“Ho piena fiducia nel ministro dell’Economia Giovanni Tria”, ha detto ieri Luigi Di Maio. Ma le parole del vicepremier contro il collega di Governo (“pretendo che il ministro dell’Economia di un governo del cambiamento trovi i soldi per gli italiani che momentaneamente sono in grande difficoltà”) fanno ancora discutere. “Mi sembra che l’attacco di Di Maio a Tria non sia credibile”, ci dice l’economista ed ex ministro delle Finanze Francesco Forte.



Perché Professore?

Non si possono pretendere le risorse che Di Maio vorrebbe. Tria sa bene che se alzasse troppo il deficit, lo spread risalirebbe velocemente. Se poi il vicepremier chiedesse le sue dimissioni, crollerebbe il Governo, perché è chiaro che venendo meno il ministro dell’Economia che garantisce una certa linea, che è quella che interessa in particolare a Mattarella, l’esperienza dell’esecutivo potrebbe considerarsi conclusa. 



Di Maio ha detto che “non possiamo aspettare anni per mantenere le promesse e per questo si attinge un po’ al deficit per far rientrare il debito nei prossimi anni, tenendo i conti in ordine senza fare una manovra distruttiva”.

Si può anche arrivare al 2% di deficit/Pil, ma solo adottando misure quali l’aumento degli investimenti e la riduzione delle imposte, perché solo così si può ottenere il margine di flessibilità che la Commissione europea può concedere. È un tipo di azione che fa bene all’economia e sarebbe accettabile anche per i mercati, a differenza di quanto avverrebbe con il reddito di cittadinanza, una misura assistenzialistica che ingessa il mercato del lavoro e crea declino economico.



Immagino che tutte queste cose Di Maio le sappia. Perché allora ha scelto comunque di attaccare Tria?

Secondo me, se uno sta al Governo e tutti gli ubbidiscono, dopo un po’ immagina di avere un “superpotere” e quindi perde il contatto con la realtà. Anche Renzi ha potuto fare provvedimenti sbagliati, pur sapendo che erano tali, visto che che aveva intorno a sé chi abbassava il capo di fronte alle sue richieste. Non credo quindi che Di Maio abbia seguito una qualche tattica, ma che sia stato mosso da una sua convinzione derivante da un’ubriacatura di potere. Senza dimenticare che si trova in una sorta di gabbia.

Cosa intende dire?

I 5 stelle stanno perdendo voti e Di Maio rischia di essere “arrostito” dai suoi. Ha quindi bisogno urgente di dare al Sud quello che aveva promesso. Mi sembra che abbia fatto una mossa che potremmo chiamare di potere disperato. Non mi pare una mossa astutissima. Potrebbe anche aver deciso che pur di stare al potere è disposto a fare una brutta figura. 

Intanto, in vista della Legge di bilancio, si sta dando enfasi alla Quota 100 e alle pensioni di cittadinanza. Non trova che possano essere interventi strumentali per aumentare il consenso tra gli italiani più anziani, che sono poi quello che vanno più a votare, in vista delle elezioni europee?

È evidente che è una mossa per avere gli anziani dalla propria parte. Nel caso della Lega, che vuole Quota 100 a 62 anni, si cerca di non perdere i voti della parte popolare dell’elettorato, perché i professionisti, i colletti bianchi non hanno un particolare problema ad andare in pensione dopo. I leghisti non vogliono quindi perdere i voti degli operai. Il Movimento 5 Stelle con le pensioni di cittadinanza vuole portare avanti un suo gioco assistenzialista, specialmente per gli elettori del Sud, che rischia però di andare anche a premiare chi ha lavorato in nero. Il che non è il massimo per un partito che dice di voler contrastare il malcostume e fa battaglie giustizialiste.

(Lorenzo Torrisi)