In settimana il governo deve inviare all’Ue la bozza di bilancio 2019. Più che la reazione europea, è importante quella dei mercati. Questi, infatti, sono in attesa di vedere se l’Italia sarà in grado di conquistare un decente ordine contabile combinato con la capacità di far crescere il Pil oppure no. Se la percezione sarà positiva, allora il mercato pretenderà un minore premio di rischio per rifinanziare l’enorme debito pubblico e tornerà a investire sui valori italiani quotati in Borsa e non. Ciò avrebbe un impatto positivo generale sul credito a favore delle imprese e farebbe tornare l’ottimismo inducendo molte, ora in attesa, a investire in sviluppo, alzando il Pil. Se, invece, il mercato percepisse disordine, allora questo scenario si invertirebbe.
C’è anche la complicazione di un quadro globale incerto che porta il mercato a spostare i capitali verso zone sicure. Da un lato, ciò potrebbe favorire l’Italia. Dall’altro, potrebbe anche penalizzarla oltre modo se non riuscisse a rassicurare il mercato stesso al riguardo del proprio ordine economico, considerando che dal mese prossimo la Bce non proteggerà più direttamente (cioè con acquisti) il debito italiano.
Con in mente questi fattori, qual è il limite di sicurezza del deficit? Certamente l’1,6%, pur maggiore dell’impegno preso in sede europea, definito dal ministro Tria. Ma tale numero sta provocando forti tensioni nella maggioranza perché farebbe mancare i soldi per alcune misure ritenute irrinunciabili. C’è la possibilità di arrivare al 2% e forse un po’ oltre e allo stesso tempo rassicurare il mercato? C’è perché il mercato non guarda solo i dati quantitativi, ma anche quelli qualitativi: se parte del deficit fosse veramente utile a spingere la crescita via investimenti e stimolazioni fiscali, allora il calcolo dell’equilibrio di bilancio sconterebbe un incremento maggiore del Pil, rendendo sostenibile il maggior deficit stesso.
Anche il contrasto alla povertà, se organizzato in forma dinamica e con condizioni per portare al lavoro chi non ce l’ha, non sarebbe visto male. Così come un po’ più di soldi a chi ha pensioni insufficienti sarebbe percepito come una spinta dei consumi interni, ora stagnanti. Ma il Governo non appare ancora capace di armonizzare stimoli alla crescita e contrasto alla povertà. Alcuni suoi esponenti perfino dichiarano indifferenza al giudizio dei mercati, mostrando di non (voler) capire come funzionano realmente i sistemi economici. Speriamo che il realismo li illumini in tempo.