Il Governo continua a lavorare in vista della Legge di bilancio e l’obiettivo resta quello di perseguire gli obiettivi del contratto di Governo, conciliandoli con la stabilità delle finanze pubbliche e la riduzione del rapporto debito/Pil. Un obiettivo non certo facile da perseguire, anche perché, spiega Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, l’Italia rischia di ritrovarsi in una situazione più critica di quella del 2011.
Professore, cosa ne pensa del modo in cui il Governo si sta preparando a mettere a punto la Legge di bilancio?
Qualunque cosa si pensi delle proposte, potrebbe essere destabilizzante fare un “pacchetto unico” per approvarle in toto. Quindi sarebbe meglio implementarle in modo graduale, come pare intenzionato a fare il Governo. Tuttavia si dovrebbero evitare ipotesi dirompenti come quella sulle cosiddette pensioni d’oro. Si tratta di manovre delicatissime, che possono incidere sulla vita di diversi nuclei famigliari. C’è un quadro di incertezza e in questo momento provvedimenti del genere sono l’ultima cosa di cui il Paese ha bisogno.
Insomma, non ci si possono permettere passi falsi.
Un investitore, non dico uno speculatore, ma un fondo pensione, come fa a farsi un’opinione di cosa vuole il nostro Governo? Quasi come ogni agosto, anche quest’anno emerge un problema sui mercati. Stavolta è la Turchia, speriamo che non lo diventi anche l’Italia. Certo però che ci stiamo mettendo del nostro perché ciò accada. Fossi un consigliere tecnico del Governo suggerirei di dire che si cominceranno a fare le cose promesse, ma rispettando un vincolo seriamente.
Ma è proprio quello che continua a dire il Governo.
Sì, ma assistiamo a balletti come quello sull’Iva che di certo non aiutano: un giorno si dice che non aumenterà, un altro giorno che potrebbe in parte crescere, poi arriva una smentita. Se normalmente la dialettica politica è tra Governo e opposizione, oggi sono gli esponenti della maggioranza a parlare in continuazione, ma senza una direzione precisa.
Forse il problema è che entrambe le forze che compongono l’esecutivo, che non sono certo alleate naturali, vogliono mostrare ai loro elettori che manterranno le promesse fatte.
È possibile. Mi viene in mente però un’immagine. Ha presente i film americani in cui si vedono due giovani che si sfidano su due auto in corsa dirette una contro l’altra e la vittoria va a chi sterza per ultimo? I due partiti al Governo sono in una situazione simile: se uno dei due cede ammette una sconfitta rispetto all’altro, e rischia di rimetterci di fronte al suo elettorato, ma se entrambi tengono fermi sterzo e acceleratore rischiano di fare una brutta fine, e con loro il Paese.
Crede che rischiamo di trovarci in una situazione peggiore rispetto a quella del 2011?
Sono molto franco: temo di sì. Vorrei ricordare che in quella circostanza chi ha risolto davvero la situazione è stato Draghi, senza tra l’altro spendere un centesimo, ma semplicemente con l’autorevolezza della sua affermazione, il famoso “whatever it takes”. L’anno prossimo però Draghi è in scadenza. Avrebbe pertanto la forza nel board per intervenire? Con quali strumenti? Non bisogna dimenticare che gli operatori sanno benissimo che conterà molto di più quel che pensa il suo successore.
Ha parlato della Bce, ma come pensa si comporterà la Commissione europea nei confronti dell’Italia?
La Commissione europea a mio parere non è in uno dei suoi momenti migliori, anche perché Merkel e Macron hanno dei problemi interni ai loro paesi cui guardare. In questo contesto vedo difficile che venga concesso all’Italia un qualche margine se non in cambio di qualcosa. In passato, com’è avvenuto, poteva essere l’immigrazione, ma ora non saprei cosa potremmo offrire. Ritengo sia possibile concordare un deficit/Pil più alto del previsto, ma che richiederebbe qualche altra manovra importante (come quella sulle pensioni d’oro o la revisione delle tax expenditures) per poter inserire i provvedimenti che si vogliono approvare. Il rischio è di ritrovarsi nei fatti con un aumento della pressione fiscale, magari tramite i tributi locali o un taglio delle detrazioni e delle deduzioni.
(Lorenzo Torrisi)