La proposta in quattro punti di Confindustria per rendere più efficiente e operativa l’Unione europea è caduta in un momento assai favorevole per l’attenzione prestata ai temi dell’Europa, alla vigilia del Consiglio che ha riunito a Bruxelles i capi di Stato e i premier dei 27 Paesi aderenti. Certo, all’ordine del giorno e sotto i riflettori c’era soprattutto la gestione dei migranti che l’Italia vorrebbe condivisa mentre i partner giocano allo scaricabarile, con un certo successo almeno finora. Ma non c’è dubbio che la questione economica abbia avuto un suo peso e lo abbia fatto sentire.



Dunque, secondo Confindustria e il suo Centro studi, l’Europa dovrebbe dotarsi di un ministro delle Finanze in grado di muoversi in autonomia, completare l’Unione bancaria, dare vita a un organismo capace di sostenere l’occupazione, trasformare il Meccanismo di stabilità in Fondo monetario europeo. Tutte misure, tecniche e politiche, rivolte a far uscire l’Unione dal limbo nel quale sembra essersi rifugiata per le tante critiche che continuano a piovere sul suo operato dopo aver perso di vista, questa l’accusa principale, l’obiettivo del benessere collettivo ed essere finita prigioniera di una visione burocratica.



In particolare, la nomina del ministro delle Finanze europeo dovrebbe servire a modificare il bilancio dell’Unione introducendo risorse autonome da reperire con l’emissione di eurobond, nel limite del 3% del Pil dell’eurozona, utili a finanziare un grande progetto d’infrastrutture sovranazionali. Un modo di procedere verso una maggiore integrazione senza mettere in allarme quei Paesi, e sono la maggioranza, che respingono l’idea di federare i debiti – l’unico modo che esiste per una vera Unione, come gli Usa insegnano -, ma accettano di fare piccoli passi che non ne compromettano l’autonomia.



In parte sono le tesi presenti nel documento presentato alle Assise di Verona e nella relazione del presidente Vincenzo Boccia all’assemblea annuale degli industriali. Ma il momento in cui cadono e l’assoluto bisogno di soluzioni per uscire dall’impasse conferiscono loro nuova vitalità. Tanto più che la ricetta di Confindustria riceve l’approvazione del ministro per gli Affari europei Paolo Savona che mette per iscritto come lo studio coordinato dal capo economista Andrea Montanino, un recente passato nel Fondo monetario internazionale, sia il migliore tra quelli recentemente letti.

Savona è noto per la sua posizione critica verso questa Europa che per essere all’altezza delle aspettative di cittadini e istituzioni, secondo l’economista, deve conferire alla Banca centrale il potere di battere moneta e avviare corsi scolastici comuni a tutti i Paesi dell’Unione. Messe insieme, le raccomandazioni del ministro e del Centro studi di Confindustria rappresentano una più che buona base di partenza per una rivisitazione del meccanismo comunitario. Almeno, possono alimentare il contributo nazionale alla discussione in atto tra Francia e Germania.

Un ruolo sempre più attivo, nelle intenzioni di Confindustria, dovrà avere l’organismo che raggruppa le associazioni imprenditoriali di tutta Europa – BusinessEurope – alla cui presidenza nei prossimi giorni il francese Pierre Gattaz sostituirà Emma Marcegaglia.