I prossimi giorni saranno cruciali per le relazioni commerciali, e in generale, tra Stati Uniti e Ue. Per l’economia italiana è fondamentale che i flussi non siano ridotti da dazi. Lo è anche per la Germania, ma questa, più dell’Italia, potrebbe bilanciare l’eventuale perdita di affari in America reindirizzandoli verso la Cina e l’Asia. Nel comune interesse di Berlino e Roma, prima e seconda potenze manifatturiere ed esportatrici dell’Ue, c’è una differenza. La Germania può permettersi un confronto dissuasivo con l’Amministrazione Trump, che cerca il riequilibrio dei flussi commerciali con Cina ed Europa minacciando dazi, mentre l’Italia no.
Roma è stata costretta ad aderire all’invito tedesco di mostrare un’Ue compatta, ricordando che la Commissione è delegata dalle nazioni la materia dei trattati commerciali, ma segnalando perplessità per un confronto duro insieme ad altri, per esempio l’Olanda. Uno scontro troppo duro, comunque, non conviene nemmeno alla Germania per la sua vulnerabilità nel settore dell’auto, per altro molto connesso con l’industria italiana di componenti. Cosa possiamo aspettarci?
Merkel sta usando una strategia bastone-carota. Ha spinto la Commissione, su cui la Germania ha la maggior influenza sostanziale, per accelerare l’accordo doganale con il Giappone e con altri, quali Messico, Australia, ecc., non solo per timore che le elezioni parlamentari europee del 2019 rendano l’Ue più chiusa, ma, soprattutto, per mostrare che l’Ue stessa, diventando il centro di un reticolo globale di mercati nazionali aperti, potrà sostituire la centralità di quello statunitense e che già ora è un potere geo-economico superiore a quello statunitense. Sempre sul lato del bastone, poi, ha spinto la Commissione a multare aziende americane per motivi antitrust oltre che a minacciare controdazi.
Sul lato della carota, oltre a far limitare le multe citate, è disposta a offrire uno schema di riequilibrio all’America e, soprattutto, una limitazione della convergenza con la Cina e dell’espansione di Pechino nell’Eurasia. Nel bilaterale con Trump a porte chiuse, in occasione del vertice Nato, qualcosa del genere è stato impostato. E la visita di Juncker a Washington dovrebbe avviarlo.
Tutto bene, quindi? Trump non si farà intimidire dal bastone europeo come sperano Merkel e Bruxelles. Pertanto il premier Conte, nella visita a Washington di fine mese, dovrà probabilmente caricare di più il lato della carota e mediare per interesse italiano ed europeo.