È stato un venerdì nero per Piazza Affari. Alla notizia che nel Def in cantiere il governo italiano punta a un deficit del 2,4% stabile nel triennio 2019-2021, lo spread è prima schizzato in area 280 per poi ripiegare fino a quota 267 (comunque in aumento dell’11% rispetto al giorno precedente), mentre l’indice Ftse Mib ha lasciato sul terreno il 3,72%, chiudendo l’ottava a quota 20.711. Con la riapertura delle Borse, il mercato italiano rischia un altro periodo di forte fibrillazione? Secondo Alessandro Magagnoli, analista tecnico e co-fondatore di Financial Trend Analysis (Ftaonline), “il ribasso di venerdì, chiaro segnale che il mercato non è disposto a dare fiducia al sistema Italia, potrebbe essere solo l’inizio di un calvario, che potrebbe durare molti mesi. Non è detto, però, che questo calvario sarà continuo e che non ci siano tentativi di ripresa, anche se le tensioni sui mercati dureranno almeno fino a fine ottobre”.
Cosa dicono i grafici?
Partiamo dal Ftse Mib, che è sceso sotto i 21.000 punti. Al momento nulla di drammatico, rispetto al rimbalzo che c’è stato nelle ultime settimane. Siamo, infatti, scesi al 50% del ritracciamento, che era esattamente a 20.950 punti, del rialzo che si è registrato dai minimi di fine agosto. Il problema non è tanto il ribasso di venerdì, quanto il fatto che i prezzi si siano fermati su una coppia di resistenze veramente molto importanti: la media mobile esponenziale a 100 giorni e il 61,8% del ribasso dai massimi di inizio maggio.
Come vanno interpretate queste resistenze?
Significa che tutta la reazione cui abbiamo assistito da questo doppio minimo, per il momento, ha avuto graficamente caratteristiche assolutamente correttive, cioè la correzione non è ancora in grado di invertire il trend precedente, ma solo lo interrompe. Quindi la tendenza principale di Piazza Affari resta ribassista.
Che cosa potrebbe succedere nelle prossime settimane?
Seguendo sui grafici l’inclinazione mantenuta dalle quotazioni negli ultimi mesi, con questa evoluzione ribassista già a fine anno potremmo essere intorno ai 18mila punti. È solo un esercizio statistico, certo, ma questa eventualità potrebbe davvero diventare realtà se non ci saranno mutamenti del quadro politico.
Quindi?
Bisogna prestare grande attenzione alla resistenza dei 21.650-21.700 punti.
Perché?
Finché si rimane sotto quei livelli, c’è da temere, appunto, il target ribassista dei 18.000 punti. Ma se andiamo a vedere i ritracciamenti di Fibonacci del rialzo dai minimi di giugno 2016, ci accorgiamo che, qualora dovessimo scendere sotto area 19.500-19.000, a quel punto subentrerebbe un rischio molto elevato di proseguimento prolungato della fase ribassista.
E per i titoli di Stato qual è lo scenario?
Il future Btp è da tenere sotto stretta osservazione. Il future sul decennale italiano è calato di oltre il 2% in area 123,80 e, se dovessero persistere i prezzi sotto questo supporto, a quel punto ci sarebbe da avere paura che il movimento di ribasso che abbiamo visto dai massimi dello scorso anno sia solo all’inizio. La figura che si sta profilando è un evidente testa spalle ribassista, dove le due spalle sono i massimi del 2015 e del dicembre 2017, mentre la testa è il massimo di agosto 2016. La proiezione dell’ampiezza del testa spalle dal punto di rottura ci dà infatti un target che si posiziona intorno a 110. Un’eventualità sempre più credibile, anche se non ancora confermata, ma se dovessimo scendere da 122 a 110, la Borsa non ne potrebbe trarre vantaggio.
I bancari sono tornati in pesante sofferenza…
Prendiamo il caso di Unicredit, che è in una situazione molto difficile. Solo sopra la media mobile esponenziale a 100 giorni le cose cambierebbero, altrimenti si rischia che la fase ribassista partita dai massimi di aprile non sia affatto conclusa.
Non è proprio possibile che lo scenario di Piazza Affari possa anche cambiare?
Secondo me, è possibile che questa negatività venga assorbita e anzi il mercato cominci a scommettere sull’Italia. Per il momento, però, è opportuno concentrarsi sulle resistenze che ho indicato, sia per quanto riguarda il Btp che il Ftse Mib.
(Marco Biscella)