Una cosa è nota, visto che la tiepidezza di giudizio non mi appartiene come dote: non mi piace questo Governo. Anzi, ritengo che stia compiendo una serie di errori sesquipedali in tema di politica economica, oltretutto in un momento di enorme delicatezza a livello globale. Altresì, sapete quale sia la mia convinzione: proprio per questo, è stato mandato al potere, altrimenti avremmo Carlo Cottarelli con il suo bello zainetto in spalla a palazzo Chigi. Serve l’incidente controllato, quindi occorre mettere un neo-patentato, quasi cieco e affetto da labirintite, alla guida. E, in effetti, candidati migliori a quel ruolo della circo Barnum rappresentato dalla pattuglia parlamentare dei 5 Stelle in giro non ce ne sono proprio. Nemmeno improvvisandosi Diogene e cercandoli con il lanternino.



Sono perfetti, aprono bocca – qualsiasi sia l’argomento, dal maltempo alla fusione nucleare alle infrastrutture – e magicamente ogni cattivo pensiero sulla Prima e anche la Seconda Repubblica sparisce, inondando corpo e mente del rassicurante torpore della nostalgia. Ho sempre guardato a gente come De Mita o Cirino Pomicino come al male assoluto, ora li guardo con la tenerezza con cui si guarda al proprio nonno materno. Ma, ripeto, è tutto pianificato. Anche gli incidenti gratuiti e le idiozie da blog complottista della polemica sul franco Cfa, di fatto una mera questione tecnica di bilanciamento su base volontaria di riserve fra Banche centrali, cui quella francese offre la garanzia sui tassi di cambio con l’euro e, per questo servizio, viene addirittura pagata. Dove sarebbe lo scandalo? Pensate che i soldi che Parigi ottiene da quegli Stati siano in grado di tenere in piedi il baraccone pubblico dell’economia francese, Paese dove la spesa pubblica si ciuccia mediamente il 65% del Pil? E sapete perché se lo ciuccia? Perché opera politiche di welfare e assistenza come quelle che i 5 Stelle vogliono, cialtronescamente, introdurre anche in Italia!



Siete troppo intelligenti per cascare a queste panzane, ottime per i Di Battista di turno, ma non per gente con un minimo di intelligenza cui far ricorso. E poi, scusate: ma se la Francia fosse così ricca grazie all’Africa che ne mantiene in attivo artificiale e coloniale la bilancia dei pagamenti e i conti pubblici, perché avrebbero i gilet gialli in piazza da dieci sabati di fila (escluso quello di Natale, ça va sans dire, anche i rivoluzionari tengono famiglia)? E se questo sistema fosse così ingiusto, visto il suo carattere di adesione volontaria, perché gli Stati africani continuerebbero ad accettarlo, invece di abbandonarlo in massa per ritrovare la loro agognata e salvifica sovranità monetaria? Ma soprattutto, pensate che tolto l’argine del franco Cfa, i Paesi africani non cercherebbero comunque di cautelarsi dalle fluttuazioni delle loro monete nei confronti dell’euro? Preferite quindi che lo faccia una Banca centrale come la Banque de France, ultra-controllata e controllabile perché pubblica e sotto disciplina Bce o magari la Goldman Sachs di turno, attraverso un bel contratto swap come quello offerto – e pagato profumatamente – al governo greco post-Olimpiadi, il vero vaso di Pandora che, una volta scoperchiato, ha dato vita al caos che conosciamo, austerity compresa?



Per favore, le stupidaggini buoniste sul neo-colonialismo e i buoni sentimenti verso l’Africa depredata lasciateli ad altri, voi siate seri. Perché il mito del buon selvaggio ha rotto l’anima e fatto più danni della grandine: a quei governi va benissimo che le cose vadano così, come sono felicissimi che la Cina stia colonizzando l’intero continente a colpi di miliardi di dollari e che gli Usa stiano aprendo basi militari ovunque, con la scusa sempreverde della lotta al terrorismo e al fondamentalismo. Come mai di quello non ci si indigna? Forse perché, come ci hanno detto gli stessi protagonisti, ovvero il primo ministro Conte e il ministro Tria, a Usa e Cina si vorrebbero far comprare un po’ di Btp durante l’anno appena iniziato? È questa la base dell’indignazione contro la Francia, il servizio del nostro debito pubblico e l’interesse particolare?

Sapete dei 143 miliardi di dollari stanziati in investimenti in Africa dal governo di Pechino dal 2010 a oggi quanti ne vanno a istruzione, salute e alimentazione, direi le priorità per quella gente? L’1,6%, dati di una ricerca al riguardo dell’African Initiative della John Hopkins e di Credit Suisse, verificabili facilmente sul web. Non fa più schifo questo che il franco Cfa e la commissione che i governi africani pagano alla Banque de France per il suo ruolo quasi da clearing house? A me sì. E tanto. Ma si sa, io ho il difetto di non essere ipocrita. E infatti, al netto di un Governo che avverso come il caldo agostano a Milano, dico che sulla questione migranti non ha ragione: ne ha mille. Solo uno stupido o uno in malafede può non accorgersi del timing perfetto con cui sono ripresi gli sbarchi e della strana contemporaneità di queste emergenze con la presenza di navi Ong nel Mediterraneo: basta signori, farsi prendere per i fondelli dai libici – notoriamente popolo diviso in tribù e clan, quindi affidabile come una bomba a mano senza spoletta – e oltretutto pagarli profumatamente per esserlo, mi pare troppo. Con buona pace di Marco Minniti.

Ecco un argomento su cui varrebbe la pena andare allo scontro con Parigi, la politica in Libia. E non da oggi, dai tempi dei raid criminali di Nicolas Sarkozy contro Muhammar Gheddafi, applauditi a scena aperta dalla sinistra italiana che oggi si strappa le vesti per i migranti alla deriva. Su questo si deve chiedere conto – e in tutti gli ambiti ufficiali possibili – alla Francia, non per un’idiozia come il franco Cfa, di fatto poco più che una commissione bancaria, in prospettiva come i 2 euro per prelevare in una banca non vostra o per fare un bonifico. Siamo seri, signori. Perché il mondo sta andando un’altra volta a zampe all’aria e se i 5 Stelle sono stati messi al governo per rendere ancora più rumorosa la nostra caduta, al fine da renderci il perfetto capro espiatorio e la prossima nazione-outlet da spolpare, non è detto che la maggioranza degli italiani che non li ha votati – se la matematica non è diventata un’opinione – debba per forza seguirli nel loro suicidio assistito per conto della Casaleggio Associati.

Guardate questi grafici, il primo dei quali è stato pubblicato nel silenzio più assoluto di tutti i grandi media dal Financial Times venerdì scorso: l’indice di incertezza politica globale tracciato da Deutsche Bank ha appena toccato il suo massimo record. Mai come oggi, il mondo è politicamente fuori controllo. Come direbbe Mao, riferimento inconfessabile del peggior capitalismo, molta la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente.

E il secondo grafico compara questo trend con quello dell’incertezza del mercato azionario, attraverso il proxy del Vix, l’indice di volatilità (in questo caso, implicito). Come vedete, già oggi la linea di andamento verde è in rialzo, nonostante il rally post-natalizio di cui vi ho parlato nel mio articolo di ieri. Ma, altrettanto, vedete che se si dovesse arrivare a una correlazione diretta, da mercato sano che segue i fondamentali macro, ci sarebbe spazio per una crescita ben ulteriore di tensione sui mercati.

Ecco come l’analista di DB che ha seguito il report, Torsten Slok, ha sintetizzato questa dinamica: «Questo ambiente generale di maggiore incertezza significa che davanti a noi dobbiamo attenderci un atteggiamento più da “colombe” da parte delle Banche centrali a livello globale». Et voilà, si svelano gli alterini. È tutto un incidente controllato, dal Brexit all’elezione di Trump fino alla guerra commerciale Usa-Cina. Il mondo è talmente tossicodipendente da denaro a costo zero che se glielo togli o ti limiti al metadone del reinvestimento, come fatto finora dalla Fed o come farà la Bce (a proposito, come mai a vostro modo di vedere lo spread non si è più mosso? Ma non era finito il Qe?), comincia a contorcersi in crisi di astinenza stile crolli azionari di ottobre e dicembre.

Ricordate cosa vi dissi il giorno dopo il mea culpa di Jean-Claude Juncker sull’austerità in Grecia, riproponendo le parole del senatore Mario Monti? Attenzione al suo riferimento al Fmi come artefice principale di quell’accanimento contro Atene. Certo, in parte voleva pararsi politicamente le terga, visto che a fine maggio si vota per le europee, ma un fondo di verità, molto serio, esiste. E guarda caso, Christine Lagarde, capo del Fmi, nel giorno di apertura del Forum di Davos ha inserito l’Italia nientemeno che nella lista degli agenti destabilizzanti globali, insieme al rischio di hard Brexit e alla guerra commerciale fra Washington e Pechino. Tu guarda che coincidenza!

Jean-Claude Juncker sa come stanno per andare a finire le cose, non a caso la disputa sulla nostra manovra economica è terminata, dopo molto mostrare i denti e flettere i muscoli come bulli al bar, sostanzialmente con un compromesso da tarallucci e vino. Qualcuno vuole l’Italia epicentro della crisi, dentro e fuori l’Europa. Perché signori, non pensiate che Usa e Cina non abbiano in seno all’Unione e ai Paesi che ne sono membri delle quinte colonne prezzolate che ne fanno gli interessi economici, politici e finanziari. E mentre Israele si prepara a garantire il moltiplicatore bellico del Pil globale come extrema ratio, in caso qualcosa andasse fuori controllo rispetto ai piani, scaldando i motori del conflitto finale con l’Iran, ecco che di colpo reddito di cittadinanza e quota 100 diventano, per il Fmi, pericolosamente e potenzialmente destabilizzanti quanto tariffe e dazi globali per centinaia di miliardi di dollari o addirittura l’hard Brexit, in vista del quale in Gran Bretagna ammassano alimenti in scatola e medicine, come se stesse per scoppiare la guerra. Credibili quanto la polemica sul franco Cfa.

Stanno per fregarci, signori. E in maniera molto pesante: peggio del 2008, direi un qualcosa di molto simile e forse peggiore del biennio horribilis 1992-1993. Matteo Salvini vuole dimostrare di essere politico di razza, nuovo e credibile leader del centrodestra e, soprattutto, in buonafede quando parla di interesse dell’Italia come unico riferimento del suo agire? Bene, mandi all’aria il piano di lorsignori: faccia cadere il Governo adesso, prima delle europee. Subito. Tanto elettoralmente è in una botte di ferro e il suo elettorato storico sopporta sempre meno l’assistenzialismo cialtrone dei 5 Stelle: faccia saltare il banco, adesso. E si renderà magicamente conto di quanto il nemico vero e giurato dell’Italia gli fosse più vicino di quanto pensasse. Altrimenti, si prepari anche lui a pagare un prezzo. Politicamente alto. Molto alto.