Tutti sono concordi nel sostenere che dopo un decennio di recessione e di crescita rasoterra l’Italia ha un bisogno disperato d’espansione tale da ridurre il fardello del debito pubblico che, a sua volta, è un freno significativo alla crescita. Il Governo – lo sappiamo – si sta arrovellando per utilizzare come leva un grande piano d’investimenti pubblici: si parla di un programma di 50 miliardi di euro, sempre che si trovino i progetti “cantierabili”, che vengano valutati ad alto rendimento economico e sociale (da chi?) e che la normativa in vigore su appalti e commesse non ne ostacoli la puntuale e spedita attuazione.
Anche se ci fossero tutte le condizioni per il programma, non basterebbe se Governo e cittadini non affrontassero la crescita “con gioia”. Lo dicono grandi maestri di quella “scienza triste” che è l’economia: Becker, Sen, Frey, Hirschman (e il suo allievo e aedo italiano, Meldolesi). Lo ha dimostrato quel marxista arcigno ungherese Ferenc Janossy studiando il miracolo economico italiano. Alla mia attuale età, ricordo che negli anni del “miracolo” si andava a piedi per non pagare il biglietto del tram, il divertimento consisteva nell’andare una volta la settimana al cinema con gli amici (purché fosse di terza visione o parrocchiale) e in pizzeria una al mese, ma che si trasudava di gioia per un’Italia che vibrava e cresceva e che aveva una forte natalità. I Ministri non avevano le auto blu ma gioivano, abitavo quasi accanto a Pietro Nenni che andava a piedi alla Camera sorridendo e la cui moglie andava al mercato con mia madre. Con gioia.
Ci infonde gioia l’attuale Esecutivo? Senza dubbio, il dinamico e pirotecnico vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, con sue esuberanti piroette, mostra di divertirsi e sa far divertire gli altri: è il più gioioso e il maggior portatore di gioia del gruppo. Lo è pure il meno fiammeggiante ma sempre allegro Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. Probabilmente anche per questa ragione, nei sondaggi la gioiosa Lega aumenta i consensi, non solo a spese degli altri partiti del centrodestra, ma anche del M5s e del Pd.
Le grisaglie non si addicono alla gioia. Per questo motivo, il giovane vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio non ispira gioia. Anzi, ha il tratto di chi è precocemente invecchiato. Gli pesano sulla schiena già incurvita le 150 vertenze in corso al ministero dello Sviluppo economico, i 21 miliardi di euro da trovare per il reddito di cittadinanza, i dolori del Decreto dignità e tante altre grane. Del suo gruppo, quella che pare più gioiosa è la viceministra dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli. Che la trasmetta anche agli altri!
E i Ministri tecnici? Conosco Enzo Moavero Milanesi dal 1992 e non ricordo una barzelletta da lui raccontata. Sembra uscito dalle brume di Bruxelles con l’uniforme del solerte funzionario – non so se sia il modo migliore per negoziare con coloro che per decenni sono stati i suoi superiori. Interagisco con Giovanni Tria dal 1990: non rammento battute neanche da lui, che al pari di Moavero Milanesi ama i poco gioiosi abiti scuri. La mia conoscenza con Paolo Savona risale all’inverno 1980, di barzellette ne ricordo non poche. Rispetto alle tristi mises degli altri, i suoi gessati sono quasi sportivi. Ma non sprizzano allegria.
E il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte? In TV più che gioia ispira tenerezza. Suvvia, ragazzi, gioite e fateci gioire!