Lo scandalo tangenti legato ad Amazon riapre una vecchia polemica legata ai venditori esterni. Il Post racconta come siano addirittura oltre i due milioni in tutto il mondo e come vendano centinaia di milioni di prodotti ogni anno. Una catena impossibile da controllare nei minimi particolari anche perché richiederebbe l’attento utilizzo di una rete infinita di controlli. Sicuramente vanno però tutelati gli utenti del portale che ogni giorno acquistano migliaia di oggetti e che sono il vero motore portante di Amazon stesso. In rete intanto serpeggia la paura con molti forum intasati da domande sulle possibili alternative per allontanarsi da una piattaforma che al momento non viene considerata più sicura come una volta. Vedremo quali saranno le contromisure prese dall’azienda per evitare quello che si preannuncia come un fuggi fuggi. (agg. di Matteo Fantozzi)



PRATICA MOLTO RADICATA IN CINA

L’indagine sul giro di tangenti che coinvolgerebbe alcuni dipendenti di Amazon e che sta mettendo in forte imbarazzo i vertici della società di Jeff Bezos sarebbe partita lo scorso maggio e pare che la maggior parte dei casi si sarebbero verificati in Cina, dove la pratica di cancellare recensioni negative e di vendere i dati dei clienti sia molto radicata. Anche per questo il suo fondatore ha promesso il pugno duro dato che è in gioco la credibilità della stessa azienda leader nell’e-commerce: infatti, come è noto, Amazon non solo vende i prodotti sul proprio sito ma si affida anche a terzi a fronte di una percentuale, per un giro di affari che secondo il Wall Street Journal supera gli oltre 200 milioni di dollari. Ecco perché in alcuni casi è la concorrenza tra i diversi venditori terzi a dare origine a pratiche illecite, con la complicità di alcuni dipendenti dell’azienda stessa che, in cambio di “mazzette” il cui valore andava dagli 80 a i 2000 dollari, aiutavano questi inserzionisti a raggiungere la fatidica prima pagina dell’home page di Amazon e ad essere più in vista per i clienti. (agg. di R. G. Flore)



CANCELLATE LE RECENSIONI NEGATIVE

Da parte di Amazon, di fronte allo scandalo che rischia di offuscare gravemente l’immagine della società di proprietà di Jeff Bezos, è arrivata immediatamente una conferma, con tanto di comunicato in cui si promettono rigorose indagini interne a carico di quei dipendenti che avrebbero violato il codice etico interno, ricevendo tangenti in cambio della cancellazione di commenti e recensioni negative e ricorrendo al canale WeChat. L’indiscrezione rilanciata dal Wal Street Journal ha trovato immediatamente conferma da parte dei vertici del colosso dell’e-commerce americano e vedrebbe coinvolti non solo i dipendenti di Amazon ma pure degli intermediari che, a pagamento, hanno fornito informazioni riservate su dati sensibili dei clienti: stando a quanto si apprende, molti casi sarebbero stati registrati in Cina. Ed è anche per questo che Bezos è corso immediatamente ai ripari, promettendo non solo licenziamenti ma pure sanzioni penali per i responsabili e, attraverso un portavoce, ha spiegato che si cercherà anche di risalire alla rete di corruttori. (agg. di R. G. Flore)



LA SOCIETA’ DI BEZOS CONFERMA

Alcuni impiegati fornivano le informazioni personali degli utenti ai venditori in cambio di soldi. Lo scandalo tangenti travolge Amazon: secondo il Wall Street Journal, ora il colosso dell’e-commerce sta indagando sulla grana privacy. L’indagine è partita a maggior e riguarderebbe soprattutto la Cina. Alcuni venditori, pagando somme comprese tra 80 e 2mila dollari, avrebbero ottenuto dagli impiegati di Amazon dettagli sulle vendite e sul comportamento degli utenti. Inoltre, coloro che hanno un accesso privilegiato ai sistemi di gestione hanno anche avuto la possibilità di cancellare le recensioni negative. Questa pratica viola la policy aziendale: un portavoce di Amazon ha confermato l’indagine interna e annunciato che l’azienda ha messo a punto sistemi per gestire più severamente l’accesso ai dati. «La violazione del nostro codice comporta sanzioni legali e penali, compreso il licenziamento».

AMAZON, SCANDALO TANGENTI: DIPENDENTI VENDEVANO DATI

Questa pratica è risultata più radicata in Cina. Il Wall Street Journal ha spiegato che ciò è legato alla crescita esponenziale del settore a cui ha contribuito Alibaba, ma anche il basso salario degli impiegati che potrebbe spingere ad azioni di questo tipo. Ci sono intermediari che utilizzano social network e sistemi di messaggistica molto popolari in Cina, a partire da WeChat, per cercare questi impiegati interessati a ricavare qualche soldo in più. Quindi l’intermediario mantiene i contatti tra venditori e impiegati, trattenendo per sé una percentuale. Per eliminare una recensione negativa vengono richiesti 300 dollari, ma gli intermediari fissano un limite minimo di 5 recensioni da eliminare, così da garantire un ricavo di 1.500 dollari da spartirsi con l’impiegato Amazon. Con una spesa inferiore invece si può invece ottenere l’indirizzo email dell’autore della recensione negativa, così il venditore può provare a scrivere direttamente al cliente per convincerlo a modificare o a eliminare la recensione, offrendogli in cambio uno sconto o un prodotto gratuito.