Lo spread continua ad aggirarsi intorno ai 280 punti base. C’è un’attesa carica di tensione per conoscere quelli che sono i piani effettivi del Governo – al di là delle enunciazioni delle ultime settimane – per la Legge di bilancio che dispiegherà i suoi effetti nell’anno venturo. Dallo stesso esecutivo sono arrivate dichiarazioni che parlano di attacco imminente dei mercati e anche l’ex ministro delle Finanze, Francesco Forte, spiega che «la situazione è tesissima». 



Per quali ragioni professore?

Non si sa se la Legge di bilancio avrà o meno i requisiti per superare il giudizio non tanto della Commissione europea, che tra l’altro si avvicina al rinnovo, quanto dei mercati. Il Governo sembra muoversi senza bussola precisa, si presenta non omogeneo e non si sa bene che di tipo di politiche adotterà. Sarebbe stato opportuno rispettare un’abitudine introdotta da Tremonti.



Quale?

Presentare tra luglio e agosto un documento preliminare di bilancio, nel quale chiarire gli obiettivi di medio lungo termine globali e a cui condizionare la manovra di fine anno. Un documento che risulta essenziale per dare certezze ai mercati. Tant’è che oggi in sua assenza vediamo che lo spread balla. Anche perché non si capisce bene che orientamento abbia il Governo: si ha solo l’impressione che non sia molto propenso a rispettare regole di bilancio prudenziali. Ci vorrebbe quindi un documento in cui si mettesse in chiaro quanto deficit si vuole fare e si segnalasse l’importo globale quanto meno delle spese correnti e di quelle di investimento, oltre che il livello delle imposte dirette e indirette.



Ha detto che il Governo non sembra propenso a rispettare regole di bilancio prudenziali. Dovrebbe fare quindi una manovra con un deficit basso?

Attenzione, sarebbe controindicato fare una manovra troppo restrittiva, sarebbe pericolosa come mostra l’esempio di Monti. Ai mercati vanno benissimo manovre di medio-lungo termine di consolidamento del bilancio, che generano crescita e non disoccupazione, perché liberano risorse riducendo il debito, ma non deprimono eccessivamente la domanda di consumi e nello stesso tempo fanno ripartire gli investimenti.

Qual è il rischio che stiamo correndo realmente in questi giorni?

Siccome ho l’impressione che al Governo siano in tutt’altre faccende affaccendati, il rischio è che un giorno venga fuori uno spread altissimo e allora bisognerà correre ai ripari non più con annunci, ma con decisioni concrete del ministro dell’Economia. Il rischio è essere preda della speculazione internazionale in un periodo in cui si avvicina la scadenza del mandato di Draghi, che sicuramente interverrà, ma porrà delle condizioni all’Italia. Rischiamo cioè un commissariamento. La minaccia verrà fuori se il Governo non prenderà prima la situazione per il verso giusto.

Cioè?

Il verso giusto non è, come si crede, rispettare i parametri europei, ma fare una manovra tranquillizzante, in cui margini di flessibilità ci possono e ci debbono essere, perché una depressione eccessiva come quella che è stata fatta da Monti su suggerimento europeo e sulla base di una teoria completamente sballata creerebbe solo danni: Grecia docet. C’è però da dire che i mercati guardando all’Italia non hanno timori solo rispetto ai conti pubblici.

Cosa intende dire Professore?

Credito e credibilità sono termini molto legati tra loro e perdere credibilità vuol dire perdere credito. Questo Governo ha ereditato una perdita di credibilità, ne ha persa un po’ di suo e adesso dovrebbe cercare di rendersi credibile. Cosa che finora non ha fatto, anzi. Lo si è visto con l’Ilva: si dice che la gara sarebbe da rifare, ma non la si rifà, però Di Maio non esclude di annullarla. Lo si è visto con le concessioni autostradali: si dice che revoca quella ad Autostrade per l’Italia, ma non si capisce se si vuole tornare alla gestione pubblica o meno e non c’è accordo su chi debba ricostruire il ponte crollato a Genova. Insomma, non c’è chiarezza e dunque gli investitori possono dire che non c’è da temere solo per il debito pubblico, ma per ogni altro investimento.

Perché secondo lei non c’è chiarezza da parte del Governo?

Perché non c’è chiarezza nella loro testa. Parlo soprattutto dei 5 Stelle. Anche la nota di aggiornamento del Def, vista la situazione dello spread, sarebbe stato opportuno anticiparla ad agosto. Tuttavia non è accaduto e credo che ciò dipenda dal fatto che le due forze al Governo non sono d’accordo tra loro. 

(Lorenzo Torrisi)