La Germania di Angela Merkel ha rispetto al resto d’Europa molti punti in comune con la Germania di Otto von Bismarck. Un suo più piccolo sussulto si riverbera, con onde che si amplificano via via che si espandono, sugli altri Stati dell’Unione europea, in particolare su quelli dell’unione monetaria. Non può, però, risolvere da sola tutti i nodi dell’Ue anche se è il cardine dell’Unione. Per questa ragione, la sua stabilità interna riguarda tutta l’Ue.



Da settant’anni, il pilastro della sua stabilità è stata l’alleanza tra il partito democratico cristiano (Cdu), presente in gran parte del Paese, e il partito sociale cristiano (Csu), prevalente nel Land della Baviera, il più vasto, più ricco e più dinamico. Nella percezione di gran parte del mondo, il Cdu-Csu viene considerato come un’unica forza politica, con differenziazioni che non sono più che sfumature a carattere regionale, nonché relative alla differente tradizione storica delle varie parti della Germania.(cattolica la “meridionale” Baviera e prevalentemente luterano il resto del Paese). Invece, l’alleanza tra Csu e Cdu è sempre stata una coabitazione difficile, che trovava un elemento importante di coesione nella comune opposizione ai socialdemocratici della Spd, con cui tuttavia hanno governato in esperienze di “grandi coalizioni”.



Le differenze sono diventate più marcate da quando la Spd, al pari di molti altri partiti socialdemocratici europei, ha avuto una forte perdita di consensi, mentre il partito nazionalista populista Alternative für Deutschland (Afd), pur se nato di recente, ne acquistava e portava ben 97 deputati al Parlamento Federale alle elezioni politiche del 2017. Afd è specialmente robusta in Länder dell’Est e nel Nord-Est, a lungo sotto regime comunista, nonché in Baviera dove si vota per il rinnovo del locale parlamento tra breve (in ottobre).

Lo “Stato libero di Baviera” (questo è il nome ufficiale del Land) è tradizionalmente conservatore, da sempre – eccetto una brevissima parentesi negli anni Cinquanta – governato dalla Csu. La Baviera è anche, tradizionalmente, tra i principali laboratori della destra tedesca, dove più feroce fu l’opposizione anti-democratica alla repubblica di Weimar, dove nacque e proliferò il primo nazismo, dove crebbero i più tenaci paladini dell’anti-comunismo nel secondo dopoguerra e dove, infine, sono radicati movimenti neonazisti come i cosiddetti Reichsbürger, che considerano illegittima la Repubblica federale e proclamano la restaurazione dell’impero tedesco nei confini del 1937.



Le prossime elezioni bavaresi, tuttavia, potrebbero rivelarsi un’amara sorpresa per il partito di governo. Secondo i sondaggi, la Csu oscillerebbe tra il 37% e il 44%, una percentuale che, nelle peggiori prospettive, la costringerebbe a un’ampia e difficile coalizione di governo con i Freie Wähler (6-7%) e i liberali dell’Fdp (5-7%). La ragione è, come già nelle consultazioni federali, l’ascesa della Afd, attestata su quote superiori al 10% e ormai diretta competitrice della Csu tra l’elettorato ultra-conservatore.

Nel recente passato, anche per tener conto delle preferenze del proprio elettorato e per arginare tendenze più estremiste, la Csu ha avuto aspri confronti, a livello federale, con la Cdu a guida Merkel, soprattutto in tema di abolizione della leva militare e della chiusura di centrali nucleari quando Csu e Cdu governavano a livello federale con i “verdi” e con i “liberali”. Quindi, il nodo dei “migranti secondari” si inserisce in un quadro di crescenti difficoltà all’intesa tra Csu e Cdu.

C’è da augurarsi che l’alleanza Csu-Cdu resti perché gli altri scenari (un nuovo tipo di “grande coalizione”, nuove elezioni politiche) possono produrre instabilità e nuovi successi della Afd che si riverbererebbero in tutta Europa.