Il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, si dice pronto a scendere in piazza e a mobilitare la città contro le decisioni – o meglio, lo stallo delle decisioni – del Governo: «Ministro che fa, chiude o no? Così continua a mostrare disprezzo verso i bisogni della comunità ionica. Abbiamo diritto a fatti, non a dichiarazioni strampalate». Il primo cittadino, disposto ad una apertura di credito iniziale dopo il change regime nei mesi scorsi, ora si ribella a quanto visto ieri sull’Ilva nella conferenza stampa. Annuncia che potrebbe esserci a breve una iniziativa forte nella qualche «coinvolgerò la comunità intera, soprattutto sindacati e imprenditori». Per Melucci bisogna dire basta alle «parole strampalate, ora siamo pronti a scendere in piazza»: in una intervista all’Huffington Post, l’ex ministro Calenda affronta lo stesso tema, anche se si dice convinto che alla fine quella trattativa Ilva-ArceloMittal si farà. «Di Maio ha messo su un circo, non un’azione di governo. Alla fine di questa sceneggiata si siederà al tavolo per firmare l’accordo con Mittal», spiega Carlo Calenda tra i più critici dell’azione interlocutoria dell’attuale ministro Di Maio. (agg. di Niccolò Magnani)



CALENDA: “MINISTRO HA CAPITO CHE NON PUT CHIUDERE L’ILVA”

L’ex Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, predecessore di Luigi Di Maio anche come interlocutore del Governo per la vicenda Ilva, in un’intervista rilasciata a Sky Tg24 ha rincarato la dose sull’attuale vicepremier, ritenendo: “Incomprensibili le spiegazioni di Di Maio sul parere dell’Avvocatura. La gara per l’Ilva è stata dichiarata illegittima ma non annullabile, senza sprecarsi a rendere pubblico questo parere. Di Maio ha spiegato che c’è stato un “eccesso di potere” nell’assegnazione ad Arcelor Mittal, ma al tempo stesso l’offerta non si può annullare perché risponde all’interesse pubblico. Ma se risponde all’interesse pubblico, perché chiedere il parere dell’avvocatura? Io un’idea me la sono fatta, Di Maio nel programma di Governo ha promesso di chiudere l’Ilva, ma una volta arrivato al Ministero dello Sviluppo Economico si è reso conto che non era possibile farlo. Dunque rigira la frittata, dice che io ho fatto il “delitto perfetto” e che è costretto a chiudere la trattativa. A me sta anche bene purché, finalmente, chiuda per il bene di tutti e delle 20.000 famiglie che devono salvare il loro posto di lavoro.” (agg. di Fabio Belli)



COME SI E’ ARRIVATI ALLA “GARA ILLEGITTIMA?”

Mentre i sindacati hanno fatto sapere non si andranno al tavolo sull’Ilva, un’ennesima volta, senza il Governo, in tanti stanno provando a decifrare le tante (e in alcuni punti contraddittorie) dichiarazioni rilasciate stamani dal Ministro Di Maio. Leggendo tra le righe e provando a riassumere massimamente, riteniamo coerente con quanto sentito oggi dopo il parere dell’Avvocatura di Stato, il giudizio tracciato dai colleghi de Il Post. E dunque, sarebbero due le direttrici portate avanti dal vicepremier M5s: il problema è che sono opposte l’una all’altra e questo rimane inconciliabile anche al termine della conferenza stampa, motivo per cui tanto Calenda, quanto il sindaco di Taranto e anche ArcelorMittal si chiedono in definitiva quale sia la scelta che prendere il Governo. Di Maio ha detto che la gara è illegittima e che ci sono le prove che lo sia (dopo la relazione della Avvocatura); ma anche detto «continuerò a lavorare per la cessione Ilva ad ArcelorMittal». Il tutto concludendo con un «non ci si può illudere sulla possibilità di trovare un nuovo acquirente», subito dopo seguito da un «potremmo revocare la gara se arrivasse una nuova offerta». Ma, chiudendo la giostra della contraddizione, il vicepremier ha concluso così: «la decisione di revocare la gara deve avere dei solidi fondamenti, altrimenti ArcelorMittal farebbe ricorso e vincerebbe». (agg. di Niccolò Magnani)



ARCELORMITTAL: “DI MAIO HA RICONOSCIUTO NOSTRA BUONA FEDE”

Un portavoce di ArcelorMittal, la multinazionale che nel giugno dell’anno scorso ha vinto la gara per l’acquisizione dell’Ilva, ha commentato le dichiarazioni rilasciate dal ministro dello Sviluppo economico in conferenza stampa. «ArcelorMittal si è comportata in buona fede durante tutto il processo di acquisizione di Ilva e questo comportamento è stato recepito dal ministro Luigi Di Maio». Il portavoce, che ha parlato all’Ansa, non è entrato nel merito del parere espresso dall’Avvocatura dello Stato. Non avendone preso visione, «non siamo in grado di fare alcun commento in dettaglio su di esso». L’azienda ha ribadito il suo interesse a portare a termine l’operazione: «ArcelorMittal rimane interessata all’acquisto di Ilva e al fatto di poter diventare un responsabile proprietario e imprenditore del gruppo Ilva». Anche la multinazionale attende segnali dall’esecutivo. «Speriamo di ricevere il supporto del Governo per raggiungere una positiva conclusione nella negoziazione con i sindacati il più presto possibile», ha concluso il portavoce. (agg. di Silvana Palazzo)

SINDACO DI TARANTO IRRITATO: “COSÌ NON VA”

Proseguono gli attacchi nei confronti del ministro del lavoro e dello sviluppo economico, Di Maio, in merito alla questione relativa al futuro dell’azienda Ilva di Taranto. Il numero uno dei grillini viene accusato di immobilismo, come confermato anche dal primo cittadino della città pugliese, Rinaldo Melucci, esponente del Partito Democratico: «Non è che non decidendo o non pronunciandosi sul mantenimento o sulla chiusura dello stabilimento siderurgico, lui può lavarsene le mani – le parole riportate dall’edizione online de Il Sole 24 Ore – questo sia molto chiaro. Il ministro e il suo Governo dovranno comunque occuparsi di Taranto». Melucci aggiunge che continuerà ad incalzare Di Maio, anche se fino ad ora i rapporti fra i due non sembrano andare proprio a gonfie vele: «Dopo la mezz’ora che ci ha concesso al pari di qualsiasi altra associazione – denuncia il sindaco tarantino – lui non ha mai ascoltato il comune di Taranto. Se questa è la trasparenza della sua idea politica, siamo molto dubbiosi». Quindi Melucci conclude esternando la propria tesi: «Ho l’impressione che si stia consumando una farsa. Capisco – conclude il sindaco di Taranto – la sua difficoltà nell’aver promesso in campagna elettorale la chiusura dello stabilimento, ma qui il ministro semplicemente non decide. E questo crea imbarazzo e forte preoccupazione in tutti gli attori del territorio». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

“COSI’ CONTINUAMO A DECIDERE DI NON DECIDERE”

Dopo la conferenza stampa del ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, è Confindustria Taranto a intervenire sull’Ilva. A parlare è il presidente Vincenzo Cesareo: «Continuiamo a decidere di non decidere e questo è aberrante e ci preoccupa fortemente. Quanto avvenuto oggi è una cosa inaccettabile per l’intera comunità di Taranto». La situazione però non passerà inosservata: «Io sento i rumors e qualcosa credo si farà. Siamo stufi, il territorio si farà sentire». Nel frattempo c’è il disappunto per la mancata svolta: «C’è un governo che ha deciso di non decidere. Noi per oggi ci aspettavamo una decisione univoca: o di continuare con la gara con Mittal o andare verso la chiusura dello stabilimento». Nel frattempo c’è un’azienda con i suoi lavoratori in attesa: «È una situazione non degna di un Paese civile: c’è un’azienda pronta a investire qualche miliardo di euro, anche per l’ambientalizzazione e dare certezze all’industria italiana e invece siamo al gioco dell’oca. Si decida, sono 6 anni che aspettiamo». (agg. di Silvana Palazzo)

FIM CISL: “BASTA SCARICABARILE, DECIDA”

Da una parte Luigi Di Maio, che parla di “delitto perfetto” commesso su Ilva. Dall’altra il suo predecessore al Ministero dello Sviluppo Economico, quel Carlo Calenda che ha di fatto sfidato il capo politico M5s ad annullare la gara se viziata da eventuali illegittimità. In mezzo, però, ci stanno i lavoratori che attendono di capire cosa ne sarà della più grande industria del Meridione d’Italia. E a tal proposito interviene segretario della Fim Cisl Marco Bentivogli: “Siamo a due settimane dalla scadenza della proroga dei commissari data dal ministro Di Maio. Fino ad ora è stata fatta solo confusione. Il ministro ha dato contemporaneamente ragione a chi vuole chiudere l’Ilva e a chi la vuole rilanciare ambientalizzata. Non abbiamo nessun pregiudizio sull’operato del ministro e del suo dicastero, chiediamo solo di decidere perché è da maggio che la trattativa si è interrotta. Abbiamo atteso troppi mesi di scaricabarile, i lavoratori non attenderanno ancora per molto tempo. Basta campagna elettorale. Se ci sono criticità gravi, annulli la gara altrimenti è fumo e confusione utile solo alle prossime elezioni. La fabbrica è senza manutenzione e pericolosissima”. (agg. di Dario D’Angelo)

CALENDA ALL’ATTACCO

Le parole in conferenza stampa di Luigi Di Maio sul caso Ilva hanno subito suscitato polemiche. Duro attaccato del predecessore Carlo Calenda, che ha parlato di “dilettantismo”, seguito dal collega di partito Luigi Marattin: “Guardate il livello di cialtronaggine di Luigi Di Maio. “Secondo me la gara per Ilva è illegittima. Però non posso annullarla perché non è illegittima”. Svegliate l’Italia da quest’incubo. Mai si è vista una cialtronaggine simile al governo della cosa pubblica”. Queste, invece, le parole di Teresa Bellanova su Twitter: “#Ilva una conferenza stampa tutta basata sui secondo lui. Non abbiamo necessitá di interpretazioni, Ministro, occorre trasparenza. La ricorda quella che sbandieravate ad ogni respiro? Negli atti di governo non ci sono cose private. Renda subito pubblico il parere dell’Avvocatura”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

DI MAIO: “COMMESSO DELITTO PERFETTO”

Luigi Di Maio è intervenuto in conferenza stampa e ha fatto il punto della situazione sul capitolo Ilva, non mancano le polemiche. L’attacco del ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico è diretto: “E’ stato commesso il delitto perfetto: c’è pochissimo di regolare in questa gara secondo il parere dell’Avvocatura. Secondo noi c’è stato un eccesso di potere, l’atto è illegittimo. Se dopo due anni e otto mesi esistessero delle aziende che volessero partecipare alla gara, noi potremmo revocare questa procedura per motivi di opportunità. Non abbiamo ad oggi delle aziende che vogliono partecipare, ma se ne esistesse anche solo una ci sarebbe motivo per revocare la gara”. Ed è giunta immediata la replica del predecessore Carlo Calenda: “Caro @luigidimaio il “delitto (im)perfetto” è il tuo verso la nostra intelligenza. Se la gara è viziata annullala. “Potremmo se ci fosse qualcuno interessato” e le altre fesserie del genere che ci stai propinando da mesi, dimostrano solo confusione e dilettantismo”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

LE IPOTESI SUL TAVOLO

Grande attesa per la conferenza stampa di Luigi Di Maio in programma oggi: il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico farà il punto della situazione sull’Ilva dopo le parole di ieri in cui sottolineava “le forti criticità evidenziate nel parere dell’Avvocatura”. Ci sono vizi, dunque, ma la gara non è nulla. Il rischio maggiore è legata alla mancata cessione ai franco-indiani di Arcelor Mittal, con il capo politico del Movimento 5 Stelle che dovrà spiegare se la società che si è aggiudicata la gara potrà operare o meno, o ancora se verranno richieste ulteriori garanzie. Come sottolineato da Sky Tg 24, il prossimo 15 settembre 2018 scadrà la proroga del commissariamento: sul tavolo diverse ipotesi, con Di Maio che ha spesso evidenziato i suoi dubbi sulla proposta di Mittal in ambito di occupazione e ambiente. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

SALTA LA VENDITA A ARCELOR MITTAL?

Il destino dell’Ilva è ancora tutto da chiarire, ma ieri il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio ha evidenziato le forti criticità derivanti dal parere dell’Avvocatura. E, come riportato dai colleghi de Il Giornale, il capo del Movimento 5 Stelle sarebbe pronto ad annullare la gara per la cessione. Secondo le prime indicazioni, l’Avvocatura offrirebbe così al ministro le motivazioni per mandare a monte la vendita alla cordata Am Investco, guidata dai franco-indiani di Arcelor Mittal. Una patata bollente per Di Maio, che ha convocato una conferenza stampa per oggi, 23 agosto 2018, per fare il punto della situazione sulla spinosa vicenda. Infine, segnaliamo il commento dell’esponente Pd Teresa Bellanova su Twitter: “#Ilva @luigidimaio renda subito pubblico il parere dell’Avvocatura che ha da ieri sera nelle sue mani, esattamente come facemmo noi al governo. Sulla vicenda Ilva hanno esercitato già abbastanza la cultura del sospetto. C’è invece bisogno di chiarezza e di leggere il parere”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

DI MAIO SU ILVA

Manca meno di un mese al possibile commissariamento dell’Ilva di Taranto, e il parere dell’Avvocatura di Stato, molto atteso, riguardo l’offerta di Arcelor Mittal, non fa dormire sonni tranquilli. Almeno stando a quanto dichiarato dal Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, con il vicepremier che ha sottolineato come, secondo il parere dell’Avvocatura, l’offerta presenti “fortì criticità, ma non tanto gravi da fare pensare ad annullare la gara.” Ha spiegato Di Maio: Il profilo più rilevante è legato a ‘eccesso di potere’ e cioè al cattivo esercizio dello stesso, non essendo stato tutelato il bene comune e il pubblico interesse a causa della negata possibilità di effettuare rilanci per migliorare l’offerta.” Non manca la frecciata al Governo precedente, ma un esponente di rilievo del precedente esecutivo non fa tardare la replica.

CALENDA RISPONDE AL MINISTRO SU TWITTER

Si tratta del precessore di Di Maio al Ministero dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, caustico su Twitter sui dubbi espressi dal vicepremier sulla vicenda Ilva. “Caro Luigi Di Maio, invece di darci il tuo parere sul parere dell’Avvocatura, pubblica il parere prima dell’annunciata conferenza stampa di domani. Così evitiamo il solito ridicolo show a senso unico.” Secondo Calenda infatti è sterile il parere di Di Maio di fronte a un parere dell’Avvocatura non ancora commentato nella sua interezza. Il Ministro però sembra intenzionato ad andare dirtto per la propria strada, soprattutto chiedendo a Mittal di alzare il tiro del proprio impegno, rispetto a quanto inizialmente offerto, a partire dall’intenzione di assumere solo 10.000 dei più di 13.000 operai che dovrebbero essere immediatamente riassorbiti dall’azienda.