La primissima reazione dei mercati è sembrata neutra, alle 7 del mattino di un day after del giorno in cui il governo giallo-verde ha osato smentire gli impegni assunti con l’Europa dai predecessori e ha indicato in un deficit al 2,4% – anziché il previsto 1,6% – il punto di equilibrio per la Legge di bilancio del 2019. È sembrata un’apertura neutra perché le prime rilevazioni di questa mattina alle 7 davano la valuta europea stabile verso il dollaro a 1,1645 dopo un tentennamento iniziale sotto quota 1,17. Ma dopo neanche due ore questa calma apparente è già stata scossa da un rialzo dello spread, che ha sfondato quota 260 toccando i 261 punti base, dopo i 250 raggiunti ieri per poi ripiegare a 237. Questi primissimi segnali non significano molto, i mercati sonnecchiano ancora e sensazioni di segno e ampiezza diversa possono manifestarsi nel corso delle ore man mano che i grandi investitori valuteranno meglio i contenuti degli annunci governativi. Ma insomma, l’inizio avrebbe potuto essere ancora peggiore.



Cos’è, ai mercati piace l’aggressività grillina e l’insofferenza leghista per i famosi decimali? Assolutamente no. Piuttosto, da giorni gli analisti più “simpatizzanti” – per esempio quelli dell’Ubs, il colosso bancario svizzero tradizionalmente molto attento alle nostre vicende – osservavano che “una spinta sulla crescita derivante da investimenti da introdurre nella legge di Bilancio teoricamente ridurrebbero l’impatto sul disavanzo” delle maggiori spese che faranno aumentare il rapporto deficit/Pil. E questo, secondo gli gnomi dell’Ubs, permetterebbe di mantenere lo spread attorno agli attuali 220 punti…



In realtà, a questi livelli di spread, le aste dei Btp delle ultime settimane – già tutte scandite dalle anticipazioni sulla decisione del governo di portare il deficit ben oltre l’atteso 1,6% del Pil – sono andate benissimo, con molta più domanda che offerta, il che ha ampiamente dimostrato come i mercati considerino pur sempre i titoli italiani come “merce di prima scelta”, al netto delle opportunità speculative che questa o quella battuta infelice aprono ad ogni pie’ sospinto.

D’altronde è suggestiva la battuta con cui Renato Brunetta, economista forzitaliano, oggi battagliero contro il debito così come ieri lo era stato a favore delle politiche di bilancio berlusconiane che condussero lo spread a 550 punti base, ha trovato una dietrologia politica in più per la scelta di Luigi Di Maio e Matteo Salvini, subìta dal ministro Tria: farsi dire di no dalla Commissione europea a questo progetto di bilancio – che entro il 15 ottobre andrà portato a Bruxelles – per poter poi fare una campagna elettorale per le prossime europee tutta sovranista e aggressiva contro i vincoli dell’Unione. Però vien da pensare che anche un ok di Bruxelles alla manovra legittimerebbe una campagna urlata all’insegna dello slogan: “Li abbiamo battuti, continuiamo così”…



Dunque, chi dovrebbe oggi parlare e naturalmente non lo fa è il ministro degli Esteri Moavero, che ha come pochi il polso dell’autentico pensiero dei tedeschi su questa manovra, visto che in Europa comandano i tedeschi e che anche la Francia, avendo appena fissato il suo deficit/Pil al 2,8% – pur avvantaggiata dal debito/Pil al 97% – non è comunque il miglior pulpito per rimproverare l’Italia. Cosa dirà Frau Merkel, cosa dirà la Bundesbank della spregiudicatezza giallo-verde? E gli investitori americani di lungo termine, per esempio quelli di Blackrock che il premier Conte è andato a ossequiare, come reagiranno? E gli altri “amici americani” si manifesteranno sui mercati o si riveleranno una fake-news?

Lo si capirà nelle prossime ore e nei prossimi giorni, così come sarà interessante vedere se Moody’s, Standard and Poor’s e Fitch prenderanno sul serio l’animoso ottimismo del governo Conte o se abbasseranno il rating del nostro debito. Certo, resta da chiedersi cosa mai potrà sembrare ai mercati internazionali il debito europeo se la sua componente italiana dovesse perdere valore: siamo troppo grandi per fallire, non siamo la Grecia… Comprare solo Bund tedeschi accontentandosi di un rendimento negativo in nome della loro solidità è davvero un esercizio poco intelligente. È come pagare per tenere i contanti in cassetta di sicurezza.