Voci critiche non mancano sulla Mini Flat Tax. Si parla di una misura che, per la nuova tassazione, renderà di fatto più convenienti le partite Iva rispetto all’essere lavoratori dipendenti. Diversi esperti commercialisti hanno già effettuato le prime simulazioni e le cifre parlano chiaro, con le nuove partite Iva tassate al 15% come si ipotizza per la Mini Flat Tax. Su 100mila euro introitati con un contratto di lavoro dipendente ci sono 36.170 euro di tasse da pagare, e in più ci sarebbe comunque un surplus di spesa rappresentato dalle cosiddette addizionali locali. La stessa cifra fatturata da un professionista con partita Iva, con il regime fiscale che prevede un’aliquota fissa del 15%, farebbe pagare allo stesso imposte per 11.700 euro. Uno scalino che secondo gli esperti renderebbe la Mini Flat Tax paradossalmente penalizzante (e in maniera molto pesante) per i lavoratori dipendenti. (agg. di Fabio Belli)



“ABBATTERA’ LA BUROCRAZIA”

L’hanno già ribattezzata “mini-flat tax”, ma il primo firmatario della proposta di legge depositata alla Camera, il capogruppo della Lega Riccardo Molinari, è convinto che il testo sottoscritto anche dal capogruppo del M5s Francesco D’Uva, non sia altro che il primo passo verso la flat tax vera e propria, quella anche più complicata da realizzare, per le famiglie. Come riportato da La Repubblica, tra gli obiettivi che la maggioranza crede di raggiungere con l’imposizione di un’aliquota unica al 15% per le partite Iva e le piccole imprese fino a 100 mila euro di «ricavi o compensi» l’anno, c’è anche quello di far emergere il nero. Secondo Molinari, infatti, questo avverrà poiché “oltre a mettere più soldi in tasca”, la mini flat-tax “abbatte la burocrazia”. Chi beneficerà del regime forfettario sarà infatti esentato dallo spesometro e dalla fatturazione elettronica, non si vedrà applicata Iva e non sarà neanche soggetto a studi di settore o indici sintetici di affidabilità. (agg. di Dario D’Angelo)



MINI FLAT TAX, LA PROPOSTA DI LEGA E M5S

Mini Flat Tax, arriva la versione light della proposta della Lega. Sottoscritta dal Movimento 5 Stelle, alla Camera il Carroccio ha infatti depositato una proposta di legge riguardante una prima versione dell’ormai famosa tassa piatta, ma di cosa si tratta? Questa versione mini è rivolta a imprese e lavoratori autonomi fino a 100 mila euro e prevede una aliquota unica al 15 per cento, mentre per le start up una aliquota al 5 per cento fino a cinque anni dalla sua fondazione. Per quanto riguarda la copertura prevista, parliamo di 3,5 miliardi di euro a partire dal 2019. L’obiettivo del Governo è quello di rendere più conveniente lavorare con una partita Iva, grazie al regime forfettario esteso fino a 100 mila euro. Come evidenziato da Studio Cataldi, la convenienza fiscale abbraccia le fasce di reddito medio.



MINI FLAT TAX, ECCO DI COSA SI TRATTA

Firmata dal Capogruppo della Lega al Senato Riccardo Molinari e sottoscritta dal collega pentastellato Francesco D’Uva, la proposta di legge si pone il fine di innalzare a 100 mila euro di ricavi-compensi conseguiti l’anno precedente per l’accesso al regime agevolato in sostituzione dei numerosi scaglioni variabili. Copertura di 3,5 miliardi di euro ricavabili “riduzione dello 1% di tutte le dotazioni finanziarie di parte corrente del bilancio dello Stato, fatta eccezione per le spese per oneri inderogabili di cui all’articolo 21, comma 5, lettera a), della legge 31 dicembre 2009, n. 196, ad eccezione delle spese relative alle missioni: diritti sociali, politiche sociali e famiglia; politiche per il lavoro, tutela della salute, difesa e sicurezza”. Per certi versi, sottolinea Wall Street Italia, con questo nuovo regime sarebbe addirittura più conveniente per le partite Iva che per i lavoratori dipendenti con contratto canonico, al netto delle spese per l’assicurazione sanitaria o un fondo di pensione integrativo.