Dopo l’affondo durissimo (e con qualche tono fuori posto) del Commissario Moscovici, sono le parole del Presidente della Banca Centrale Europea a “smuovere” le acque internazionali contro il Governo Italiano, questa volta non sul tema immigrazione bensì sul complicato piano di uscita dal debito della nostra economia. Lo ha detto chiaro e tondo Draghi, facendo intuire che di “aiuti” dalla Bce non ne arriveranno: «Le parole in questi mesi sono cambiate molte volte. Stiamo aspettando i fatti. E i fatti principali sono la bozza di legge Finanziaria e la discussione parlamentare. A quel punto i mercati, i risparmiatori e gli investitori daranno i loro giudizi», quasi a dire che le parole dei due vicepremier Salvini e Di Maio hanno in qualche modo “rovinato” i piani italiani ed Ue. Poi lo dice con ancora più chiarezza, «Purtroppo le voci che abbiamo ascoltato hanno già fatto danni. I tassi di interesse sono saliti per le imprese e le famiglie. Non c’è stato contagio. E’ rimasto un problema prevalentemente italiano», commenta amaramente il presidente Draghi.
LA REPLICA DI M5S E LEGA
Tra le righe il leader della Bce, che si appresta nei prossimi mesi a chiudere la lunga stagione del Quantitative Easing, ha detto al Governo italiano di non illudersi più di tanto: «se qualcuno pensa che i partner si facciano spaventare dalle conseguenze dei problemi italiani, e per questo sarà disposta a concedere più deficit di quanto previsto dalle regole, ha fatto male i calcoli», riporta l’analisi de La Stampa di ieri sera. Moscovici ha rincarato poi la dose, andando oggettivamente oltre il dovuto (quando ha detto che “in Europa non ci sono Hitler ma piccoli Mussolini..”) ma il messaggio resta fissato: «fino a prova contraria il premier (Giuseppe Conte), il ministro dell’Economia (Giovanni Tria) e quello degli Esteri (Enzo Moavero) hanno detto che l’Italia rispetterà le regole». Ecco, qui forse Draghi fornisce un “assist” all’Italia, quasi a suggerire ai mercati di come le parole dei due vicrpemeir non vadano sempre prese alla lettera. Bensì, “affidarsi” a quelle riportate da Tria e Moavero, ben più osservati e stimati in ambienti Ue dei due giovani Salvini e Di Maio.