Sono dati decisamente preoccupanti quelli pubblicati dall’OCSE in un rapporto sui giovani nel mondo del lavoro e dell’istruzione. In particolare, fanno riflettere i dati in merito all’occupazione: il 66% dei giovani laureati fra i 25 e i 34 anni ha un lavoro, ma il tasso è uno dei più bassi in Europa, ed inoltre è in calo dal 2007. Il tasso di occupazione sale all’81% se si prende in considerazione la fascia fra i 25 e i 64 anni, mentre nella primissima fascia, quella al di sotto dei 25 anni, la situazione peggiora. I cosiddetti Neet, coloro che non studiano, non lavorano, non frequentato alcun corso di formazione e non hanno intenzione di cercarsi un’occupazione, è pari al 30% fra i 20 e i 24 anni (la media Ocse è del 16%).



“30ENNI, GENERAZIONE SACRIFICATA”

La quota sale addirittura al 34% se si prende in considerazione la fascia di età successiva, quella fra i 25 e i 29 anni. Di questi, il 28% sono uomini mentre il 40% sono donne, la quinta percentuale più elevata dell’Ocse. «Il divario occupazionale tra l’Italia e la media OCSE – dice Francesco Avvisati, economista Ocse, ai microfoni de Il Sole 24 Ore – aumenta con i livelli d’istruzione e ha raggiunto 18 punti percentuali nel 2017 per i giovani con un’istruzione terziaria. Sono dati – ha aggiunto e concluso – che fotografano meglio di altri una generazione sacrificata, quella dei 30enni».

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