho letto un interessante saggio dell’economista Brandon Smith, intitolato in maniera molto chiara Trade war provides perfect cover for the elitist engineered global reset. Eccone un passo a mio avviso fondamentale: «… Comunque sia, nessun presidente ha il potere di ribaltare il danno economico ormai compiuto negli Stati Uniti: l’unica soluzione è un lungo processo di ricostruzione dell’economia dalle fondamenta e dopo che la polvere si sarà posata. Qualsiasi presidente dotato di onestà e che non sia sotto il controllo della cabala bancaria dovrebbe essere conscio di questo fatto. Anche sotto le migliori, possibili condizioni di riforma, una nuova depressione e una crisi valutaria sono oggi assicurate. Non puoi combattere contro la matematica e la matematica del debito Usa contro l’inflazione Usa non può che propagare instabilità da stagflazione per molti anni…».
Ora, volete capirlo o no, visto che ve lo dico dal giorno dopo della sua elezione, che il buon Donald Trump altro non è che il rovescio della medaglia che dice di voler combattere? Lo volete capire che non è credibile un presidente che si dica contro le élites negli Stati Uniti e che abbia nel suo gabinetto economico praticamente solo ex dirigenti di Goldman Sachs e Morgan Stanley, che come supremo atto di vendetta verso i bancarottieri di Wall Street costringa la Fed a stracciare l’unica riforma sensata fatta dall’amministrazione Obama, ovvero proprio la normativa anti-speculazione, il Dodd-Frank Act, che sta espandendo a dismisura il budget della Difesa, quando anche i sassi sanno che il vero potere negli Usa è proprio quello del complesso bellico-industriale?
Cosa si dice sempre in Italia? Che per fare riforme di destra, soprattutto in ambito giuslavoristico, se non si vogliono rivolte di piazza, occorre che le faccia un governo di sinistra. O, quantomeno, tecnici riconducibili a quell’area. A vostro modo di vedere, dopo i disastri finanziari e di destabilizzazione geopolitica compiuti dagli esponenti di quello che veniva definito negli anni 2000 il cosiddetto “Ulivo globale” (la coppia Clinton-Blair ha fatto più danni del diluvio universale), era possibile proseguire l’agenda di consolidamento della bipolarizzazione del mondo fra 1% che controlla e 99% che subisce con Hillary Clinton e il suo codazzo di crony capitalists alla Casa Bianca? Il tutto, dopo il bagno di sangue economico-sociale della Grande Crisi del 2008? No, ovviamente. Anche solo per un motivo pratico: sono troppi gli statunitensi che possiedono un’arma. Ecco allora il colpo di genio, degno del Necchi di Amici miei: mettere alla Casa Bianca un cafone arricchito pluri-bancarottiere – e quindi tenuto per la collottola dal sistema fino al midollo, banche creditrici in testa – e intestargli la paternità del movimento sovranista anti-establishment globale, il quale ha ovviamente ragioni politiche e sociali per esistere, ma che è stato gonfiato a dismisura proprio dalla criminalizzazione dello stesso che i principali media e social network, controllati dalle élites direttamente o tramite il ricatto pubblicitario, hanno posto in essere in maniera pacchiana, parossistica, apertamente autolesionista (vedi, per parlare di cose italiane, la campagna ridicola di Repubblica contro il risorgente pericolo fascista, quando il grande pericolo di CasaPound il 4 marzo si è sostanziato, sì e no, nei voti numericamente ascrivibili a due condomini di Corviale).
Davvero pensate che la Russia abbia facilitato l’elezione di Trump attraverso quattro hacker e due cialtroni di diplomatici, capaci da soli di infiltrarsi ai massimi livelli delle istituzioni Usa (la famosa avvocatessa russa che avrebbe proposto al figlio di Trump materiale contro la Clinton, era negli Usa con visto speciale del Dipartimento di Giustizia, guidato da una clintoniana di ferro, Loretta Lynch)? E ora, di colpo, il Deep State permetterebbe addirittura a Trump di ventilare il riconoscimento dell’annessione russa della Crimea, senza fargli fare la fine di Kennedy in un nanosecondo? Non fosse altro per quanto Washington e Fmi hanno investito nel regime change in Ucraina, di fatto motivo scatenante della querelle sanzionatoria.
Signori, siamo dentro Matrix, proprio come nel film. E l’Europa? Perché questa fretta di rendere immediatamente operativo, in caso di emergenza, il fondo Esm per operare come paracadute per crisi bancarie, ancorché la versione ufficiale voglia tutto rimandato a dicembre e di nuovo nelle mani dell’Eurogruppo, tanto per operare un bello scaricabarile verso istituzioni così opache e misconosciute alla massa da rendere le loro decisioni pressoché massoniche a livello di segretezza e comprensione immediata? Solo per Deutsche Bank? No, anche per questo: ovvero, l’incubo che sta tenendo sveglia la Bceda quando è stata costretta a ufficializzare la fine del Qe.
E questa dinamica è destinata a peggiorare, proprio facendo riferimento al comparto corporate europeo e alla fine di quella pacchia chiamata Cspp, ovvero l’ampliamento della platea di bond eligibili all’acquisto da parte della Bce anche al ramo aziendale, di fatto un bypassaggio del finanziamento per via tradizionale, ovvero bancario. Qual è il problema? Il solito, cioè che dal dito si è passati al braccio e poi alle gambe. Ed ecco che hanno emesso debito i proverbiali cani e porci a badilate, tanto che oggi ci ritroviamo con circa 800 miliardi di bond con rating BBB non finanziari a fronte di un mercato dell’alto rendimento europeo con un controvalore di 285 miliardi! Due volte e mezzo, una ratio che non si vedeva dal 2008! Bell’annata, se ricordate. E perché tutto questo? Semplice, con la Bce che ha reso i costi delle emissioni obbligazionarie alla portata di tutti, ecco che proprio tutti si sono messi a emettere come pazzi, unendosi alla grande festa della stamperia globale.
Il problema, ora, è un po’ più che potenziale e ipotetico: perché in tempi di mercato europeo dell’high yield che comincia a contrarsi, ci troviamo con un esercito di potenziali fallen angels, ovvero bond sulla soglia dell’alto rendimento, che potrebbero causare un grosso mal di stomaco da congestione al mercato, sufficiente a procurare un bel blocco intestinale. Il tutto, senza più gli acquisti onnivori e senza rating della Bce. Capito perché, al netto dei guai borsistici di giganti come Deutsche Bank o del portafoglio titoli di Stato delle banche francesi, si è ben pensato di utilizzare l’Esm come backstop per il sistema bancario? Signori, ve lo ripeterò fino allo sfinimento: le legittime rivendicazione del mitologico “popolo”, della mitologica “gente” contro l’establishment sono state pompate, deviate, manipolate, ingigantite e instradate dalle stesse élites che si vogliono combattere, una sorta di enorme cavallo di Troia che si aggira per il sistema sotto forma di fake news e loro condanna/propagazione contemporanea da parte del sistema informativo e di social networking globale, di crisi finanziarie sistemiche travestite da crisi dei debiti sovrani, di tensioni geopolitiche assolutamente montate ad arte e sulla pelle dei cosiddetti “danni collaterali”, ovvero dei poveracci che sono costretti davvero a morire perché quella è la loro parte nella recita a soggetto, in Siria come in Iraq come in Afghanistan come al Bataclan o nella metropolitana di Londra.
E della crisi dei migranti – casualmente anch’essa contemporanea, globale e mediatica, vedi la tragicommedia dei bambini divisi dalle famiglie al confine fra Texas e Messico, con tanto di Melanie Trump in veste di consorte redentrice -, di fatto una colossale arma di distrazione di massa, visto che numeri alla mano in Italia è bastato un ministro un po’ pragmatico e di buonsenso che facesse quanto tutti hanno sempre fatto, Merkel in testa con la Turchia, ovvero pagare le tribù libiche, per far crollare gli sbarchi dell’80%. Attenzione, vogliono far pagare a noi, un’altra volta, il prezzo della crisi. Che sarà devastante, perché come dice Brandon Smith, un reset dal disastro debitorio che lorsignori hanno creato per arricchirsi sempre di più e perpetuare lo schema Ponzi globale, si potrà compiere solo dopo che la polvere dei crolli sistemici si sarà posata a terra. Lorsignori, però – Donald Trump, Xi Jinping e Vladimir Putin in testa – saranno nei bunker, al riparo dalla polvere. E pronti a rivendersi al mondo come i cavalieri bianchi e i profeti del Nuovo Ordine Mondiale. Volete anche esserne complici, oltre che vittime sacrificali?
Chi è oggi contro una Terza Via europea, vera, è fiancheggiatore di questo piano. Parola di un euroscettico convinto e ora redento sulla via della sopravvivenza e dell’indipendenza. Quella sì, sovrana.