Da due importanti ministri, nonché esponenti del Movimento 5 Stelle, sono arrivate mercoledì dichiarazioni che rivelano quali sono le strategie che il Governo ha in mente per Alitalia. L’azienda può tranquillamente continuare a operare, ma registra ancora perdite e quale che sia il suo destino bisognerebbe che restituisse i 900 milioni di euro di prestito ponte ricevuto. Luigi Di Maio, oltre a promettere di punire i responsabili della crisi che ha portato al commissariamento di un’azienda che era uscita dal perimetro pubblico dieci anni fa, ha detto che si impegnerà in prima persona “per trovare un futuro ad Alitalia” e per tutelare anche le esigenze dei lavoratori.
Chi è stato ancora più specifico sui piani del Governo per la compagnia aerea è Danilo Toninelli. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha infatti garantito che “riusciremo a salvare Alitalia mantenendo il 51% in Italia. Ma chi rilancerà la compagnia dovrà essere qualcuno che si occuperà di far volare le persone e basta”.
Se uniamo le indicazioni dei due ministri pentastellati ci sembra di poter dire che:
1) L’obiettivo del Governo è nazionalizzare Alitalia. Difficile infatti pensare che ci siano soggetti privati italiani disposti a imbarcarsi in un’impresa così importante: gli esperti concordano sulla necessità di importanti investimenti sul lungo raggio per rendere la compagnia profittevole. Se poi aggiungiamo il fatto che i lavoratori dovrebbero essere tutelati, quindi che non bisognerebbe prevedere esuberi, allora non abbiamo alternative al pubblico, magari sotto le spoglie di qualche fondo della Cassa depositi e prestiti.
2) Si vuole comunque avere tra i soci di Alitalia un’altra compagnia aerea, cioè qualcuno che di “far volare le persone e basta” sia esperto, visto che i capitani coraggiosi che non lo erano sono finiti schiantati a terra. Posto che la maggioranza dell’azienda dovrebbe restare in mani italiane, la strada sarebbe aperta per un partner extracomunitario. In questo senso alla fine di giugno il sottosegretario allo Sviluppo economico, Marco Geraci, in un’intervista al Corriere della Sera aveva parlato di un forte interesse di una compagnia cinese per Alitalia. Sembra invece difficile credere che il 49% di Alitalia possa essere acquistato da Easyjet: a parte gli investimenti richiesti per il lungo raggio, ci sarebbero molte sovrapposizioni sul medio e corto.
3) Certo esiste anche l’ipotesi di un’aggregazione con Air Italy, l’ex Meridiana in cui è entrata Qatar Airways. In questo modo si creerebbe una sorta di compagnia aerea unica italiana, “patrocinata” dallo Stato che potrebbe così tutelare gli interessi nazionali nello strategico settore del turismo.
Tuttavia il Governo dovrà in ogni caso fare i conti con l’oste rappresentato dalla Commissione europea, che già indaga sul prestito ponte concesso. Se si vuole far intervenire lo Stato, o una sua partecipata, bisognerà quindi concordare bene l’operazione, un po’ come avvenuto con Mps. Non si potrà pensare di avviare un altro “braccio di ferro” tenuto conto di quelli già in atto. E se il caso della banca toscana può essere preso come riferimento, allora i sindacati dovranno digerire qualche taglio del personale. Quanto al partner straniero, è chiaro che i cinesi potrebbero avere tutto l’interesse a mettere un piede nel mercato del trasporto aereo europeo, ma bisognerà ponderare bene i riflessi geopolitici di una tale operazione.
Dunque la strategia del Movimento 5 stelle per Alitalia dovrà essere ben studiata nei minimi dettagli. Senza dimenticare che non sappiamo se il suo alleato di Governo condividerà al 100% le scelte prese (il caso Decreto dignità docet).
P.S.: I pentastellati non dimentichino di far tornare nelle casse dello Stato (pardon dei cittadini) il prestito ponte erogato: vale ben più dei risparmi ottenuti con il ricalcolo dei vitalizi.