I dati sulle vendite di Btp da parte degli investitori esteri a giugno e luglio hanno riportato all’attenzione il discusso rapporto tra “mercati” e debito italiano. A questo Governo, con tutto il bene o il male che ognuno può riservare, può essere attribuito, al netto di un decreto dignità, solo una volontà finora piuttosto confusa di rilanciare la crescita italiana aumentando il deficit; questo Governo, semplicemente perché gli è mancato il tempo, è ancora quasi esclusivamente erede di quello che ha trovato e, per inciso, anche delle revisioni al ribasso della stima di crescita di Moody’s. Fatta questa, facile, premessa la questione diventa più complicata perché questo rapporto con i mercati diventa lo sfondo su cui giustificare qualsiasi tesi.



Ci pare ci siano almeno due questioni che si intrecciano. La prima, la responsabilità o l’irresponsabilità della politica economica del Governo, è un tema popolarissimo su cui ci si esercita quotidianamente. La seconda è incomprensibilmente relegata in secondo piano mentre in realtà è importante almeno come la prima. Come noto, e facilmente verificabile, a luglio del 2012 con Monti che aveva già ampiamente spiegato e attuato la propria politica economica (la sua nomina è di metà novembre 2011), lo spread tra Btp e Bund era tornato a toccare i massimi della crisi del debito sovrano dell’autunno del 2011 che aveva portato alle dimissioni di Berlusconi. Il 24 luglio del 2012 lo spread toccava quota 538 dopo essere peggiorato di 300 punti in quatto mesi scarsi; non solo eravamo vicini ai massimi dell’autunno 2011, 550, ma il peggioramento non si arrestava e nemmeno si capiva cosa avrebbe potuto fare un’Italia stremata dall’austerity per uscire da quella situazione autonomamente.



Infatti, l’Italia è stata tirata fuori da quella situazione e messa al riparo dalla “speculazione” (che è il soprannome dei “mercati”) il 26 luglio del 2012 solo ed esclusivamente grazie al mitico “whatever it takes” di Draghi. Anche il più europeista dei governi, anche il più ligio esecutore di politiche di “austerity” in perfetto accordo con le richieste “dell’Europa” , anche il più cattivo tagliatore di spese inutili e “incrementatore” di tasse non può nulla contro i mercati o contro la speculazione senza la difesa della sua banca centrale. Riformuliamo: introdurre politiche “fiscalmente responsabili” o di austerity non mette al riparo dalla speculazione senza che la Bce apra il suo scudo stellare. E senza crescita si torna la punto di partenza in men che non si dica.



La speculazione che ha colpito a giugno e a luglio avrebbe potuto colpire con qualsiasi Governo, come accaduto dopo 8 mesi di Monti, a una sola condizione e cioè che la Bce togliesse la mano. Un investitore che vede il rendimento del bond a due anni di un Paese europeo al 3% come accaduto a maggio 2018 sa che, per qualsiasi motivo, la banca centrale non è in campo e si comporta di conseguenza infierendo sull’animale ferito. Questo accadrebbe, ripetiamo, anche con un deficit su Pil allo 0% senza un accordo con la Bce. Decidere se questo Governo o la sua politica economica meritino o meno quello scudo è un’altra questione.

Se questo Governo trovasse un accordo con l’Europa per sforare di uno 0,2% il deficit su Pil e si assicurasse l’intervento della Bce la “speculazione” o “i mercati” tornerebbero a comprare per gli stessi “gretti” motivi per cui hanno venduto. Se questo Governo, indipendentemente dalla bontà o meno delle sue idee di politica economica, non riesce a godere di questa “stima” e un altro magari sì, allora siamo nel campo delle profezie autoavverantesi. Primum vivere deinde philosophari. Però smettiamo di sprecare tempo e soldi con le elezioni.

Queste considerazioni sono indipendenti da una valutazione sulle idee di politica economica di questo Governo che sicuramente appaiono molto confuse; questo è sempre un male, e ci mancherebbe altro, per i “mercati”. Noi però vorremmo aggiungere questo; vista la montagna di problemi finanziari e geopolitici nel mondo con la prima economia mondiale che ha deciso di fare deficit a tutto spiano, non si capisce che senso abbia ammazzare un’economia per uno 0,2% di deficit con quello che potrebbe accadere. Non ci risulta che la Francia abbia patito un solo secondo di speculazione sforando i parametri europei per dieci anni; forse anche per questo rifiuto delle politiche di austerity, con le 35 ore e tutto il suo mega carrozzone pubblico intatto, oggi sta meglio di noi.

Questo Governo ha la colpa di non aver spiegato cosa vuole fare, forse perché non lo sa ed eventualmente per cosa spendersi l’extra deficit. C’è un generico rifiuto delle politiche di austerity che probabilmente è salutare viste la conseguenze della sua applicazione, sostanziate in macelleria sociale di basso livello. Questo però non può e non deve essere un alibi perché gestire le finanze pubbliche con criterio è innanzitutto un nostro interesse; esattamente come è un nostro interesse spendere per la crescita in un Paese stremato da dieci anni di crisi e bassa crescita con i dati sull’occupazione che rimangono tragici.

Detto questo, a chi invoca un cambiamento a prescindere, sull’onda del “fate presto” del 2011 per mettere qualcuno che piace alla gente che piace in Europa, ai mercati o al Fondo monetario internazionale suggeriamo di riguardare il grafico dello spread del 2012. La stessa speculazione finanziaria del 2011, economia distrutta e più debito su Pil in conseguenza del crollo del denominatore via austerity. Ovviamente è chiaro a tutti che lo spread a 500 o, come in questi giorni, i Btp in forte tensione hanno pesanti ricadute sull’economia reale. Meglio di un italiano però c’è solo un altro italiano purché sia un italiano di fatto e non travestito con la bandierina francese o tedesca sotto la camicia. Francia e Germania non sanno neanche cosa sia la “sovranità condivisa” e oltretutto non ne vogliono sapere nulla. Altrimenti qualcuno ci spieghi le trattative a campo aperto con la Russia di Putin. Troviamo in Europa un accordo, altrimenti non ci sono politiche buone che tengano. Figuriamoci quelle cattive.