Dopo aver guardato la video-intervista del prof. Ian Bremmer a Beppe Grillo ho capito che lo “statista ombra” del “Movimento” è un nichilista. Il suo slogan è “tanto peggio, tanto meglio” (per noi). Tre aspetti meritano attenzione. Primo: Ian Bremmer è il primo “grillino” americano e, di fatto, reinterpreta demagogicamente la vecchia tradizione americana della “grassroots democracy”, diffusa soprattutto fra i democratici. Sembra la mimesi speculare dei Cinquestelle di oggi. Bremmer, in qualche modo, lo sa, e si vede bene che gioca con l’equivoco culturale e lessicale, spostando il baricentro dell’attenzione su Bruxelles. Un gioco fin troppo facile, che alimenta slogan come quello grillino, finale, “gli americani hanno il dollaro nella testa”. Dietro la “narrazione”, il nulla. Appunto, nichilismo puro. Ma in questo nichilismo c’è del metodo. Il metodo è lo spostamento delle grandi questioni internazionali, della partita sull’Ue e del ruolo dell’Italia nel caos geopolitico contemporaneo, dai luoghi della politica alla piazza digitale. Il Grande Fratello vincerà e stavolta sarà la vittoria della “vera democrazia”, ecco il verbo grillino.
Secondo. Per legittimare questa metodologia è necessaria una premessa, vecchia come il mondo: la democrazia è finita. Il club dei profeti anti-democrazia fa sempre il pieno di iscrizioni, quindi una più, una meno, non sposta molto. Grillo si inserisce in questo filone, di per sé non eccelso e ormai usurato, per tirare l’acqua al mulino dei Cinquestelle: il referendum s’ha da fare, la democrazia tira a campare, noi vogliamo guadagnare un posto nella storia elevando il terrore di ieri – Big Brother di orwelliana memoria – a nuova Gerusalemme della Storia. Vinca il migliore, cioè noi. Punto. Ecco Beppe Grillo intervistato da Bremmer.
Terzo. Se la buttiamo così in caciara, come si dice a Roma, tutto può funzionare, sembra ipotizzare Grillo: conviene, anzi, farlo, così possiamo anche non fornire risposte sull’euro, sulla crescita economica, sulla stabilità istituzionale, sul mercato del lavoro, sulla Tav, ecc. Rimaniamo nel “giro”, a costo quasi zero, per noi, e facendo pagare Pantalone, ossia gli italiani. Che poi chiameremo al referendum e noi saremo il Settimo Cavalleggeri. Così è, se vi pare.
Ripeto, questo è Grillo, formato luglio 2018. Dopo Ferragosto, vedremo.