Siamo alle solite: Alitalia è pronta a essere controllata al 51% direttamente dallo Stato. Dopo una privatizzazione all’italiana andata male e dopo un Commissariamento che non ha potuto fare miracoli, dato che registra perdite da inizio anno per circa un milione di euro al giorno, ecco la nuova idea del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli. L’affermazione che la compagnia sarà al 51% in capo allo Stato italiano con un partner che la farà volare perché “l’italianità è un punto fondamentale nel futuro” ricorda molto il 2008 e l’italianità dei capitani coraggiosi.



Un ritorno al futuro che rischia di essere molto costoso per il contribuente italiano, che dopo avere buttato miliardi di euro sotto la gestione pubblica fallita nel 2008 e avere pagato con cassa integrazione speciale e altri fondi nell’ultimo decennio la tentata ristrutturazione dell’ex compagnia di bandiera, rischia di rimanere ancora una volta scottato. Tutto questo mentre il ministro e vicepremier Luigi Di Maio affermava che “sono in corso da parte del Governo tutte le interlocuzioni necessarie per assicurare un futuro all’azienda e tutelare i lavoratori”.



Il punto più interessante è che si vogliono spendere altri soldi dei contribuenti, dopo i 900 milioni di euro dati dall’ultimo Governo per il prestito ponte, che presto, molto probabilmente sarà dichiarato come aiuto di Stato illegale. L’urgenza della situazione Alitalia non è in dubbio, dato che nel corso del primo semestre sono stati persi oltre 200 milioni di euro secondo le mie stime.

Le leve in mano ai Commissari sono sicuramente molto limitate e molto difficilmente una procedura di vendita così lunga poteva finire in un modo differente. Il concetto di italianità è tuttavia ormai morto e sepolto nel settore aereo, tanto che la quota di Alitalia è ormai intorno al 15%, vale a dire il 10% in meno di Ryanair (in termini di passeggeri).



A livello internazionale Alitalia trasporta circa l’8,5% dei passeggeri da e per l’Italia, circa un terzo di Ryanair e meno di Easyjet e il gruppo Lufthansa. La quota di mercato di Alitalia è ormai di circa il 2% a livello europeo, vale a dire che è un vettore regionale. Ad esempio, da Roma Fiumicino, hub della compagnia, non collega nessuna destinazione cinese, mentre le compagnie cinesi collegano Roma con 8 città differenti con 25 voli settimanali.

Di fatto queste compagnie aderiscono meglio al concetto di italianità di Alitalia, anche perché il fondo speciale del trasporto aereo, che è pagato da tutti i viaggiatori (anche quelli non Alitalia) serve in gran parte a pagare la cassa integrazione speciale dei lavoratori di Alitalia. Cassa integrazione speciale che ha superato anche i 7 anni all’80% dello stipendio, anche quando nessun altro lavoratore in nessun altro settore ha avuto questo privilegio.

Buttare i soldi in una nuova Alitalia pubblica risponde al criterio di italianità? Forse sarebbe meglio essere sinceri con il contribuente italiano e dire che sì, il bacino elettorale di Alitalia è importante, e che vale qualche altro miliardo di euro. Alitalia val bene un requiem.