Il punto, in fondo, è sempre lo stesso: dopo il caso Carige, ogni qualvolta il Governo dovrà o vorrà intentare un salvataggio più o meno cospicuo di qualche banca italiana – e ora il bisogno ci sarebbe visto l’allarme gettato dalla Bce – il M5s dovrà fare i conti con il proprio elettorato, per nulla convinto dall’operazione Genova e ora in forte timore sul caso Mps. Il Ministro dello Sviluppo Economico è «terrorizzato da qualsiasi ipotesi che comporti la ricapitalizzazione o comunque l’intervento statale in supporto agli istituti bancari in difficoltà», segnalano da Repubblica mentre il caso-Montepaschi si riaffaccia ancora una volta sulla politica nostrana. Solo pochi giorni fa Alberto Bagnai su Milano Finanza ha provato a spiegare quale possono essere le differenze tra Carige e Mps e perché resta comunque importante prendere posizione dopo l’allarme sui crediti deteriorati: «siamo tutti convinti della necessità di intervenire per sanare il progetto zoppo e asimmetrico di Unione Bancaria, anche a costo di porre il veto su ulteriori sviluppi disfunzionali? Credo che il tema su cui sollecitare il governo sia questo». Sempre secondo il Presidente della Commissione Finanze, «l’asimmetria sta nel fatto di aver introdotto regole che ci proibiscono l’intervento pubblico dopo che le banche del Nord avevano risolto con soldi pubblici i loro problemi, causati perlopiù da operazioni di finanza speculativa; ricordiamo che il problema dei derivati e di altri strumenti illiquidi nei bilanci delle banche tedesche è ancora attuale. La zoppia sta nell’aver accantonato la garanzia europea sui depositi, senza la quale ogni intervento di vigilanza, come il commissariamento di Carige, rischia di scatenare una corsa agli sportelli dei correntisti».
LEGA VUOLE SALVARE MPS, MA M5S SI OPPONE
Con un giorno di ritardo, i media nazionali si “ricordano” dell’ultimo pericolo in arrivo da Francoforte (l’unico a parlare già ieri del rischio Bce per le banche italiane era stato Nicola Porro sulla sua “Zuppa”): la Lega starebbe dando vita all’ennesimo braccio di ferro con il M5s in merito alla volontà diretta di salvare Mps che sarebbe a forte rischio dopo l’allarme sui crediti deteriorati lanciato dalla Banca Centrale Europea qualche giorno fa. Sarebbero ben 8,5 miliardi di euro il “costo” che la banca di Siena potrebbe pagare (e quindi lo Stato, visto che dopo il salvataggio nei Governi Pd la situazione Mps si avvicina molto alla più recente Banca Carige) dopo l’allarme dato dalla Bce che intende imporre a tutte le banche europee una “cura choc” contro crediti deteriorati: in soli sette anni, la Vigilanza degli Istituti (in cui non c’entra direttamente il Presidente Mario Draghi, ndr) riducendo di molto il periodo precedente, quei crediti devono essere deteriorati, altrimenti le banche dovranno pagare un conto assai salato. Salvini e la Lega questo rischio l’hanno capito e su Mps, ancora fragile sotto questo punto di vista, intendono agire al più presto come fatto con la Banca di Genova solo qualche settimana fa. Ma il M5s non ci sta.
SALVINI ATTACCA LA BCE: “CREANO INSTABILITÀ”
Il partito guidato da Luigi Di Maio ora si oppone a un nuovo aiuto per il Monte dei Paschi di Siena sponsorizzato dalla Lega: gia piuttosto criticato per il salva-banche in pochi minuti sul caso Genova, il M5s non vuole vedersi attaccato dalla sua base elettorale a pochi mesi dalle Europee per un altro caso simile, per di più in quella stessa Banca Montepaschi di Siena dove per anni hanno soffiato l’ira della polemica anti-Pd per interventi simili. «il leader della Lega Matteo Salvini e il numero due Giancarlo Giorgetti puntino a una nuova iniezione di soldi per blindare Mps e Carige», spiega Repubblica questa mattina, con il Presidente della Commissione Finanze del Senato – il leghistissimo Alberto Bagnai – che conferma tale ipotesi «È la Bce che con i suoi interventi destabilizzanti pone ostacoli a soluzioni di mercato, fino a rendere inevitabile un’operazione pubblica. C’è bisogno di un’operazione verità e l’eventuale intervento statale, se ci sarà, dovrà essere risolutivo». È lo stesso Salvini che solo qualche giorno fa aveva già tuonato sui rischi in arrivo da Francoforte: «Il nuovo attacco della vigilanza Bce al sistema bancario italiano e a Mps dimostra ancora una volta che l’Unione Bancaria, voluta dalla Ue e votata dal Pd, non solo non ha reso più stabile il nostro sistema finanziario, ma causa instabilità, colpendo i risparmi dei cittadini e un sistema bancario, come quello italiano, che aveva retto meglio di tutti alla grande crisi finanziaria del 2008». I grillini Buffagni e soprattutto Paragone – che Di Maio vorrebbe mettere a capo della nuova Commissione d’Inchiesta sulle Banche – si sarebbero però opposti, affermando «Non ci vengano a chiedere un solo euro, se lo facessero la prima cosa che salterà sarà il cda di Mps». Insomma, il caos-banche è “servito” in tavola gialloverde un’altra volta nei giorni decisivi per il “Decretone” Quota-Reddito e in vista della lunga e sanguinosa campagna elettorale verso le Elezioni Europee.